Come “il venerdì della partenza”, ma poi il presidente non partiva, e “il venerdì della resistenza”, e i ribelli hanno resistito ma il presidente no. O ancora il “venerdì della fedeltà a Taiz”, la fedeltà per la gente del Sud, per dimostrare che il nostro cuore palpita all’unisono, lontano da tutte le politiche e da tutte le dottrine.
Questo “venerdì dell’arrivo – ritorno” è sotto la tutela del “cantastorie” yemenita Yasser al-Yamani (responsabile dell’amministrazione della capitale Sana’a), che, insieme ad Abdou al-Janadi (ministro dell’informazione) e a Tariq al-Shami (portavoce del governo), è diventato un esempio di menzogna. Come se dicessimo a ognuno di loro “sei fatto soprattutto di pianificazioni e inganni”. Ci si ricorderà di Yasser al-Yamani, in una sua dichiarazione all’emittente al-Jazeera: “Le persone onorevoli restano inchiodate alle poltrone del congresso – o, che è lo stesso, alle selle dei cavalli selvaggi. Come e perché vi si siano inchiodati non ci riguarda, l’importante è che sia questione di onore.” Così le nostre persone d’onore sono diventate altre rispetto alle sue. Ora invece al-Yamani afferma che Saleh arriverà in Yemen venerdì prossimo e forse apparirà nel suo splendore a piazza dei Settanta (la piazza di Sana’a che fa da sfondo alle parate governative) senza una granata sotto i piedi o dietro la schiena, nel soprabito. Per dire “affronteremo la sfida con la sfida” con la bocca affamata o arsa come gli animi di Taiz.
Sarà presente a piazza dei Settanta Yasser al-Yamani, che insisterà nel dire che il presidente tornerà venerdì, quale venerdì Dio solo lo sa. L’importante è che sia di venerdì, altrimenti questo resterebbe un giorno di proprietà esclusiva della rivolta. Così avrà l’aria di dire: anche noi abbiamo il “venerdì della sicurezza e della stabilità”, il “venerdì della legittimità costituzionale”, un “venerdì pacifico”, e simili. Similmente al-Janadi, quando il presidente era sull’aereo diretto verso l’Arabia Saudita, continuava a insistere che fosse nel suo palazzo. Il “venerdì del ritorno del presidente”. Come se le anime pure spirate a Taiz, Abyan, Sana’a e da ultimo ad al-Hodeida non avessero valore. Come il valore della persona del presidente che ci si aspetta che sia schiacciata. Se Abdou al-Janadi avesse perso suo figlio Mu’tasim a Taiz, avrebbe consegnato la sua arma o le sue parole alla rivolta? E se fosse stata la madre di Yasser al-Yamani a morire ieri in un ospedale? Sarà veramente onesto fino alla fine? Dove si nascondono Yasser, Abdou al-Janadi e Tareq? Lontani dalla crisi non soffrono della mancanza di elettricità, di carburante, di gas, o per l’acqua, sono al sicuro. Quando l’elettricità è tornata soltanto per un giorno, ci siamo preparati per altre interruzioni in ogni momento e abbiamo immaginato che il figlio di Saleh, Ahmed, se ne fosse andato. Poi hanno staccato di nuovo la corrente.
Uccidono molte persone senza mortai né Rpg, anche con il fuoco, come se l’omicidio fosse uno stato d’animo e ognuno ne abbia calcolato le probabilità e i picchi eccezionali. Infine: questa volta non verrai creduto, Yasser. Per ogni goccia di sangue, per ogni lacrima, per ogni manifestante, per ogni difficoltà che abbiamo attraversato. Che Dio non riporti Saleh e che lo segua il suo regime.