Una sera qualsiasi a Beirut
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Una sera qualsiasi a Beirut

Quindici racconti narrati dallo scrittore libanese Selim Nassib. Scritti in francese raccontano una realtà di Parigi che capiva in arabo.

Quindici brevi storie che raccontano Parigi
Quindici brevi storie che raccontano Parigi
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23 Giugno 2011 - 11.27


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Quindici sono i racconti narrati dallo scrittore libanese Selim Nassib, nato e cresciuto in Libano e, successivamente, divenuto giornalista a Parigi. Qui, egli ha trascorso molti anni scrivendo in francese una realtà che capiva in arabo e, per questo, ha voluto provare una nuova forma di narrazione. Così è nata la raccolta Una sera qualsiasi a Beirut, scritta in francese col titolo L’homme assis. Egli ha raccolto alcune storie brevi, ognuna delle quali esprime la soggettività di un io narrante sino alle sue contraddizioni. Nonostante il titolo, che prende il nome da uno dei racconti, il libro non allude soltanto alla realtà di Beirut, ma descrive anche le realtà quotidiane in Cisgiordania, Gerusalemme, Egitto, fino a far riferimento all’interminabile crisi palestinese.

A parlare sono persone comuni alle prese con un momento di rottura nella loro esistenza; l’autore, infatti, si è divertito a diventare anziano, donna, bambino, abitante del deserto, fotografo armeno e a raccontare le proprie esperienze. Ecco, quindi, che si susseguono diversi protagonisti: la bambina alla quale viene imposto il velo per la prima volta, l’anziano alla vigilia della Guerra del Golfo, l’emigrante di ritorno dopo anni di vita in Occidente e l’anziana che scopre che, nella casa sequestratale nel 1948, sono andati a vivere altri palestinesi come lei. In queste storie vi è l’accostamento della dimensione emotiva, di chi vive da lontano il proprio Paese – il Libano – a quella razionale, di chi vive da emigrato in Francia. A fare da scenario è la situazione del Medio Oriente a partire dagli anni ‘70 fino all’inizio dell’ultimo decennio del secolo scorso e, non a caso, l’esperienza di emigrante di Nassib stesso si riflette un po’ in tutto il libro.

I racconti, somiglianti a fiabe moderne, sono immersi nell’attualità e nella storia politica mediorientale e raccontano una sensibilità diversa dalla nostra occidentale. Grazie al suo particolare stile, al suo linguaggio poetico – a tratti anche duro – l’autore ci offre un ritratto politico, sociale ed emotivo di un Medio Oriente sempre in lotta, soprattutto con se stesso, e ci accompagna in questa realtà attraverso i loro mille volti, le mille storie che, seppur brevi, sono intense e incarnano le numerose anime di quello che in Occidente viene definito, in modo superficiale, il mondo islamico. Un mondo, a volte anche violento, che Nassib unisce alla fantasia e alle atmosfere fiabesche dell’Oriente, svelandoci la bellezza e l’angoscia di una cultura da cui siamo da sempre attratti e che non possiamo più permetterci di ignorare.

Quello che emerge è un Oriente che, oltre ad apparire magico, mistico e ricco di emozioni, è fondamentalmente stanco, stanco di lottare, così come lo è una buona parte della sua popolazione, sempre in fuga dal proprio Paese sia fisicamente sia con la fantasia. Uno dei racconti più esemplificativi di questo desiderio di evasione è Primo amore. Un anziano settantenne, vedovo, contro tutte le convenzioni non fa mistero della sua relazione con la giovane e procace fruttivendola e non si vergogna di appendere il suo indumento intimo al filo del bucato. Ciò suscita scandalo, i suoi figli sono atterriti, ma dietro a quel gesto, in realtà, si cela un sogno di libertà, senza dubbio irrealizzabile in un mondo sempre più intollerante.

Attraverso la voce di Nassib, infatti, riusciamo a percepire i dubbi, i timori e lo sgomento di queste popolazioni. Lo scrittore denuncia un Paese dove la legge è una soltanto e “deve andare bene a tutti” e dove le ripetute preghiere degli uomini sono “la loro difesa e la loro consolazione”. Le parole più dure, però, le riserva all’Oriente contemporaneo, troppo preso dall’odio e così legato al proprio passato da non essere in grado di costruirsi un futuro. Richiama, poi, l’attenzione alla componente palestinese nel suo Libano, dove la gente ha venduto tutto per poter sopravvivere e che si rende conto di come la paura israeliana sia il proprio incubo, “un abisso impossibile da colmare”. In ogni singola storia, l’umanità dei personaggi è fuori dal comune. La narrazione in prima persona e l’incalzante ritmo narrativo fanno sì che si crei un legame profondo con i protagonisti, con la loro rabbia, il loro amore, la loro passione. Uomini e donne vivono una realtà cruda e difficile, ma si salvano grazie alla loro ricchezza interiore e al loro modo di vivere a ogni costo e nonostante tutto.

Selim Nassib è nato nel 1946 a Beirut. Scrittore e giornalista, si è trasferito in Francia nel 1969. Esperto di Medio Oriente, è stato corrispondente del quotidiano Libération dai Territori Occupati. Oltre a Una sera qualsiasi a Beirut, altri due suoi libri sono stati tradotti in italiano: Ti ho amata per la tua voce, romanzo ispirato alla storia della grande cantante araba Umm Kulthum e L’amante palestinese, il racconto di un amore impossibile tra un banchiere libanese e una dirigente sionista fino alla guerra del 1948 e alla fondazione dello stato d’Israele.

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