Lo storico Salvadori: "Trasformare il 25 aprile? Un progetto per tentare di cancellare la Resistenza"
Top

Lo storico Salvadori: "Trasformare il 25 aprile? Un progetto per tentare di cancellare la Resistenza"

Massimo L. Salvadori, professore emerito all’Università di Torino: "Vogliono negare la lotta di liberazione e contemporaneamente di far calare una coltre di oblio sulla repubblica sociale italiana"

Partigiani durante la lotta di liberazione
Partigiani durante la lotta di liberazione
Preroll

Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Aprile 2020 - 10.21


ATF

“Proporre di trasformare il 25 Aprile nella giornata in memoria dei caduti nella ‘guerra’ al Coronavirus, è l’espressione di una stupidità che nasconde un progetto di cancellazione di ciò che la lotta di liberazione è stata”. 

A sostenerlo, in questa intervista esclusiva concessa a Globalist, è uno dei più autorevoli storici e studiosi della sinistra italiani: Massimo L. Salvadori, professore emerito all’Università di Torino. Tra le sue innumerevoli pubblicazioni e saggi, ricordiamo i più recenti Le ingannevoli sirene. La sinistra tra populismi, sovranismi e partiti liquidi (Donzelli, 2019); Storia d’Italia. Il cammino tormentato di una nazione. 1861-2016 (Einaudi, 2018); Democrazia. Storia di un’idea tra mito e realtà (Donzelli, 2016). Democrazie senza democrazia (Laterza, 20111).

Professor Salvadori, oggi l’Italia celebra la Liberazione dal nazifascismo. Settantacinque anni dopo, c’è chi ha proposto di fare del 25 Aprile 2020 la giornata in memoria dei caduti nella “guerra” al Coronavirus. Qual è il segno di questa “idea”?

“Questa proposta è l’espressione di quella che ritengo anzitutto una stupidità, perché equivarrebbe a celebrare, per esempio, l’atto di unificazione italiana con il Covid-19. Qui siamo proprio sul piano della stupidità che, però, indica un atteggiamento in realtà finalizzato a ‘svirilizzare’ il significato della Liberazione e della Resistenza. Quindi è l’espressione di una stupidità che nasconde un progetto di cancellazione di ciò che la lotta di liberazione è stata, e contemporaneamente di far calare una coltre di oblio sulla repubblica sociale italiana e ciò che di perverso ha significato nella nostra storia”.

Chiarissimo. Tuttavia, anche al di fuori di questi “pensatori” di segno marcatamente fascista, più o meno esplicitato, c’è chi ritiene che ormai questa celebrazione della liberazione e della resistenza sia obsoleta, vecchia e divisiva di una nazione che invece ha bisogno di riscoprire una condivisa identità nazionale. Siamo a questo punto?

Noi ci troviamo al punto in cui le varie forze politiche italiane manifestano le loro divisioni di fronte alla eredità della resistenza e della formazione della Repubblica, che trova il suo fondamento istituzionale nella Costituzione. Quindi, riprendendo le fila del discorso, esiste un rapporto preciso tra la volontà di ridicolizzare il significato della Liberazione e il ruolo che la Costituzione repubblicana gioca nella nostra società. D’altro canto, quando noi ci troviamo di fronte ad un leader politico ben noto come Salvini, il quale a un certo punto ha preteso i pieni poteri per sé, guardando come a un modello di statista Viktor Orban, possiamo ben renderci conto di cosa vi sia dietro a tutto ciò di cui abbiamo parlato finora, mettendo in luce un progetto più che di impallidimento del 25 Aprile, di cancellazione”.

Professor Salvadori, a sinistra, nelle sue variegate articolazioni, c’è consapevolezza della gravità di questo “negazionismo” storico-politico?

“Vede, io sono tra quelli che vorrebbero una sinistra più presente e mordente non soltanto a livello di Governo ma all’interno della società. Detto questo, però, non si può fare torto alla sinistra e alle forze antisovraniste e antipopuliste, negando che esse non stiano facendo il possibile, tutto ciò che è nelle loro forze, per contrastare la cancellazione o la deformazione di una delle pagine migliori della storia nazionale”.

In questi drammatici tempi del Coronavirus, si è detto e ripetuto che dopo questo flagello virale niente sarà più come prima…

“Due considerazioni in proposito. La prima: certamente dopo una pandemia così devastante, addirittura a livello mondiale, non vi è dubbio alcuno che questo ci mette di fronte ad una prospettiva completamente nuova, ma quale sarà il volto in concreto del mondo che verrà, e questa è la seconda considerazione che mi sento di fare, credo che non sia proprio possibile avventurarsi in previsioni, perché, come credo di avere imparato come modesto studioso di storia, il futuro non lo si prevede mai”.

Native

Articoli correlati