Benvenuto Cellini, l’artista geniale del Rinascimento nel nuovo libro di Dalmazio Frau
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Benvenuto Cellini, l’artista geniale del Rinascimento nel nuovo libro di Dalmazio Frau

Nel nuovo libro di Dalmazio Frau viene tratteggiata la figura di Benvenuto Cellini, artista passionale e coraggioso, icona del Rinascimento

Benvenuto Cellini, l’artista geniale del Rinascimento nel nuovo libro di Dalmazio Frau
Benvenuto Cellini
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23 Febbraio 2022 - 11.51


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Di Antonello Sette

Il nuovo libro di Dalmazio Frau, appena uscito per l’editore Mursia, con la prefazione di Franco Cardini, s’intitola “Benvenuto Cellini. Artista, uomo d’arme, occultista” e si presenta puntuale per celebrare i 450 anni dalla morte del più grande orafo del Rinascimento e uno dei suoi più significativi scultori.

Ma Dalmazio Frau non si limita a questo, anzi nel libro neanche parla della sin troppo nominata saliera, quanto affronta la vita avventurosa e fantastica di Cellini come mito e perfetto rappresentate ideale di quel mondo complesso, variegato, corrusco, violento e assolutamente straordinario, che fu il Cinquecento italiano ed europeo.
Il suo è il Cellini che si getta a capofitto in ogni impresa, sia essa umana o sovrannaturale, come artista o come uomo d’armi.

Benvenuto ama e odia con inusitata passione, vendica la morte del fratello e insegue la bella Angelica, sfidando per lei persino le purpuree armate infernali in una notte di stregoneria nei ruderi del Colosseo. È sommo artista per il papa che difende durante il sacco di Roma e l’assedio di Castel Sant’Angelo, forse uccisore di uno dei comandanti dell’esercito invasore, ma è al tempo stesso ladro e assassino.

Un uomo complesso, titanico, affetto da infinite malinconie e dotato di sublimi slanci d’entusiasmo. Antieroe dipinto come eroe, in un mondo fatto di veleni e di magie tenebrose, di agguati col pugnale tra i vicoli, di intrighi e odi feroci nei corridoi delle corti vaticane e francesi.
L’autore, basandosi sull’autobiografia di Cellini ci dà un affresco variegato di quello che era realmente il mondo ed il tempo conosciuto come Rinascimento, restituendo al personaggio Cellini il suo giusto merito nella storia e nella leggenda che è tutt’uno con essa.

La sua è una vita di passione assoluta, d’ira inarrestabile, ma anche di altissimo ingegno e persino di estasi mistiche. Dionisiaco nel suo godere la vita e luciferino nell’orgoglio, Benvenuto Cellini non teme nulla, né uomini né bestie e neanche l’Inferno stesso o i suoi spettri che si aggirano tra le ombre di Fontainebleau, dove avrà lo stesso incarico che ebbe il suo connazionale e predecessore, Leonardo da Vinci. Forgiatore di opere sensuali, di ninfe e di satiri lubrichi, di cervi dai grandi palchi e di monete ineguagliabili, legato al fuoco delle polveri dei cannoni e a quello della fusione del metallo, Benvenuto viaggia come pochi per un’Europa dilaniata dalla guerra, da una città all’altra in un’Italia che ancora non è tale a una Francia che esiste soltanto alla corte del suo re.

Tratta con la stessa parità sovrani, pontefici, cardinali e banchieri, lui, un vero e assoluto uomo libero che serve soltanto chi ha sufficienti mezzi per pagarlo. Spesso in fuga, braccato, Cellini lotta e si difende, vincendo da solo contro molti. Narra di creature favolose, di salamandre e di scorpioni, di un pazzo carceriere che si crede un pipistrello e di altre innumerevoli meraviglie viste in cielo ed in terra.

Infine, fatto ritorno alla sua città natale, Firenze, Benvenuto creerà ancora molte altre opere, ma più di tutte, in un’eroica impresa di lotta contro il bronzo e la pioggia, gettando nel crogiuolo di fusione tutti i piatti di stagno del circondario, porta alla luce la più splendente opera del Manierismo, quel Perseo che tiene nella destra la spada falcata con la quale ha appena reciso la testa di Medusa, la Gorgone pietrificante, che invece solleva mostrandola al popolo con la sinistra, grondante il suo sangue incantato. Perseo è Cellini, vorrebbe suggerirci Dalmazio Frau, e forse è anche la Gorgone in un mistero che si perpetua e non si svela così come è giusto che sia.

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