Ci voleva la prima presidente del consiglio “patriota”, giovane e come è stato detto in Aula dal suo gruppo “che non vive e non viene dalla Ztl”, per proporre l’eliminazione di quei pochi ingressi gratuiti mensili nei musei italiani.
Tralasciando l’opportunità di tale decisione in questo momento di crisi economica, sarebbe bastato sfogliare i giornali di questi giorni per conoscere i problemi dei giovani e delle loro famiglie, per capire che non è il momento adatto per un simile provvedimento.
Una scelta che avrebbe il sicuro effetto di allontanare ancor di più i giovani dai nostri musei e di costringere quelli che non vivono nella Ztl a scegliere tra panino o museo.
Ma tralasciando queste sensibilità o meglio conoscenza della situazione economica dei giovani in Italia e delle loro famiglie, sarebbe bastato fare una semplice ricerca o chiedere a persone competenti come il neosottosegretario Vittorio Sgarbi: cosa accade nelle grandi capitali europee?
La presidente Meloni avrebbe scoperto che le più grandi città europee e quindi le più invidiate nel mondo hanno delle politiche di avvicinamento dei giovani ai loro musei, o meglio un percorso che cerca di indurli a frequentarli ed affezionarsi a quei luoghi.
Solo per citare le principali città; a Londra il British Museum, la National Gallery, la Tate Modern sono gratuite; a Parigi, dove ci sono musei unici e affascinanti come il Louvre, il museo d’Orsay (stazione trasformata dall’Italiana e indimenticabile Gae Aulenti), il centro Pompidou (realizzato dall’italiano e invidiato da tutto il mondo Renzo Piano) e tanti altri, le sedi museali sono gratuite a tutti i giovani di ogni nazionalità under 26; a Madrid, Capitale che ospita il Prado, uno dei musei più belli e più ricchi del mondo, l’ingresso è gratuito in alcuni giorni della settimana ed in certi orari.
Che dire? Sembrerebbe proprio che con il nuovo governo un giovane per andare al Museo debba uscire dalla sua Patria.