Bologna tappezzata dai manifesti: risposta alla Call for Artists di Cheap

L’edizione del Festival 2023 vede selezionati 156 artisti da tutto il mondo. Dal 6 ottobre il via alla mostra al MAMbo di Bologna

Bologna tappezzata dai manifesti: risposta alla Call for Artists di Cheap
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6 Settembre 2023 - 20.16 Culture


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Urbano, artistico e sociale: questi sono i tre aggettivi che, fin dalla prima edizione, descrivono l’annuale Call for Artists di Cheap, collettivo fondato da 6 donne a Bologna, nel 2013.

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Il progetto, nato come festival, intacca il paesaggio urbano corredandolo di arte contemporanea espressa sui manifesti: l’arte di Cheap, a portata di chiunque passeggi per strada, entri in un locale o faccia una pausa bagno, è accessibile a tutti quotidianamente: il loro obiettivo è quindi promuovere l’attivismo attraverso l’arte.

Per l’edizione del festival 2023 sono già stati appesi 175 manifesti, creati da 156 artisti che provengono da tutto il mondo, il cui fil rouge è l’invito gramsciano “Agitatevi!”. La prima mostra, dal 6 ottobre al 17 settembre, sarà al MAMbo-Museo d’Arte Moderna del capoluogo emiliano.

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I manifesti – afferma il collettivo – “mettono in dialogo mondi: corpi non conformi, danze e proteste, femminismo e sol dell’avvenir, gioia incontenibile ma anche rabbia degna, l’agitazione generata dall’ansia per il futuro e dalla paura per le guerre, così come la potente agitazione che nasce dall’azione collettiva nelle strade, nella manifestazioni per la giustizia ambientale e per i diritti di tutti”.

Fra i manifesti figurano Raffaella Carrà, Mao, animali marini e mostri terrestri, biciclette, bandiere e tampax al tritolo, gioia, rabbia, ecoansia e ‘Zugunruhe’, l’irrequietezza degli animali migratori a cui viene impedito di migrare. Il risultato del festival? Un’infestazione visiva dello spazio pubblico attraverso grafica, illustrazione, lettering, fotografia, collage e tecniche miste.

Inoltre, per celebrare il decimo anniversario del collettivo, Cheap realizzerà al MAMbo una serie di installazioni: pensato come un’interferenza tra lo spazio pubblico della strada in grado di produrre un riverbero nello spazio pubblico del museo comunale, il gesto di Cheap “infesta le aree espositive, dialoga con le collezioni e abita spazi imprevisti”.

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