“Columna mutãtio” di Luminiţa Țăranu alle Terme di Diocleziano
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“Columna mutãtio” di Luminiţa Țăranu alle Terme di Diocleziano

A Roma la mostra “Dacia. L’ultima frontiera della romanità" e l’artista che ha reinterpretato la Colonna di Traiano in chiave moderna

LuminitaTaranu_Terme di Diocleziano
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6 Febbraio 2024 - 01.41


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di Alessia de Antoniis

Fino al 21 aprile 2024 il Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano in Roma ospita la mostra “Dacia. L’ultima frontiera della romanità”,  promossa dal Ministero della Cultura, dalla Direzione Generale Musei, dal Museo Nazionale Romano e dall’Ambasciata di Romania in Italia.

Fulcro della mostra, la “Columna mutãtio – LA SPIRALE”, un’installazione monumentale di arte contemporanea ideata dall’artista Luminiţa Țăranu, ispirata alla Colonna di Traiano.

All’inaugurazione della mostra abbiamo incontrato l’artista Luminiţa Țăranu. Nata a Lugoj, in Romania, Luminiţa Țăranu dal 1987 vive e lavoro in Italia. Si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, la stessa frequentata da Constantin Brâncuși.

Qual è il suo concetto di arte e qual è la sua urgenza quando crea?

Considero l’arte una tra le più potenti forme di comunicazione. Questo concetto si riflette nel rapporto tra l’individuo, la natura e la comunità e nel corso dei millenni ha avuto importanti trasformazioni. Per me l’arte rappresenta una necessità spirituale sorta dal desiderio di comunicare, la dimensione in cui ritrovo me stessa. Sono sempre stata attratta dalla forma d’arte intesa come atto istintivo, ma cosciente e controllato allo stesso tempo, dalla tendenza di codificare l’immagine/simbolo non soltanto come figurazione ma anche come azione e concetto.

Qual è il legame tra la colonna voluta dell’imperatore Traiano per la vittoria contro i Daci e la sua Columna mutãtio?

Il fregio della Colonna di Traiano, considerato il ‘primo film deroulé’ della storia, racconta le due guerre portate dai Romani per conquistare la Dacia. Per progettarla, Apollodoro di Damasco si è ispirato agli itineraria picta, ai volumina e ai dipinti trionfali, raffigurando il fregio marmoreo come un itinerarium pictum arrotolato attorno all’asse del fusto di una colonna.

Per l’installazione “Columna mutãtio – LA SPIRALE mi sono ispirata alla dinamica concettuale di Apollodoro di Damasco, interpretando il movimento “a spirale” del fregio, considerando la mia opera come un itinerarium pictum srotolato, ma in orizzontale. Questo aspetto dinamico è stato raggiunto attraverso la “torsione forzata” delle 7 SPIRE, realizzata attraverso uno studio dall’Architetto Pietro Bagli Pennacchiotti che ha seguito sia il progetto strutturale dell’opera che il suo allestimento presso il Museo dei Fori Imperiali, che nell’attuale esposizione nel Chiostro piccolo della Certosa di Santa Maria degli Angeli alle Terme di Diocleziano.

L’intento è stato di suggerire l’avvolgimento di un nastro intorno ad un fusto di colonna che è stato tirato via, come un continuum che genera immagini limitate in un tempo indefinito. Ho creato un’opera di massima sintesi strutturale e raffigurativa, snodata e svuotata di materia, ridotta alla pura geometria. Il rapporto di “fisicità” con il “peso” materico della Colonna Traiana è informale: ho creato un’opera “leggera”, ispirandomi ai suoi Calchi. Il legame con il monumento è sia al livello semantico che al livello estetico compositivo, realizzando la mia opera di seguito a un’immersione documentaria attraverso fonti storiche scritte e visive, un viaggio fatto in Romania insieme alla mia famiglia nel 2012, visitando i siti archeologici Daco-Romani e visitando tutti i musei della Romanità a Roma.

Ho realizzato “Columna mutãtio – LA SPIRALE tra il 2015 e il 2017. Si trova esposta al Museo Nazionale Romano -Terme di Diocleziano, rispondendo in chiave artistica contemporanea alla grande mostra di archeologia “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità”. Il catalogo dell’opera è bilingue, edito da Gangemi Editore, con il testo di Alessandro Masi, critico e storico dell’arte.

La colonna di Traiano e la Colonna Infinita di Brâncuşi onorano i vincitori di due guerre. E ora la sua Columna mutãtio. Per gli storici romani columna mutatio indicava un “cambio di colonna” o un cambio di direzione, e si riferiva a una manovra militare dove si cambia assetto per affrontare un nemico da una diversa posizione di attacco. Il suo che cambio di direzione è?

Possiamo parlare di due colonne molto importanti per il popolo romeno: “Columna”, come viene chiamata in Romania la Colonna di Traiano, e “Coloana infinitului” di Constantin Brâncuşi.

La Colonna di Traiano è capolavoro di arte e architettura dell’Antichità Romana e documento con implicazioni identitarie nella formazione del popolo romeno. Nata come omaggio all’Imperatore Traiano, raffigura una storia vera con un inizio e una fine, raccontando in immagini continue il percorso cruento delle guerre di conquista della Dacia.

A sua volta la “Colonna infinita” è un capolavoro dell’arte moderna e simbolo della spiritualità romena nel mondo. Senza inizio e senza fine, è l’espressione poetica del concetto di infinito. Mircea Eliade l’ha chiamata “axis mundi” e Brâncuşi stesso “pilastro che sorregge il cielo”, evocando la “gratitudine infinita” e portando omaggio al “sacrificio senza fine” dei soldati romeni caduti nella prima guerra mondiale, sulla riva del fiume Jiu.

L’installazione “Columna mutătio – LA SPIRALE” interpreta la Colonna Traiana, essendo ispirata al contenuto narrativo del suo fregio, ai suoi calchi e soprattutto al mondo Romano e alla spiritualità del mondo pre – Dacico. Il suo messaggio non fa riferimento a un cambiamento di strategia militare o scenario di guerra, ma alla “mutazione” di significato che avviene nel volgersi della storia.

Il concetto di Columna mutãtio, come conclusione contemporanea è un ragionamento riferito alla perdita della funzione originaria del monumento che nel tempo si è mutata. Se nel passato celebrava l’Imperatore Traiano, oggi è capolavoro di arte e architettura e fonte d’informazioni storiche, come un reperto archeologico conservato e custodito in un museo. Da qui l’impostazione orizzontale quale unico aspetto provocatorio, che non allude un “ribaltamento” fisico o virtuale del monumento di grande potenza fisica ed evocativa, ma lo interpreta come oggetto musealizzato. Attraverso la messa in orizzontale ho voluto anche portare in primo piano l’importanza della dimensione del tempo, metafora del concetto secondo il quale la storia scorre in orizzontale.

La sua colonna è dipinta a colori all’esterno e in bianco e nero all’interno. Abbiamo sempre considerato la storia come qualcosa di realmente accaduto. C’è sempre una storia sopra le parole e una storia sotto le parole? La storia raccontata è altra da quella realmente vissuta?

La Colonna di Traiano è un monumento celebrativo, creata per rendere omaggio all’imperatore attraverso la più importante delle sue conquiste – la Dacia. Uno dei suoi primati è la “veridicità”, Apollodoro fece i disegni essendo presente nelle campagne militari in Dacia, ma il senso del racconto segue il punto di vista propagandistico del vincitore.

Per la Romania il monumento rappresenta la testimonianza della formazione del popolo romeno, con Traiano e Decebalo come padri fondatori, a conferma della sua latinità. L’indelebile antico legame storico recepito attraverso l’attuale amichevole dialogo culturale tra la Romania e l’Italia ha modificato la sua funzione originaria. Questa profonda mutazione ha avuto un grande fascino sulla mia sensibilità, creando la mia opera attraverso un criterio selettivo di concetti e argomenti.

“Columna mutătio – LA SPIRALE” ha due lati di lettura: Sul lato interno, in bianco e nero, ho reso omaggio al popolo Dace, introducendo simboli della cultura e della spiritualità pre-dacica, alcuni legati al tema della morte, appartenenti alle culture Cucuteni e Gumelnița. Resi in nero, li ho inseriti in modo alternato, ritmico, ripetitivo e rituale, così com’era la cultura Dacica, su scritture vicine al carattere lapidario Romano, dominate da bianchi colorati con vibrazioni dorate, evocando la ricchezza dei Daci. Il contrasto evoca il senso del dramma, ma in modo contenuto e riflessivo, con sfumature di gioia, sentimento tipico dei Daci prima di affrontare il sacrificio. Sul lato esterno, a colori, ho reso omaggio al mondo Romano e al mondo Dace.

L’impatto cromatico intenso evoca la forza della vita in un “mondo a colori”, popolato dalle mie interpretazioni attraverso la metamorfosi delle rappresentazioni del fregio marmoreo e della statuaria dei Musei della Romanità a Roma, creando simboli che, ripetuti, diventano icone. Le scritture pervadono tutta la SPIRALE unendosi alle icone in un unico livello nella percezione di chi guarda, come in un fregio. Attraverso la ripetizione delle icone, come degli impulsi di memoria, ho voluto anche alludere all’idea di serialità, quale concetto già presente nell’arte rappresentativa Romana. Ho raggiunto questa espressione scegliendo la pittura serigrafica a mano, tecnica che mi ha permesso una stesura definita del disegno delle icone, a strati, come una memoria incisura, mentre lo spessore materico dei colori acrilici/vinilici al passaggio sul supporto di alluminio crea l’effetto d’impronta di un’immagine sospesa nel tempo.

Una donna artista: è stato semplice in un mondo maschile? C’è differenza tra Italia e Romania?

La scuola in Romania mi ha preparato alla competitività e in un modo obiettivo di ragionare sul lavoro, a riconoscere la verità e la libertà di espressione. Non mi sono mai sentita discriminata. Esistere come artista donna significa avere il coraggio di mettersi in gioco, ma soprattutto seguire la passione, di lavorare tantissimo, affrontando con resilienza l’aspetto del mercato che, purtroppo, privilegia in ogni caso l’artista uomo.

Con l’ingresso della Romania nella Comunità Europea, la possibilità degli artisti di viaggiare ed esporre le proprie opere ovunque ha dimostrato che non c’è una differenza tra l’Italia e la Romania. È importante invece l’aspetto identitario, la diversità come ricchezza spirituale. E qui mi piace ricordare il mio progetto UOMOMUCCA, fusione tra natura e civiltà, icona che raffigura il mio pensiero artistico sul mondo attuale, proponendo un’alternativa alle attuali crisi. Prodotto da una metamorfosi e da una mutazione, è la storia della trasformazione condizionata e dell’evoluzione dello spirito di ognuno di noi. La sua evoluzione in COWMAN of the world lo rende cittadino del mondo e protagonista del futuro, che dovrebbe ristabilire l’equilibrio sulla nostra Terra.

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