Cillian Murphy, Paul Giamatti e Bradley Cooper: chi sono i protagonisti della corsa agli Oscar
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Cillian Murphy, Paul Giamatti e Bradley Cooper: chi sono i protagonisti della corsa agli Oscar

Nonostante Cillian Murphy sembri essere il favorito indiscusso per la sua performance in Oppenheimer la competizione per l'Oscar come miglior attore protagonista non è affatto decisa.

Cillian Murphy, Paul Giamatti e Bradley Cooper: chi sono i protagonisti della corsa agli Oscar
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3 Marzo 2024 - 23.42


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Nonostante Cillian Murphy sembri essere il favorito indiscusso per la sua performance in Oppenheimer di Christopher Nolan, interpretando il padre della bomba atomica, la competizione per l’Oscar come miglior attore protagonista non è affatto decisa.

Paul Giamatti, con The Holdovers – Lezioni di vita di Alexander Payne, ha sorprendentemente rinvigorito le aspettative attorno al suo talento. La corsa è ulteriormente animata da Bradley Cooper, che non solo recita ma dirige anche Maestro, in cui interpreta Leonard Bernstein; Colman Domingo, nel ruolo dell’attivista Bayard Rustin in Rustin di George C. Wolfe; e Jeffrey Wright, che affronta il politically correct e il razzismo latente in American fiction di Cord Jefferson.

«Caro Cillian, finalmente un’occasione di vederti protagonista». È la frase che Christopher Nolan ha lasciato sul copione di Cillian Murphy, offrendogli Oppenheimer. Una chance che il regista sapeva il suo amico, versatile e coraggioso interprete irlandese, classe 1976, che aveva già lavorato con lui in Il cavaliere Oscuro, Inception e Dunkirk, avrebbe colto al meglio regalando nei panni dell’inquieto fisico una delle prove più intense degli ultimi anni. Il film domina nelle candidature agli Oscar (13) e pone Murphy (già mitico come Thomas Welby della serie Peaky Blinders) in pole position per la statuetta, viste le tante vittorie di stagione dai Golden Globes ai Bafta.

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Interpretare Oppenheimer «è stata una responsabilità enorme – ha detto Murphy al New York Times -. Ma i tipi di ruoli che mi piacciono sono quelli in cui penso che non ho idea di come lo interpreterò».

Una carriera impeccabile, quella di Paul Giamatti, con all’attivo circa 60 film di tutti i generi, soprattutto da non protagonista, diretto dai più grandi registi e, fra le altre, una recente serie tv da mattatore come Billions. È il biglietto da visita dell’attore, classe 1967, laureato a Yale. Quella per The Holdovers – Lezioni di vita di Alexander Payne è solo la sua seconda nomination dopo quella da non protagonista per Cinderella Man (2006). Molti critici e cinefili sarebbero felici di vederlo finalmente vincere grazie alla sua emotiva e empatica interpretazione nei panni di un coriaceo ma generoso professore di collegio d’inizio anni ’70. Quella con la recitazione «è una storia d’amore che attraversa fasi – ha detto l’attore a Variety -. A volte non lo sopporti e vuoi andartene, ma poi non puoi vivere senza».

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La realizzazione di un sogno: così Bradley Cooper ha più volte definito l’aver realizzato un film su un suo idolo fin da quando era bambino Leonard Bernstein, con Maestro, da regista e protagonista. Una prova immersiva, per la quale l’attore, regista e produttore (qui alla 12/a nomination in 11 anni comprese le tre per Maestro, con in totale quattro da attore protagonista, 5 da produttore per il miglior film, 2 da sceneggiatore e una da attore non protagonista) si è preparato per sei anni.

Classe 1968, il californiano Colman Domingo, in 30 anni di carriera ha conquistato la critica e il pubblico più attento tra teatro (ha vinto un Tony Award per il musical The Scottsboro Boys) tv e cinema, da Selma a Ma Rainey’s Black Bottom. Dopo l’Emmy vinto per il personaggio di Ali nella serie già cult Euphoria, è arrivata la chance di essere star in Rustin di George C. Wolfe. Nel film dà vita a Bayard Rustin, attivista afroamericano, tra i principali fautori della grande marcia di Washington del 1963. Una performance che gli porta la prima nomination all’Oscar.

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Un lunga galleria di straordinari personaggi, è anche quella offerta da Jeffrey Wright, classe 1965, da Basquiat alla miniserie Angels in America (per cui ha vinto un Emmy e un Golden globe) da Hunger games alla serie Westworld. C’è voluta la dramedy sociale American Fiction di Cord Jefferson per portargli la sua prima nomination all’Oscar. Arriva grazie al personaggio di Thelonious Ellison, detto Monk, serio professore e scrittore, che raggiunge il successo con un romanzo scritto sotto uno pseudonimo in cui mette insieme tutti i luoghi comuni sugli afro americani. «Forse grazie al mio modo di lavorare – ha spiegato alla Pbs – sono riuscito a superare alcuni degli ostacoli che mi sono stati posti sulla strada».

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