Com’è cambiata la Settima Arte nel corso tempo? Il cinema fa parte della quotidianità e della cultura internazionale ormai da secoli. Dalla fine dell’Ottocento, a partire dai primi esperimenti dei fratelli Lumière, le narrazioni trasmesse su pellicola hanno accompagnato gli spettatori e le spettatrici di ogni parte del globo, facendoli ridere, commuovere, riflettere e sorprendere allora come ancora oggi. Già dalla proiezione nel 1896 del primo iconico film – dalla durata di meno di un minuto – che ha scritto l’inizio della storia del cinema, L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei sopracitati fratelli Lumière, è stata chiara fin da subito la potenza di questo straordinario mezzo espressivo, che è arrivato nel corso del tempo a racchiudere tutte le arti. Infatti, per esempio grazie ai musical, all’interno delle pellicole di ieri e di oggi possono essere presenti anche canzoni, coreografie e ogni altra forma di spettacolo. Il cinema si è evoluto moltissimo nel corso del tempo, prima abbandonando il muto e abbracciando il sonoro, poi passando dal bianco e nero al colore e molto altro ancora.
Inoltre, soprattutto a causa dell’avvento di Internet, nato all’inizio degli anni Novanta, il cinema può assumere forme inaspettate. Si possono infatti trovare facilmente sul web anche quiz sui film in vari siti, come per esempio FilmPost.it, all’interno del quale sono disponibili tantissimi quiz sui film di ogni genere, come i classici Disney, i lungometraggi dedicati agli eroi e alle eroine Marvel e DC e naturalmente quelli targati Warner Bros. legati alla saga di Harry Potter, scritta da J.K. Rowling che ha cresciuto intere generazioni di lettori e lettrici. Insomma, cinefili e cinefile provenienti da tutto il mondo si divertono a mettersi alla prova testando le loro conoscenze sulle opere cinematografiche da loro amate. Ma com’è cambiata la Settima Arte nel corso del tempo? Ecco un approfondimento sul cinema contemporaneo, dal 2020 a oggi!
Il 2020: la rivoluzione cinematografica chiamata Parasite
Il 2020 è un anno che nessuno si scoderà facilmente. Infatti, l’umanità intera è stata rinchiusa in casa per mesi, riscoprendo la gioia del calore umano soltanto dopo molto tempo. Il tutto per colpa del Covid. Sembra la trama di un film apocalittico come Contagion, ma si tratta di una drammatica storia vera, vissuta sulla pelle di tutti noi. È ironico che il lungometraggio vincitore dell’Oscar al Miglior film è stato il sudcoreano Parasite, di Bong Joon-ho, che ha vinto l’Academy Award anche per il Miglior film internazionale, Miglior regista e Miglior sceneggiatura originale, mancando invece le statuette per la Migliore scenografia e il Miglior montaggio. Infatti, parasite è il termine inglese per definire un parassita, come il virus che ha paralizzato il mondo proprio in quel periodo.
Parasite è un lungometraggio che ha sconvolto tutti e tutte, come dimostrano gli incredibili record ottenuti. Si tratta del primo film sudcoreano a vincere la Palma d’oro a Cannes, oltre che a venire candidato agli Oscar, e si tratta del primo film in lingua non inglese ad aggiudicarsi l’agognata statuetta al Miglior film. Ma il 2020 è anche l’anno che segna il ritorno sulle scene di Quentin Tarantino, con il suo C’era una volta a… Hollywood, che vede sullo schermo una coppia inedita ma vincente: Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, che si è aggiudicato la statuetta come Miglior attore non protagonista. The Irishman, invece, porta la firma di un altro grande ritorno, quello di Martin Scorsese. Joker segna il trionfo di Joaquin Phoenix, che si aggiudica il suo primo Oscar come Miglior attore protagonista. Un altro lungometraggio degno di nota di quest’annata è senz’altro Storia di un matrimonio, che segna il debutto sullo schermo di un’altra coppia vincente, formata da Adam Driver e Scarlett Johansson.
Il 2021: tra donne vincenti e crisi economica
Se il 2020 è stato un anno proficuo a livello cinematografico, non si può dire lo stesso per il successivo. Infatti, la pandemia ha notevolmente scosso tutti i settori produttivi, tra i quali anche il cinema. Ciò non significa che non siano state presentate pellicole degne di nota, come il film vincitore degli Academy Awards Nomadland, che vede come protagonista la talentuosa Frances McDormand, risultata per la terza volta la Migliore attrice protagonista per la sua incredibile interpretazione. Nomadland segna anche la vittoria di Chloé Zhao, la seconda donna vincitrice dell’Oscar come Migliore regista dopo Kathryn Bigelow. Per l’intero genere femminile il 2021 è stata un’annata importante, soprattutto per le cinefile di tutto il mondo. Tuttavia, la crisi economica legata al Covid si è fatta sentire, ed è proprio da questo forte disagio che hanno cominciato a nascere i primi dissapori all’interno dell’industria, sfociati poi nel grande sciopero che ha coinvolto i lavoratori e le lavoratrici di Hollywood, placatosi solo recentemente.
A parte Nomadland, infatti, sono pochi gli altri titoli memorabili del 2021, in quanto produttori e produttrici si sono ritrovati ad affrontare grossi problemi finanziari e organizzativi. I costi per girare, montare e per svolgere tutte le altre operazioni legate alla nascita di una pellicola sono infatti molto alti, ed è difficile produrre un buon film in condizioni economiche disagevoli. Il 2021 è tuttavia sicuramente un anno positivo per Daniel Kaluuya, interprete protagonista di Get Out, ma soprattutto di Judas and the Black Messiah, film che gli ha permesso di aggiudicarsi l’Academy Award come Miglior attore non protagonista. Ad aggiudicarsi il titolo di Miglior attore è stato invece Anthony Hopkins, dopo diciannove anni dal primo vinto per l’iconico Il silenzio degli innocenti. La sudcoreana Youn Yuh-jung è stata invece la Migliore attrice protagonista per la sua interpretazione in Minari.
Il 2022: la rinascita del cinema
Il 2022 è stato un anno favorevole per il cinema, nonostante la costante presenza della crisi economica legata alla pandemia che ha fatto tremare tutto il globo. Tuttavia, questa volta, si deve aggiungere un fondamentale fattore che ha dato una notevole speranza ai lavoratori e alle lavoratrici della Settima Arte, ovvero una grande adesione delle persone nel tempio del cinema, ovvero la sala cinematografica. Rispetto all’anno precedente, infatti, si registra un’affluenza più che triplicata, complice sicuramente la fine dell’obbligo di quarantena. Non solo i cinefili, ma anche adolescenti, famiglie, coppie e persone di qualsiasi genere ed estrazione sociale hanno sentito il bisogno di godere appieno della potenza del cinema. Questo dato è fondamentale, perché smentisce una voce che vorticava nell’aria da tempo, ovvero che l’arte cinematografica fosse destinata, prima o poi, inevitabilmente a morire.
Invece di estinguersi, al contrario, il cinema ha spiccato il volo, registrando numeri da record. Le sale di tutto il mondo hanno accolto spettatori e spettatrici sempre più numerosi, che hanno dato il coraggio a produttori, produttrici, attori, attrici, sceneggiatori e sceneggiatrici di non abbandonare questo mondo meraviglioso, ma piuttosto di rinvigorirlo. A dominare la scena nel 2022 sono state due pellicole molto diverse: CODA – I segni del cuore e Dune – Parte Uno. La prima, vincitrice dell’ambita statuetta al Miglior film, firmata dalla regista Sian Heder, è una commedia anche drammatica che parla della difficoltà delle persone sordomute di comunicare e ambientarsi. La seconda, invece, firmata dal visionario Denis Villeneuve, lascia ampio spazio all’immaginazione, proiettando in mondi futuristici gli spettatori e le spettatrici, lasciandoli senza fiato. Anche quest’anno l’Oscar alla Miglior regia è andata a una donna, Jane Campion, per la pellicola Il potere del cane. Ma il 2022 è anche l’anno di tre ritorni importanti: quello di Steven Spielberg, Guillermo del Toro e Paul Thomas Anderson.
Il 2023: lo sciopero che ha sconvolto Hollywood
A caratterizzare l’intero universo cinematografico nel 2023 è stato senz’altro il grande sciopero che ha sconvolto Hollywood, che è partito dal mondo degli attori, per poi coinvolgere pian piano tutti gli altri settori della produzione cinematografica statunitense. Iniziato a maggio del 2023, lo sciopero si è prolungato per circa quattro mesi, cambiando radicalmente il volto dell’industria hollywoodiana, nata più o meno un secolo fa. I primi ad aver fatto sentire le loro ragioni sono stati gli uomini e le donne che lavorano come stuntmen, cui si sono subito unite le comparse. Infatti, queste figure fino ad allora considerate marginali, sono in realtà fondamentali all’interno delle produzioni filmiche, e senza di loro non si sarebbero certamente potute girare moltissime opere amate dal pubblico. Sono molte le star internazionali ad aver appoggiato i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo, che sono finalmente riusciti ad arrivare ad uno storico accordo con le Major.
Nonostante il trambusto causato dalle incessanti proteste in casa Hollywood, non sono mancati sicuramente i film. La pellicola vincitrice dell’Academy Award come Miglior film è stata Everything Everywhere All at Once, diretta da Daniel Kwan e Daniel Scheinert. Candidata a ben undici statuette, ha messo sotto i riflettori la bravissima attrice cinese Michelle Yeoh, già star della serie di Star Trek, la prima interprete asiatica ad aggiudicarsi l’Oscar come Migliore attrice protagonista. James Cameron, invece, rilascia finalmente il seguito di Avatar, uno dei film di fantascienza più iconici dell’intera età contemporanea. A conquistare il pubblico e la critica sono però anche Baz Luhrmann e il suo biopic sul re del pop Elvis, che fa conoscere ai più il talentuosissimo Austin Butler. Steven Spielberg si impone con il suo The Fabelmans, che mette ancora una volta in luce la straordinaria dote di un’attrice forse troppo sottovalutata come Michelle Williams.
Il 2024: Oppenheimer, Barbie e Povere Creature!
Si sono recentemente conclusi gli Academy Awards di quest’anno, il 2024, che sono stati ricchi di momenti iconici. Ma ciò che maggiormente colpisce non sono tanto le gag, come quella che vede John Cena presentarsi apparentemente nudo sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles per presentare i Migliori costumi, bensì la qualità dei film premiati. Inutile nascondere che Oppenheimer è il film dell’anno, premiato infatti come Miglior film. Candidato a ben tredici statuette, è risultato vincitore di ben sette Oscar, il che significa che più della metà delle nomination si sono rivelate effettivamente vincenti. Christopher Nolan, dopo decenni di opere che hanno sconvolto pubblico e critica, si aggiudica finalmente il riconoscimento come Miglior regista, e lo stesso vale per Cillian Murphy, attore irlandese conosciuto per il suo ruolo di Thomas Shelby nella serie televisiva Peaky Blinders.
Ma Oppenheimer non è l’unica pellicola che ha dominato la scena nel corrente 2024. Un altro film molto discusso, che ha letteralmente sconvolto pubblica e critica, è stato Povere Creature!, l’ultimo lungometraggio del greco Yorgos Lanthimos. La protagonista è una iconica e irraggiungibile Emma Stone, già vincitrice dell’Oscar come Migliore attrice protagonista nel 2017 per il musical La La Land. Qui, però, l’interprete mette tutta sé stessa, comparendo totalmente nuda; ma oltre allo sforzo fisico è notevole anche quello psicologico per impersonare Bella Buxter, uno dei personaggi più estremi mai visti al cinema. Si tratta, infatti, di una donna a cui è stato impiantato il cervello di un neonato, che ad un certo punto della sua esistenza decide di esplorare il mondo. Ma non si può parlare del cinema del 2024 senza nominare Barbie, altra pellicola che ha incollato gli spettatori e le spettatrici di tutto il mondo agli schermi delle sale. È evidente, infatti, come pubblico e critica si siano nuovamente allineati.
Il cinema di oggi: pubblico e critica si riallineano
Ma cosa significa che pubblico e critica si sono nuovamente allineati? Se si analizzano i dati del botteghino dei film usciti tra il 2023 e il 2024 e i premi assegnati, tutto diventa chiaro. Infatti, dopo diversi anni, si riscontra finalmente una convergenza tra i gusti dei cinefili – e in generale le persone che decidono di recarsi nelle sale cinematografiche – e la critica internazionale. Sia Oppenheimer che Povere Creature!, per esempio, hanno ottenuto un grandissimo successo al botteghino, e stanno spopolando nelle piattaforme streaming in cui sono stati inseriti. Ma non è solo il pubblico ad aver apprezzato queste opere così importanti, bensì anche la critica cinematografica. Questo dato non è per niente secondario, anzi, al contrario segna un andamento che finalmente riesce ad accontentare tutti. Ma né il film di Nolan né quello che vede protagonista Emma Stone sono gli unici esempi.
Se si pensa a lungometraggi come Anatomia di una caduta, American Fiction e La zona d’interesse, per esempio, il discorso è analogo. Ciò che colpisce, così come era successo per Parasite, è il fatto che, dopo un monopolio hollywoodiano durato quasi un secolo, finalmente si sta dando spazio anche a pellicole straniere che provengono da ogni parte del mondo. Anatomie d’une chute ha invero ricevuto una importante nomination come Miglior film, senza però risultare tra i Migliori film internazionali, premio andato a La zona d’interesse, di Jonathan Glazer, che ha battuto l’italiano Io capitano di Matteo Garrone. The Zone of Interest è però stato uno dei contendenti anche per il Miglior film di quest’anno, a dimostrazione del fatto che il cinema internazionale non è più così lontano da Hollywood. Tutti questi titoli hanno avuto il merito di mettere d’accordo pubblico e critica, che si trovano concordi nel premiare l’ottimo lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo.
Conclusioni: il cinema di domani
Alla luce di quanto accaduto negli scorsi anni, tra la grave crisi economica legata alla pandemia causata dal Covid, il grande sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici di Hollywood e il ruolo sempre più importante del cinema internazionale, si possono trarre alcune conclusioni, o per meglio dire previsioni. La prima e più importante di tutte è che, contrariamente a quanto si poteva pensare negli scorsi anni, l’industria cinematografica è tutt’altro che destinata a scomparire, eclissarsi o morire. All’opposto, il cinema di tutto il mondo è sempre più attivo, e ciò influisce anche sulla qualità delle opere. Ne sono un esempio gli ultimi film risultati vincitori della più importante manifestazione cinematografica del mondo, ovvero gli Academy Awards, o premi Oscar, come Parasite e Oppenheimer.
Non solo il cinema non è destinato a morire, ma Hollywood rischia di perdere il suo ruolo centrale. A partire da Parasite, si sono affacciate nel corso del tempo opere provenienti da tutto il mondo, che hanno dato filo da torcere ai grandi titoli statunitensi. Quest’anno, grazie ad Anatomia di una caduta e a La zona d’interesse, questa ipotesi sembra prendere sempre più corpo. Ma non sono solo i lungometraggi internazionali a venire notati, bensì anche i loro interpreti. È il caso dell’attrice Sandra Hüller, di origine tedesca, presente in entrambe le pellicole straniere nominate come Miglior film, ottenendo però solo una nomination come Migliore attrice non protagonista per La zona d’interesse. È difficile capire se nei prossimi anni queste tendenze verranno confermate, ma una cosa è certa: il cinema con la C maiuscola non è relegato agli studi di Hollywood, ma vive e viaggia in ogni parte del mondo. Compito di un bravo spettatore e di una brava spettatrice non è altro che quello di saperlo apprezzare per la sua qualità, non per la sua provenienza.