Un mondo colorato e variopinto: il campus universitario di Irvine e la sua armonia multiculturale

Attraverso il Campus dell’Università di Irvine, sempre con immenso piacere e interesse e tra i viali alberati, fioriti, curati come i giardini di un palazzo reale europeo...

Un mondo colorato e variopinto: il campus universitario di Irvine e la sua armonia multiculturale
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Tiziana Buccico Modifica articolo

23 Aprile 2024 - 00.28


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Attraverso il Campus dell’Università di Irvine, sempre con immenso piacere e interesse e tra i viali alberati, fioriti, curati come i giardini di un palazzo reale europeo, mentre cammino tra i ragazzi e le ragazze che hanno deciso di studiare negli Stati Uniti, in California, in una delle più prestigiose università, mi sento cittadina del mondo, sì, perché c’è tutto il mondo, si parlano decine di lingue diverse e ognuno porta tra queste strade la propria identità, le proprie origini, le tradizioni. Tutti e tutte con provenienze diverse e tratti somatici differenti, ma indossano le stesse felpe dell’Università, scritte diverse, colori e modelli differenti, ma sono tutti orgogliosamente abitanti di questo pianeta, che non sembra avere barriere e confini invalicabili.

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Una coreografia perfetta che unisce l’universale con il particolare, sì, perché in questa Università a 40 minuti da Los Angeles, nella terra meravigliosa di Orange County, il mondo vive in armonia e in pace. Anche qui la guerra e i conflitti scuotono gli animi e le coscienze, anche qui si susseguono “strike” e manifestazioni a sostegno e contro. Ma qui come in un vero Impero, vivono tutti insieme e tutti credono che l’America possa offrire un’opportunità, il merito tanto decantato in Europa e nella mia Italia, è realtà, è qualcosa di tangibile. Nel Campus, in questo periodo, un pullulare di famiglie in visita, famiglie che hanno deciso di investire soldi, energie e aspettative per dare un futuro ed una possibilità ai propri figli. L’istruzione costa, ma i servizi sono reali, e la sensazione che ognuno possa vincere la sfida non è un sogno, e poi la bellezza degli spazi comuni, delle strutture, i servizi e la possibilità di studiare in un clima sereno e attento alla sostenibilità e alle differenze.

Mentre passo da Ingegneria per andare verso Social Science incontro ragazzi e ragazze cinesi, coreani, indiani e ancora tanti iraniani ormai anche alla terza generazione, e moltissimi russi e ucraini. Quel mondo in fiamme è anche qui, ognuno con la propria identità e una lingua comune. Mi incanto a guardarli tutti insieme e le seconde generazioni che hanno i tratti di quell’Occidente e quell’Oriente che solo i disonesti, gli stolti e le anime scure vogliono rendere nemici eterni. Davanti al Berkley Theater si fermano a guardare il cartellone degli spettacoli, e nel viale principale hanno i loro stand, raccolgono iscrizioni per le confraternite, per i gruppi sportivi, vendono abiti vintage, e come per magia alla cucina coreana si fonde quella indiana, cinese, russa, giapponese, ecc. Sono qui lontani dalle loro famiglie, dagli affetti, ma hanno accettato di far parte del moto che anima il mondo e non si ferma per nessun motivo, neanche di fronte alle guerre e agli odii.

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È questa la grandezza di questo paese, tenere tutti insieme, certo non è facile diventare cittadini, la burocrazia non è meno complicata della nostra, ma qui una possibilità è data a tutti. E allora amo girovagare, sorprendendomi a sorridere quando la gioventù che rende straordinario questo luogo, è esattamente il mondo che vorrei e mi domando amareggiata come sia possibile che esista ancora la guerra, che l’odio sia alimentato di pari passo con l’indifferenza. Mi siedo a mangiare coreano, una cucina che adoro insieme al fascino che ha su di me la musica e il cinema coreano, potrei però mangiare messicano, cinese, giapponese, americano, sudamericano, indiano, e a poche centinaia di metri potrei mangiare persiano, italiano e francese.

Mi piace moltissimo sentirmi parte di questo fantastico mondo colorato e variopinto e mi piace che dopo averti chiesto il tuo nome ti chiedano da dove vieni con naturalezza, meraviglia vera! Su questa terra possiamo essere diversi ma insieme, possiamo essere identità differenti e sederci insieme ad un tavolo a mangiare, studiare nella stessa aula e condividere una casa, innamorarsi e discutere. Proprio così ho sempre immaginato il mondo per i miei figli, che per fortuna, per spirito di avventura e casualità hanno sempre viaggiato senza temere la diversità e superando i pregiudizi e aprendosi al mondo. In questa piccola parte del mondo ci sono chiese di ogni tipo di fede e credo, ognuno sa che può pregare e cercare il dialogo con la propria fede e il proprio Dio. Certo nelle grandi città non è così, esiste anche qui la crisi, la povertà, gli homeless per cui vengono spese molte risorse, esistono ancora forme di razzismo e discriminazione, ma gli Stati Uniti rappresentano ancora per molti la possibilità di riuscire e di realizzarsi, a costo di soffrire la lontananza, di sentirsi soli e di lasciare le proprie radici.

Ma qui il terreno fertile offre speranze, regala radici nuove, e la bellezza di una terra in cui la natura e la sostenibilità sono pilastri. Uno dei verbi più usati è “Care”, mi sta a cuore, me ne importa, ne ho cura… Forse esiste ancora il sogno americano e allora perché non crederci e provare!

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“Inizierò a preoccuparmi della reputazione dell’America nel mondo quando le persone da ogni angolo della terra smetteranno di voler venire qui.” – PAUL JOHNSON.

“Qual è l’essenza dell’America? Trovare e mantenere il perfetto, delicato equilibrio tra libertà “di” e libertà “da”. – MARILYN VOS SAV

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