Eurovision, crescono le pressioni per l’esclusione di Israele: la Tv irlandese chiede un confronto all’Ebu

Il direttore dell tv irlandese Bakhurst ha dichiarato di essere “inorridito dagli eventi in corso in Medio Oriente e dal terribile impatto sui civili a Gaza, così come dalla sorte degli ostaggi israeliani

Eurovision, crescono le pressioni per l’esclusione di Israele: la Tv irlandese chiede un confronto all’Ebu
La concorrente di Israele nell'edizione 2024 dell'Eurovision
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8 Maggio 2025 - 15.54


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Il direttore generale della radiotelevisione pubblica irlandese RTÉ, Kevin Bakhurst, ha chiesto all’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) l’apertura di un confronto sulla partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest, mentre 72 ex concorrenti hanno firmato una lettera per chiedere l’esclusione dell’emittente israeliana Kan dalla manifestazione, che si terrà la prossima settimana a Basilea, in Svizzera.

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In una nota diffusa mercoledì, Bakhurst ha dichiarato di essere “inorridito dagli eventi in corso in Medio Oriente e dal terribile impatto sui civili a Gaza, così come dalla sorte degli ostaggi israeliani”. Ha sottolineato la necessità di mantenere l’obiettività della RTÉ nella copertura del conflitto e ha ricordato le “forti pressioni politiche” a cui è sottoposta l’emittente pubblica israeliana da parte del governo di Tel Aviv.

Israele partecipa all’Eurovision dal 1973, quando fu il primo paese non geograficamente europeo ad essere ammesso. Già durante l’edizione dello scorso anno a Malmö, in Svezia, erano emerse richieste di esclusione di Israele. L’artista irlandese Bambie Thug era stato invitato dall’EBU a rimuovere dalla pelle simboli ogham che riportavano le scritte “Ceasefire” (cessate il fuoco) e “Freedom for Palestine”.

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Quest’anno, il concorso si terrà dal 13 al 17 maggio. Israele sarà rappresentato da Yuval Raphael, cantante 24enne sopravvissuto al massacro del festival musicale Nova del 7 ottobre 2023 vicino al confine con Gaza, dove Hamas uccise 1.200 persone. Quel giorno ha segnato l’inizio dell’attuale offensiva militare israeliana, che secondo le autorità locali ha già causato oltre 52.000 morti nella Striscia.

Nella lettera indirizzata questa settimana all’EBU, 72 musicisti, autori e artisti legati all’Eurovision hanno accusato Kan di essere “complice del genocidio contro i palestinesi a Gaza e del regime di apartheid e occupazione militare che colpisce da decenni l’intero popolo palestinese”. Un documento allegato alla lettera cita episodi in cui giornalisti di Kan avrebbero espresso pubblicamente sostegno alle operazioni militari israeliane o vantato la distruzione di Gaza, elementi che secondo i firmatari dimostrerebbero la complicità dell’emittente.

Secondo i firmatari, permettere la partecipazione di Kan equivarrebbe a “usare la musica per ripulire crimini contro l’umanità” e a un doppio standard, visto che l’EBU ha bandito la Russia dalla competizione a partire dal 2022 per l’invasione dell’Ucraina.

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Tra i firmatari vi sono vincitori storici come Salvador Sobral e Fernando Tordo (Portogallo), Charlie McGettigan (Irlanda), nonché artisti recenti come Mae Muller (Regno Unito), La Zarra (Francia), Ásdís (Islanda) e Gåte (Norvegia).

Mercoledì, anche sei ministri degli Esteri europei – di Irlanda, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Slovenia e Spagna – hanno espresso in una dichiarazione congiunta “profonda preoccupazione” per i piani israeliani di espandere le operazioni militari e stabilire una presenza prolungata nella Striscia di Gaza.

L’EBU ha finora dichiarato che nessuno dei suoi membri aveva pubblicamente chiesto l’esclusione di Kan, ma in un nuovo comunicato ha riconosciuto “le preoccupazioni e le opinioni profondamente sentite rispetto all’attuale conflitto in Medio Oriente”. L’organizzazione ha aggiunto: “Il nostro ruolo, insieme ai nostri membri, è garantire che il concorso rimanga, nella sua essenza, un evento universale che promuove connessioni, diversità e inclusione attraverso la musica. Tutti noi aspiriamo a mantenere l’Eurovision un evento positivo e inclusivo, che mostri al mondo ciò che potrebbe essere, piuttosto che ciò che è attualmente.”

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