di Marcello Cecconi
“Que Sera, Sera….”! Chi, della generazione boomer fino a quella Z, non ha intonato questo ritornello almeno una volta? Tutto merito di Doris Day che l’ha cantata per prima in un film che non si ricorda solo come un cult del thriller psicologico e narrativo, ma anche come contenitore di una delle canzoni più immortali del Novecento: “Whatever Will Be, Will Be (Que Sera, Sera)”. Il film, nel quale Doris Mary Anne Kappelhoff (questo il vero nome dell’attrice) aveva per partner James Stewart, usciva negli Stati Uniti sessantotto anni fa, il 16 maggio 1956, ed è The Man Who Knew Too Much (L’uomo che sapeva troppo), il remake fatto da Alfred Hitchcock del suo stesso film del 1934.
Il brano scritto da Jay Livingston e Ray Evans non è solo una colonna sonora: è una cosiddetta canzone diegetica, ovvero parte integrante dell’azione del film. Infatti, in questa nuova edizione, Hitchcock fa assumere alla canzone un ruolo rilevante all’interno della narrazione colorandosi di toni drammatici e, proprio per questo, va a fondersi nella vicenda tanto da restare particolarmente impressa nella mente dello spettatore.
Le note di Que Sera, Sera sono cantate due volte da Doris Day nel ruolo di Jo, un’ex cantante, madre del giovane Hank che viene rapito durante una vacanza a Marrakesh. Cruciale quando l’attrice la canta ad alta voce come madre, in un momento di grande tensione, per rassicurare il figlio rapito e per segnalare a lui la sua presenza. Una specie di ninna nanna che si trasforma in codice segreto e che si fa filo narrativo.
Eppure, il pezzo ha finito per continuare a vivere di luce propria. Dopo aver vinto l’Oscar alla miglior canzone originale è diventato un successo globale, rimanendo nella cultura pop per sempre. Il completo titolo del brano “Whatever Will Be, Will Be. Que Sera, Sera”, ha una strana genesi con quel “Que Sera, Sera”, in italiano spagnolizzato, che si racconta tratto dal film La contessa scalza, di qualche anno prima, con Ava Gardner, Humphrey Bogart e Rossano Brazzi. Infatti, il motto della famiglia dell’italiano che sposerà la protagonista è “che sarà, sarà”, cambiato poi dagli autori della canzone in “Que Sera, Sera”, ritenuto più comprensibile per il pubblico ispanofono americano nonostante la scorrettezza linguistica.
Ma Que Sera, Sera non è l’unico esempio di canzone diegetica che ha fatto storia al cinema. Ecco solo alcuni esempi:
Twist and Shout in Ferris Bueller’s Day Off di John Hughes (1986): qui Ferris improvvisa una parata sulle note dei Beatles che trasformano un momento di ribellione adolescenziale in una pura rappresentazione di libertà.
Wise Up in Magnolia di Thomas Anderson (1999): tutto il cast che canta in playback la stessa canzone di Aimee Mann che all’inizio pare estranea alla narrazione ma che lentamente, in modo surreale, diventa pienamente diegetica all’universo emozionale del film.
Tiny Dancer in Almost Famous di Cameron Crowe (2000): durante un silenzio carico di tensione nel bus la band e l’entourage ricompongono la propria unità cantando insieme la canzone di Elton John. Una decontaminazione collettiva attraverso la musica.
Se invece vogliamo soffermarci su pellicole italiane come non ricordare:
“Notte prima degli esami” di Antonello Venditti nel film omonimo di Fausto Brizzi (2006): cantata e ascoltata dai protagonisti, è un vero e proprio inno generazionale ed è emotivamente centrale per l’identificazione del pubblico con i personaggi e il periodo storico degli anni ’80.
A far l’amore comincia tu in La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013): all’inizio del film, la canzone esplode durante una festa decadente. È come fosse parte dell’ambiente, suonata realmente durante la scena, e contribuisce al senso di vuoto e disillusione di Jep, il protagonista.
Tornando a Doris Day, la forza di Que Sera, Sera non fu solo musicale ma aprì la strada a un nuovo modo di intendere la musica nel cinema. In un’epoca in cui le colonne sonore diventano spesso solo “tracklist”, questa ricorrenza ci invita a riscoprire la forza della canzone raccontata, che non è solo accompagnamento della storia, ma storia essa stessa.