Al termine di una cavalcata iniziata il 27 febbraio, il Med Radio Fest ha chiuso i battenti. Organizzato dal Conservatorio di Musica “P.I. Tchaikovsky” di Nocera Terinese, prodotto da Raffaele Cacciola e con l’illuminata direzione artistica del Maestro Filippo Arlia, a cui va il merito di diffondere la cultura musicale in una terra marginalizzata dai grandi eventi, anche in questa sesta edizione il Festival, strutturato sulla contaminazione di generi, ambientato in uno dei borghi più antichi della Calabria, ha proposto prime assolute, come alcune composizioni di Antonio Bazzini, Javier Girotto, e un sentito omaggio a Gerry Mulligan. Il gran finale è stato riservato a Ennio Morricone e a Prokofiev.
Riguardo all’insigne musicista romano, in coerenza con lo spirito della manifestazione e con scelta coraggiosa, Filippo Arlia ha deciso di condurre il pubblico in un universo sonoro meno battuto, ben reso dal titolo del concerto, “L’altro Morricone”, in programma il 13 maggio. Con i solisti e un quartetto d’archi di studenti del Conservatorio Tchaikovsky, guidati da un ospite d’eccezione, il clarinettista Rocco Parisi, nella suggestiva location dell’antico Convento dei Frati Cappuccini di Nocera Terinese sono stati eseguiti brani che, pur dal più arduo ascolto, hanno espresso tutto il fascino del leggendario Ennio. Si è cominciato con due pezzi di un’opera tripartita per clarinetto e pianoforte dedicata a Giuseppe Tornatore, Traccia, scritta dal figlio Andrea, e Ipotesi; una composizione peculiare, come ha spiegato Parisi: padre e figlio si sono dati un metronomo, un numero di battute, dei parametri cui attenersi.
Eseguite singolarmente, le due sezioni andrebbero poi suonate insieme, assumendo così nella sovrapposizione tutt’altro colore. Si è proseguito con un brano dallo stile e dal sound completamente diverso, Vivo per trio d’archi, sorta di interessante esperimento nel quale al classico quartetto di archi si è tolto il violino, attribuendone la parte alla viola, con reminiscenze di certo Debussy. Quindi, un pezzo dedicato ad un altro amico, A.L.P (A Luigi Pestalozza), dove le tipiche masse sonore morriconiane, basate sull’ostinato, invadono, inquietano e soggiogano l’ascoltatore. È stata quindi la volta di Metamorfosi di Violetta per clarinetto e quartetto d’archi, che nel titolo richiama il romanzo kafkiano, dal tono particolarissimo, al cui dolce tema verdiano fanno seguito parti dissonanti. Né poteva mancare un omaggio al Morricone più conosciuto, con il celeberrimo tema eseguito al pianoforte di Nuovo Cinema Paradiso. È stata l’unica concessione alla produzione mainstream, cui ha fatto seguito un pezzo di tutt’altra fatta, V Studio (Catalogo) per pianoforte, eseguito da un giovane destinato, se non c’inganniamo, ad un roseo futuro, il sedicenne Jovanny Pandolfo, che si è misurato con una complessa composizione atonale, intessuta di spezzature ritmiche e cromatiche. Infine Parisi, innovatore della tecnica del clarinetto basso (celebri le sue esecuzioni di Luciano Berio), ha concluso il concerto con un brano per quello strumento dedicatogli da Morricone, Come un’onda.
L’ultimo atto del Festival ha avuto luogo il 14 maggio al teatro Grandinetti di Lamezia Terme, dove l’Orchestra Filarmonica della Calabria diretta dal Maestro Cettina Nicolosi ha eseguito l’opera di Prokofiev Pierino e il lupo, con la voce narrante del noto attore e doppiatore Luca Ward. L’evento – gratuito, varrà la pena di sottolineare – è stato introdotto dalla direttrice del Conservatorio Tchaikovsky, Valentina Currenti, la quale, con il presidente Colombo Carello, porta avanti una realtà di eccellenza in un contesto territoriale complicato, guidando un giovane e dinamico Ente pubblico nazionale ad ordinamento autonomo che afferisce al sistema dell’alta formazione artistica e musicale italiana, parificato ad un’istituzione di grado universitario. In sinergia con i corpi insegnanti delle scuole medie e superiori, Currenti, Carello e i loro collaboratori si sono adoperati per coinvolgere gli studenti in un lodevole progetto volto all’educazione all’ascolto, alla sensibilizzazione alla musica e alla cultura. La sala era infatti gremita di ragazze e ragazzi che hanno partecipato con entusiasmo alla performance, preparati dai loro docenti e sapientemente stimolati da Ward, che si è confermato superbo intrattenitore.
I concerti di questa originale kermesse potranno essere ascoltati e goduti da tutti, poiché verranno trasmessi nell’ambito dei programmi di Rai Radio3 Suite, che con l’organizzazione del Festival ha in essere una proficua partnership.
Adesso che tutto è concluso, e alle nostre orecchie risuonano le necessarie parole di Robert De Niro, pronunciate al Festival di Cannes in occasione della Palma d’Oro conferitagli alla carriera, sugli attentati che una classe di potenti e insensati distruttori della libertà sta compiendo all’arte e alla cultura – ecco, un’esperienza come quella del Med Radio Fest, realizzata in luoghi remoti dai centri nevralgici del mondo, dove si coltiva una nidiata di promettenti talenti che hanno deciso di dedicare la vita all’arte della musica, favorendo l’incontro e l’accoglienza dell’altro da sé, si staglia come un’autentica perla. Un esempio da seguire e moltiplicare, se non si vuole soccombere al mostro che bracca l’umano nel segno dell’economicizzazione dell’anima, dell’uccisione della creatività. Forse dovremmo prendere spunto dal Pierino di Prokofiev: un bambino coraggioso che sconfigge la fiera con l’astuzia, senza esplodere neanche un colpo d’arma da fuoco.