Genova vince la 70ª Regata delle Repubbliche Marinare
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Genova vince la 70ª Regata delle Repubbliche Marinare

Ad Amalfi la 70ª edizione del Palio delle Antiche Repubbliche Marinare: storia, orgoglio e polemiche, con Genova che si riconferma vincitrice

Amalfi - 70ª Regata delle Antiche Repubbliche Marinare - di Alessia de Antoniis
Amalfi - 70ª Regata delle Antiche Repubbliche Marinare
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19 Maggio 2025 - 22.29


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di Alessia de Antoniis

Anche quest’anno, per appena otto minuti, le antiche repubbliche marinare si sono date battaglia. E per otto minuti, tra onde dispettose, remi tesi come archi e cuori sospesi, il passato ha ripreso il largo.

La 70ª edizione della Regata delle Antiche Repubbliche Marinare, disputata domenica 18 maggio nel tratto di mare tra Capo di Vettica e Marina Grande ad Amalfi, ha celebrato non solo la competizione sportiva tra i quattro galeoni, ma un secolo medievale compresso nello spazio di un respiro. Quattro barche, quattro storie, quattro colori – il bianco di Genova, l’azzurro di Amalfi, il rosso di Pisa e il verde di Venezia — e un’unica sfida: conquistare l’onore, senza perdere la faccia.

Nata nel 1955 da un’idea del pisano Mirro Chiaverini e dell’amalfitano Francesco Amodio, la regata è molto più di una gara remiera. È un rito laico che celebra l’identità storica di città che hanno scritto la mappa politica e commerciale del Mediterraneo medievale. L’evento è itinerante: ogni anno cambia città ospitante, ma lo spirito resta. I galeoni sono repliche storiche, ispirate alle galee del XII secolo. Oggi sono in vetroresina, pesano 760 kg, hanno otto vogatori a sedile fisso e un timoniere. La linea è sempre quella: 2000 metri da percorrere in apnea, per braccia e fiato.

Quest’anno, a vincere è stata Genova. Ha superato Amalfi negli ultimi 500 metri, dopo un serrato testa a testa. Pisa ha chiuso terza e Venezia, l’antica superpotenza marinara, ultima.

L’orgoglio di Amalfi

«L’immagine più emozionante è stata l’uscita del galeone di Amalfi dal porto. Sirene, cori, bandiere. Da pelle d’oca», ha dichiarato il sindaco Daniele Milano, che ha poi aggiunto: «Abbiamo perso per poco, ma ci sentiamo vincitori. La nostra gente, i nostri vogatori, hanno dato tutto. Ed è questo che conta. La regata è nata tra città che si facevano la guerra e oggi si contendono un trofeo in mare. Questo è già un trionfo di civiltà».

Il corteo storico, snodatosi dalla vicina Atrani fino ad Amalfi, ha visto la partecipazione di oltre 300 figuranti in abiti d’epoca. Un teatro itinerante che ha portato in scena fasti, simboli e protagonisti del Medioevo: il matrimonio ducale del 976 per Amalfi, la regina Caterina Cornaro per Venezia, l’eroina Kinzica de’ Sismondi per Pisa, Guglielmo Embriaco per Genova.

Ma ogni rievocazione ha le sue crepe. E quest’anno, sotto il velo dell’armonia istituzionale, si è consumata una piccola battaglia fra scafi.

La mattina della gara, durante i controlli della Federazione, è emerso che la barca di Genova non rispettava pienamente gli standard regolamentari. Il problema? Una discrepanza nella prua. La soluzione? Una striscia di scotch per “tamponare” la difformità e consentire alla barca di gareggiare senza incorrere in ricorsi postumi. Una toppa tecnica su una falla regolamentare: della serie “quando il codice non basta e servono i cerotti”. Ma il caso ha sollevato interrogativi: come si può garantire equità se lo stampo originario delle imbarcazioni, costruite dallo stesso cantiere anni fa, oggi non esiste più?

A rincarare la dose, lo storico attrito tra Genova e Venezia. I genovesi accusano i veneziani di aver inclinato l’arrivo quando si gareggiò in Laguna e ha chiesto che anche la barca veneziana venisse controllata “a secco”, come già imposto agli altri. Risultato: la polena veneziana era di qualche centimetro più avanti del dovuto. La tensione si è fatta sentire nel back stage ma, come in ogni regata storica che si rispetti, anche questo fa parte del gioco: la liturgia delle rivalità.

Otto minuti. Tanto è durata la gara. Otto minuti per cui gli equipaggi si sono preparati un anno intero. Una fatica silenziosa, fatta di allenamenti quotidiani, di pesi, mare e chilometri su remoergometri. Una dedizione quasi monastica, che culmina in un’unica corsa, senza appello. Il secondo posto di Amalfi, in questa luce, vale quanto una vittoria.

Come ha ricordato Guido Barbazza, presidente del Municipio VII Ponente di Genova, durante la premiazione ai piedi del monumento a Flavio Gioia: «Tutti questi ragazzi sono stati straordinari. Hanno lavorato un anno intero per giocarsi tutto in otto minuti. Ma oggi, più che la vittoria, celebriamo la bellezza di questo evento e dello scenario amalfitano».

A suggellare la giornata, l’apparizione sotto costa della Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo, che ha reso omaggio con un passaggio solenne alle quattro città. Le sue vele e la sua eleganza hanno fatto da contrappunto a un Mediterraneo che non dimentica i suoi antichi dominatori. Il saluto della Marina Militare è stato più che simbolico: un abbraccio tra passato e presente, tra storia e identità nazionale.

Verso Pisa 2026

La prossima regata si svolgerà a Pisa. Lo ha annunciato il sindaco durante la cerimonia di chiusura. Ma già da ora, le città si preparano. Perché il Palio non è solo un evento: è un’eredità viva, una promessa di memoria attiva, un testimone che passa da generazione in generazione. Ogni edizione aggiunge un tassello alla leggenda. E ogni vogata, anche quando non arriva prima, lascia una traccia.

Amalfi ha dimostrato di saper essere all’altezza del proprio nome. Con una regia impeccabile, con la cura per i dettagli storici, con l’abbraccio della città intera — dai vicoli alle torri, dai balconi alle onde. Ha fatto parlare il mare. E il mare ha risposto, come sempre, con la sua lingua antica: quella della sfida, della bellezza e del ricordo.

Sapori in regata: quando anche la cucina celebra la storia

A rendere ancora più saporita questa edizione storica della Regata ci ha pensato Carlo Fiamma, pizzaiolo creativo e padrone di casa ad Amalfi con la sua “Pizza e Cantina”. In occasione del Palio, ha ideato una pizza in quattro spicchi, ciascuno dedicato a una delle Repubbliche Marinare. Amalfi profuma di limone sfusato e prosciutto crudo; Genova si riconosce nel pesto con patate e fagiolini; Pisa sorprende con un ragù al nero di seppia e radicchio; Venezia chiude con la delicatezza del baccalà mantecato. Quattro identità, quattro culture marinare, un unico impasto: quello della condivisione.

E se la pizza guarda al futuro, il dolce invece affonda le radici nella memoria. Nel cuore del centro storico, la storica Pasticceria Pansa ha creato il “Pan delle Repubbliche”: un lievitato che racchiude in sé i profumi della Costiera e i sapori delle spezie che le antiche città marinare importavano dall’Oriente: limone di Amalfi, zenzero candito, uva passa, spezie, glassa alle nocciole di Giffoni e mandorle. Confezionato in una scatola blu che richiama il mare e il galeone amalfitano, il “Pan delle Repubbliche” è pensato come un simbolo di identità e memoria condivisa. Perché anche la cucina, come la storia, viaggia sulle onde del tempo.

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