A Cannes l’iraniano Jafar Panahi vince la Palma d’Oro per “A Simple accident”

Il regista dissidente: “La cosa più importante è la libertà del nostro Paese'

A Cannes l’iraniano Jafar Panahi vince la Palma d’Oro per “A Simple accident”
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25 Maggio 2025 - 11.54 Culture


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Cannes ha celebrato la libertà premiando il film A Simple Accident del regista Jafar Panahi, autore clandestino nell’Iran della cancellazione dei diritti umani. Panahi, incarcerato e torturato più volte dal regime, non si è mai arreso e ha continuato a girare di nascosto, e questo premio è dedicato anche alla sua resistenza; finalmente ieri, dopo ben 15 anni di assenza dai festival internazionali, ha ritirato il Premio del 78° festival deciso dalla giuria presieduta da Juliette Binoche per il suo thriller sovversivo, che racconta la scoperta casuale di un torturatore da parte di alcune vittime.

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Panahi, molto emozionato, ringraziando il cast artistico e tecnico della pellicola e i produttori internazionali, ha detto: “Credo che sia il momento per chiedere a tutti gli iraniani: mettiamo da parte problemi, differenze, la cosa più importante è la libertà del nostro Paese”. E poi: “Il cinema è una società, nessuno ha il diritto di dirci cosa fare, cosa non fare”.

Panahi a Cannes all’inizio della sua carriera aveva vinto una Caméra d’or, poi era stato insignito del Leone d’oro a Venezia e dell’Orso d’oro a Berlino per i suoi film clandestini girati pericolosamente e con pochi mezzi, spesso in macchina perché “è più sicuro”. Ha dichiarato che “Appena finirò qui tornerò in Iran. Non ci penso per nulla ad espatriare altrove. Tutti gli iraniani ogni giorno compiono gesti sovversivi per il regime, pensiamo alle donne iraniane che camminano nelle strade senza velo. Il mio non è un caso speciale”.

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Gli altri premi

Joachim Trier, il regista norvegese di Sentimental Value, vincitore del Grand Prix, secondo premio per importanza, ha parlato di Cannes come di una “cattedrale universale dell’immagine libera, che ci permette in un periodo tormentato come questo che stiamo vivendo, di connetterci, identificarci, dialogare, provare reciproca empatia”.

Kleber Mendonca Filho, il regista brasiliano di O Agente Secreto, ha vinto il Premio alla regia e il protagonista Wagner Moura quello per il migliore attore: il film, un altro thriller politico, narra la storia del peregrinare di un ricercatore nel Brasile corrotto e liberticida degli anni ’70 sotto la dittatura.

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Il premio alla migliore attrice è andato a Nadia Melliti, esordiente di 23 anni, per il film Le petit dernier di Hasfia Herzi, che racconta la storia di una giovane studentessa omosessuale di seconda generazione tra amore proibito e religione musulmana.

Il premio per la Migliore sceneggiatura è stato vinto dai Dardenne che, con Jeunes Meres, hanno sfiorato la terza Palma d’oro: erano nella rosa dei favoriti con un film su un gruppo di adolescenti fragili che devono affrontare la maternità.

Il premio della giuria è andato ex aequo alla tedesca Mascha Schilinski con il suo secondo film Sound of Falling, che racconta le violenze psicologiche e fisiche di 4 giovani donne in 4 periodi storici differenti, e al regista e attore franco-spagnolo Oliver Laxe per Sirat.

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La Caméra d’or, premio per la migliore opera prima, assegnato dalla giuria presieduta dalla nostra Alice Rohrwacher, e il Premio del pubblico alla Quinzaine, è stato vinto da un film di cui si è parlato come una delle belle sorprese di Cannes 2025: The President’s Cake dell’iracheno Hasan Hadi.

Premio speciale al cinese Bi Gan per Resurrection e miglior corto a I’m Glad You’re Dead Now del palestinese-iraniano Tawfiq Barhum.

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