Il re che sfidò Hitler e lo beffò: Haakon VII, sovrano della resistenza norvegese

Haakon VII, re di Norvegia dal 1905, divenne simbolo della resistenza contro il nazismo rifiutando di collaborare con Hitler e guidando il suo popolo dall’esilio a Londra. Rientrò trionfalmente a Oslo nel 1945, incarnando i valori di dignità, democrazia e libertà.

Il re che sfidò Hitler e lo beffò: Haakon VII, sovrano della resistenza norvegese
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5 Giugno 2025 - 15.01 Culture


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Il 7 giugno 1940 il re di Norvegia, Haakon VII, lasciava il suo Paese occupato dai nazisti e si rifugiava a Londra, dove avrebbe continuato a combattere simbolicamente e politicamente contro l’invasore. Esattamente cinque anni dopo, il 7 giugno 1945, rientrava trionfalmente a Oslo tra due ali di folla, accolto da un popolo che non aveva mai smesso di considerarlo il cuore della propria identità nazionale. È la storia di un sovrano eletto dal popolo, che rifiutò di piegarsi a Hitler e divenne un simbolo silenzioso ma potentissimo di resistenza, fierezza e rettitudine morale.

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Haakon VII, nato Carlo di Danimarca nel 1872, divenne re nel 1905, quando la Norvegia, dopo quasi un secolo di unione con la Svezia, scelse di diventare uno Stato autonomo. Un referendum popolare sancì la volontà di mantenere la monarchia, e il giovane principe danese, legato alla corona britannica per aver sposato la principessa Maud, figlia di Edoardo VII, fu invitato a salire sul trono. Accettò solo a patto che la sua nomina fosse sostenuta democraticamente, e scelse di assumere il nome Haakon VII, in omaggio ai re norvegesi del passato, affermando così un’identità nazionale solida e consapevole. L’incoronazione si tenne nella cattedrale di Trondheim il 22 giugno 1906, ma fin dai primi giorni di regno il legame tra la famiglia reale e il popolo fu costruito con gesti concreti: viaggi in tutto il Paese, uno stile di vita sobrio, un senso profondo della responsabilità costituzionale.

Durante la prima guerra mondiale mantenne la Norvegia in una posizione di neutralità. In politica interna, nel 1928, compì un gesto rivoluzionario per l’epoca nominando il primo governo laburista, segno della sua apertura istituzionale. Alla fine degli anni Trenta, però, l’Europa tornava a precipitare nell’incubo della guerra. Nel 1938 Haakon perse la moglie Maud e, poco dopo, la minaccia del nazismo si fece concreta anche per la Norvegia.

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Il 9 aprile 1940 Hitler ordinò l’invasione del Paese scandinavo. Con un’azione fulminea, le truppe tedesche occuparono Oslo, ma non riuscirono a catturare né il re, né la famiglia reale, né i membri del parlamento. Il Führer pretese che Haakon nominasse come primo ministro Vidkun Quisling, leader filonazista che si era autonominato capo del governo, ma il sovrano si rifiutò. Sfuggì a due trappole a Elverum e, con il sostegno unanime del governo legittimo, dichiarò che avrebbe continuato la lotta contro l’occupazione. Poco dopo, lanciò alla radio un appello accorato al popolo norvegese, invitandolo alla resistenza. I pieni poteri gli furono conferiti dallo Storting per tutta la durata del conflitto e Haakon, con dignità e fermezza, divenne un punto di riferimento morale per un’intera nazione.

Nemmeno i tentativi di Quisling di offrirsi come collaboratore fedele al re riuscirono a scalfirne la coerenza. Quando l’ambasciatore gli trasmise il messaggio, Haakon lo accolse con un silenzio glaciale e poi gli voltò le spalle. I tedeschi tentarono allora la strada dell’intimidazione e bombardarono il villaggio di Nybergsund, dove si trovavano il re e il suo governo. Ma anche in quel caso il sovrano riuscì a salvarsi, rifugiandosi nei boschi. Con ogni via ormai compromessa, Haakon salpò per l’Inghilterra. Il 7 giugno 1940 raggiunse Londra, portando con sé il governo legittimo.

Da quel momento, e per tutta la durata del conflitto, divenne la voce e il volto della Norvegia libera. Attraverso le trasmissioni radiofoniche della BBC parlava direttamente ai suoi concittadini, infondendo coraggio e determinazione. In patria, le monete coniate durante il suo regno venivano cucite nei vestiti, come simbolo silenzioso di fedeltà a quel re imprendibile. I soldati norvegesi combatterono al fianco degli Alleati, mentre Haakon rimaneva il punto di riferimento spirituale del popolo.

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Come riporta Marco Patricelli sull’ Agi, con la fine della guerra e la caduta del Terzo Reich, Haakon tornò in Norvegia esattamente cinque anni dopo il suo esilio. Era il 7 giugno 1945 e Oslo lo accolse con un entusiasmo travolgente. Visitò il Paese in lungo e in largo, osservando con i propri occhi le ferite materiali e morali lasciate dall’occupazione, ricucendo attraverso la sua sola presenza il tessuto lacerato della nazione. Vidkun Quisling fu processato e condannato per tradimento, crimini di guerra e collaborazionismo. Venne fucilato il 24 ottobre 1945 presso la fortezza di Akershus, la stessa dove era stato imprigionato. La pena di morte, abolita nel regno di Svezia-Norvegia nel 1815, era stata temporaneamente reintrodotta dal governo in esilio durante la guerra. Anni dopo, la Corte Suprema riconobbe l’incostituzionalità di quelle condanne capitali, inclusa quella di Quisling, e concesse un risarcimento morale alla vedova.

Haakon VII si spense il 21 settembre 1957, all’età di 85 anni. Aveva regnato per 52 anni, attraversando guerre, crisi e cambiamenti storici profondi, senza mai perdere la stima e l’affetto del suo popolo. In un secolo segnato da monarchie crollate e dittature feroci, fu un re amato e integro, un sovrano moderno che seppe incarnare i valori più alti della democrazia, del coraggio e della dignità nazionale. Un uomo che non si piegò mai e che seppe far brillare, nella notte dell’occupazione, la fiaccola della libertà.

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