di Alessia de Antoniis
Ci sono album che diventano la colonna sonora di un’epoca. E poi ci sono dischi che, quarant’anni dopo, continuano a suonare dentro le persone. “La vita è adesso” non è solo un long seller da quattro milioni e mezzo di copie, il più venduto di sempre in Italia. È una linea di faglia emotiva, un vinile che spaccava il cuore e oggi si ricuce in uno studio romano, con suoni nuovi ma la stessa voce: quella di Claudio Baglioni. Che per l’anniversario non si limita a rieditare: reinterpreta. Risuona. Ricanta. Reinventa.
Alla conferenza stampa al Rome Cavalieri, che anticipa il lancio del progetto “La vita è adesso, il sogno è sempre”, Baglioni si presenta con il consueto aplomb ironico. Lo fa davanti a giornalisti, musicisti, amici e complici di una vita, trasformando quella che poteva essere un’operazione nostalgia in un atto creativo pieno.
“Doveva avere un altro titolo questo disco, quarant’anni fa. Il titolo provvisorio era Un bar sulla città. Dopo aver composto le musiche, che arrivavano con facilità, dovevo diventare paroliere. Qui ci sono sempre stati dei seri problemi per unire la mia parte di compositore con quella di autore.”
Quel bar, in realtà, esisteva. Ed era lo Zodiaco, accanto all’Osservatorio di Monte Mario. “Ogni giorno per due mesi e mezzo salivo dopopranzo con un quaderno, un pennarello e un evidenziatore. Ordinavo un gelato al cioccolato con doppia panna, una bottiglia d’acqua naturale e un buon caffè. Scrivevo. Restavo finché il sole non tramontava. E se avevo combinato qualcosa di buono, mi offrivo un bicchiere di spumante. Guardando quella città così lontana e viva, mormorai: ‘Evviva la vita. La vita è adesso.'”
Un titolo che, per Baglioni, è un climax. “La vita è adesso è il momento in cui tutti questi ‘orchestrali’ suonano insieme il punto più importante. Ma il sottotitolo nascosto era ‘Il sogno è sempre’, perché la vita da sola non regge: non c’è un attimo degno di essere vissuto se non c’è la possibilità di sognarlo.”
E proprio in quell’equilibrio tra sogno e concretezza nasce il nuovo progetto. Baglioni torna negli studi del Forum Music Village e registra tutto dal vivo, in analogico, con i musicisti insieme, come una volta. Il risultato è un doppio album pubblicato da Sony Music Italy, e un cofanetto speciale prodotto da Sony Legacy, in tiratura limitata di mille copie, che contiene vinile, cartolina autografata e un libro illustrato da Emiliano Ponzi.
“Non amo le celebrazioni, sembrano commemorazioni, anche se l’autore è vivo. Sony avrebbe comunque rieditato l’album, sarebbe stata una “romanella”. Ma io mi sono accorto che queste dieci canzoni avevano maturato nuove sonorità attraverso i concerti.”
Baglioni parla anche del 1985, l’anno in cui tutto accadde. “Il 1985 è stato un anno curioso. Il 6 gennaio, alla finale di Fantastico, ‘Piccolo Grande Amore’ vinse il concorso per la canzone del secolo. Ero davanti alla televisione e, come gli allenatori quando la loro squadra segna, non mostrai segni di gioia. Uscii a portare fuori i miei due pastori tedeschi, quelli resi famosi dalla copertina di ‘E tu come stai?’. Mentre camminavo iniziò perfino a nevicare. Era un segno. Ma io non l’avevo ancora capito.”
Poi arrivò Sanremo. ” Pippo Baudo decise di consegnare il premio durante il suo Festival di Sanremo. Arrivai a cantare, voce e pianoforte, in un festival che era già drogato dal playback da 5-6 anni. Da quella occasione, nell’edizione successiva i cantanti ricominciarono a cantare con le basi, e l’anno seguente rispolverarono persino l’orchestra.”
Infine, Londra. ” Finii l’album a Londra. L’ultimo brano lo si finisce sempre alle 9 di mattina mentre quello che deve fare il mastering sta aspettando. Tornai a Fiumicino con un’ora di sonno e una cassetta da ascoltare. Durante il viaggio con due amici, dopo l’ascolto dissi: ‘Ho fatto un disco orrendo. Ci sono troppe parole, non ci sono ritornelli, non sarà un disco popolare.’ Invece sono stato smentito: dei miei 30 album è quello che ha avuto più successo.
Oggi quel disco rinasce. Non solo in musica, ma in immagine. Il fotografo Toni Thorimbert, autore dello scatto del 1985, ne firma una nuova versione. “Non mi ero reso conto di quanto quella foto fosse diventata parte della vita delle persone. Riaprirla è stato come rivedere un familiare.”
Nel 2026 partirà il Grand Tour “La vita è adesso”, ispirato ai viaggi culturali del XVIII-XIX secolo. Quaranta tappe nei luoghi simbolo della bellezza italiana, da fine giugno a settembre. L’anteprima sarà a Lampedusa il 27 settembre 2025. Poi via con la prevendita il 29 settembre e la vendita generale il 2 ottobre. “Dopo 15 anni torno a fare concerti negli spazi all’aperto. Vogliamo vedere com’è messo il nostro paese, con quali emozioni si possono ancora vedere certi luoghi. Ogni concerto avrà caratteristiche diverse perché cambieranno i siti. La caratteristica principale è l’anteprima nazionale del 27 settembre a Lampedusa, un posto a me molto caro.”
Con “La vita è adesso. Il sogno è sempre”, Claudio Baglioni non celebra. Narra. Non si racconta: si riscrive. Ritorna al gesto artigiano del suonare insieme, del riascoltare con cura. In un tempo di remix e algoritmi, sceglie la via più faticosa e più autentica: quella analogica. E lascia che siano le sue canzoni a parlare ancora. Con più verbi. Più voci. Più vita. Perché la vita è adesso. E il sogno, sempre.