Fuorilegge per amore: Rose Villain guida il Roma Pride 2025
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Fuorilegge per amore: Rose Villain guida il Roma Pride 2025

Roma Pride 2025 sfila con Rose Villain: il 14 giugno, una marcia fuorilegge contro le esclusioni. E una parola finale: unione.

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Leo Gassmann, Roberto Gualtieri, Mario Colamarino inaugurano la Pride Croisette
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Alessia de Antoniis Modifica articolo

14 Giugno 2025 - 16.31


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di Alessia de Antoniis

«Ogni diritto negato a qualcuno è un diritto negato a tutti». Con questa frase, Rose Villain ha accettato il ruolo di madrina del Roma Pride 2025 ed è pronta a guidare la Grande Parata del 14 giugno.

Il corteo partirà sabato 14 giugno alle ore 16 da Piazza della Repubblica e percorrerà via Cavour, Piazza dell’Esquilino, via dei Fori Imperiali, Colosseo, fino all’area delle Terme di Caracalla, sede della Pride Croisette. Un percorso iconico, ridefinito per adattarsi a una città in continua trasformazione, tra giubilei e lavori in corso, ma sempre con la stessa direzione: avanti.

Fuorilegge. Ma da che legge?

Il tema scelto per questa edizione è “Fuorilegge”. Un termine che ha tutta l’energia del paradosso: non si tratta di un’autoaccusa, ma di una rivendicazione. Fuori dalla legge, sì, se la legge non vede, se non ascolta, se cancella. Lo ha spiegato bene Mario Colamarino, portavoce storico del Coordinamento Roma Pride:
«Chi oggi è considerato fuori legge, spesso è semplicemente fuori da un sistema normativo che non lo riconosce. Ma noi non accettiamo questa esclusione. La parola che deve restare, alla fine della parata, è una: unione. E unione significa non lasciare indietro nessuno».

La conferenza stampa, moderata da Lavinia Farnese, direttrice di Cosmopolitan, ha riunito protagonisti della scena queer, artisti, attivisti e partner istituzionali. Presente anche Rose Villain, madrina del Roma Pride 2025. Un’artista che non ha mai fatto mistero del suo impegno e che ha scelto di essere non solo testimonial, ma corpo politico:
«Sono qui per usare il mio privilegio. Perché ci sono persone che questo privilegio non ce l’hanno. Perché ho vissuto a New York, dove il Pride è nato, e so che non è così ovunque», ha detto Rose Villain.
«Se oggi essere fuori legge significa amare, vivere e manifestare, allora dobbiamo esserlo tutti».

Rose Villain sarà la voce, il corpo e il volto di un Pride che non si accontenta di esistere, ma reclama spazio. Arriverà via Stargate sul carro di Muccassassina, attraverserà la città come una rockstar queer lanciata su Marte e canterà in piazza con la sua estetica cyber-pop e un messaggio:
«Io sto dalla parte dei fuorilegge. Perché spesso è la società a essere rimasta indietro rispetto alla legge dell’amore».
E aggiunge: «La musica è sempre stata la mia cura. Ora voglio che sia anche la vostra. Per questo sono qui».

Accanto a lei, BigMama, Ditonellapiaga, Francesca Michielin e decine di DJ e performer che animeranno l’Official Pride Party.

Ma quale pezzo della comunità LGBTQIA+ resta ancora ai margini del Pride? Qual è il diritto negato che brucia di più?

La risposta è stata chiara:
«La comunità trans è ancora la più esclusa, quella più invisibile. Lo è nei diritti, nel linguaggio, nei media. E lo è anche nel Pride. Lo diciamo con dolore. In Italia assistiamo a un attacco ai percorsi di affermazione di genere per i minori. È il segnale di un Paese che preferisce cancellare invece che riconoscere.
La parola che deve restare è unione. Che significa proteggere i minori trans, le famiglie queer, chi non ha ancora avuto la forza di dire chi è, chi non è rappresentato da un documento, chi viene espulso da ogni scena: sociale, politica, mediatica».

L’edizione 2025 sarà la prima a vedere sfilare il carro del Municipio XI accanto a quello del Coordinamento Roma Pride, insieme alla delegazione Diplomats for Equality, composta da rappresentanze di Germania, Canada, Olanda, Messico e Québec. Un messaggio netto: i diritti civili non sono un capriccio locale, sono una questione globale. E se da un lato si sfila a Roma, dall’altro si guarda a Budapest, dove i Pride vengono repressi, ma dove gli attivisti italiani saranno presenti con una delegazione.

«Chi partecipa al Pride ungherese rischia sanzioni e perfino il carcere. Ma non possiamo tirarci indietro. Perché quello che succede lì riguarda anche noi», è stato sottolineato in conferenza stampa.

Non sono mancati riferimenti ai conflitti interni e alle critiche: la questione palestinese, le accuse di pinkwashing, la presenza di più cortei nella stessa città. Ma la linea del Coordinamento è netta. Stefano Mastropaolo, responsabile dei partner, ha parlato con franchezza:
«Non parliamo di sponsor, ma di partner veri. Non ci basta una bandiera arcobaleno sventolata a giugno. Pretendiamo azioni concrete, impegni costanti. E chi lavora con noi lo sa».

Quanto alla Palestina, il messaggio è stato inequivocabile:
«Il Coordinamento Roma Pride ha preso posizione a ottobre, e non da oggi. Abbiamo firmato una lettera con tante altre realtà queer a sostegno della popolazione civile di Gaza. Non accettiamo di essere strumentalizzati da chi arriva all’ultimo minuto a chiederci cosa pensiamo, quando noi ci siamo sempre stati».

In un tempo in cui le libertà vengono normalizzate a parole ma limitate nei fatti, il Roma Pride 2025 non chiede il permesso: scende in piazza. Per chi è ancora invisibile. Per chi è stanco di aspettare. Per chi ha deciso da che parte stare.

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