Un film on the road: il nuovo “viaggio” cinematografico di Eleonora Danco
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Un film on the road: il nuovo “viaggio” cinematografico di Eleonora Danco

L’attrice, regista e drammaturga romana torna con un lungometraggio focalizzato sullo scontro tra mondo degli adulti e la capacità di serbare in sé il fanciullino, alla ricerca di un senso dell'esistere. Incontro con l’autrice

Un film on the road: il nuovo “viaggio” cinematografico di Eleonora Danco
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

15 Giugno 2025 - 23.00


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Sarà proiettato lunedì 16 giugno alle ore 21,00, al Cinema Tibur di Roma, n-Ego, film diretto da Eleonora Danco, autrice anche del soggetto e della sceneggiatura, quest’ultima scritta insieme a Marco Tecce che ha curato il montaggio e scelto le musiche. Presentata in concorso all’ultimo film Festival di Torino, la pellicola vede la partecipazione di Elio Germano, Filippo Timi, Antonio Banno’, che affiancano la regista – raffigurata in crisi creativa ed esistenziale – in un viaggio attraverso i suoi struggimenti e allucinazioni. Travestita da manichino De Chirichiano, alla ricerca di un senso della vita, Eleonora Danco compone un mosaico emotivo fatto di pezzi di vita attraverso un linguaggio tragicomico, tanto si ride quanto ci si commuove, invitando a riflettere sul caos della vita adulta attraverso immagini evocative e un ritmo incalzante, impattante. In questo suo itinerario per le strade, per scorci anche mozzafiato, incontra così personaggi di diversa provenienza, poveri, ricchi, giovani, vecchi, cosiddetti falliti o realizzati. Per meglio comprendere le tematiche alla base di questa particolare esperienza artistica, abbiamo intervistato la regista.

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Come nasce n-Ego? Da quale vissuto prende forma?

n-Ego, fa parte della trilogia iniziata con N-CAPACE, il mio primo film, vincitore di due menzioni speciali al Film Festival di Torino nel 2014, candidato ai David di Donatello, Nastri d’argento, vincitore del ciak d’oro e altri premi. Si può vedere su Rai Play. N-CAPACE trattava di anziani e adolescenti, due età agli estremi, n-Ego tratta del modo degli Adulti. 

Quanto è importante per un artista la negazione di sé, il saper rinunciare, come accade nel film, in cui lei appare con il volto coperto da una calza e una cartuccera di sonniferi sul petto, alla propria immagine per far emergere l’epifania dei personaggi?

È stata una scelta artistica, che grazie al montaggio di Marco Tecce ha preso la forma desiderata. Per un’artista non ci sono regole, ognuno si pone rispetto al proprio lavoro alle proprie creazioni come vuole. La mia è stata una scelta molto chiara dall’inizio, fare un film contro l’intelletto, contro ogni forma di spiegazione. Il personaggio non sa di avere la calza sul volto o di andare in giro con una flebo di sonnifero. Rappresenta il suo stato interiore profondo. Una lotta con i propri limiti e una scelta anche teppistica di opporsi al quotidiano della vita, senza mai perdere il rapporto con la fanciullezza, che caratterizza tutto il film. I pezzi di vite degli altri personaggi diventano le strade dove lei inciampa, errando senza tempo. 

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In che modo è stata influenzata, nella genesi e nella realizzazione di quest’opera, dall’eterno immaginario mitico e fiabesco sotteso al cinema come a ogni altra forma d’arte?

Dentro questo film c’è tutto il mio modo di percepire la realtà, le immagini continue che mi arrivano da tutto.  La cosa che più m’ispira è la pittura e la musica. Vengo dal disegno. E ho trasferito i disegni che facevo da giovanissima alla scrittura alla drammaturgia, e all’immagine.

Com’è avvenuta la scelta delle location, le strade di Roma, Terracina, Sperlonga, protagoniste di questa sorta di esilio laziale?

Sono luoghi che ho scelto uno ad uno, non c’è una immagine nel film che non mi appartenga. Le strade, sia di Roma che al mare tra Terracina e Sperlonga dove ho trascorso l’adolescenza, volevo che fossero sospese. Tanto potenti quanto volanti. Come in un sogno. 

Il film dà il via a una danza di cura, attraverso cui vite sofferenti si rivelano nel loro autentico splendore. La valenza catartica dell’arte è dunque elemento imprescindibile per districarsi nel labirinto dell’esistenza?

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Sì, penso di sì. Questo film ti arriva in modo diretto, è come una musica o dei quadri che si susseguono. La più grande felicità è vedere quanto piaccia ai giovani, quanto arrivi al pubblico. Vi aspetto in sala lunedì 16 giugno al Tibur alle 21:00. Insieme a me ci sarà a presentare il film la bravissima Claudia Gerini.

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