di Alessia de Antoniis
Polignano a Mare, 31 luglio e 1 agosto 2025. Al tramonto, quando il sole si nasconde dietro le scogliere e il mare si veste d’ombra, accade qualcosa di unico: Odisseo torna. Non per davvero, ma quanto basta a ricordarci chi siamo. È la terza edizione de Il mio nome è Odisseo, spettacolo ideato da Maurizio Pellegrini e prodotto da Epos Teatro, che da tre anni trasforma Cala Paguro in un palcoscenico naturale dove mito, rito e parola antica si fondono nel presente.
Un unicum teatrale a livello internazionale, Il mio nome è Odisseo è un format unico che porta il teatro antico direttamente sul mare. Un caso raro nel panorama internazionale del teatro site-specific. Il pubblico, posizionato sulle rocce e sulla riva, non assiste: partecipa. Si fa popolo dei Feaci, testimone e protagonista dell’accoglienza dell’eroe naufrago. Odisseo arriva dal mare su un gozzo a vela, accolto da Nausicaa, Alcinoo e da un’intera comunità. E in quell’arrivo, carico di senso, c’è tutto: la bellezza del gesto, la sacralità dell’ospitalità, il ritorno come archetipo umano.
Lo spettacolo, parte della rassegna Ad Libitum (giunta all’XI edizione), è gratuito e privo di barriere architettoniche. Nasce da un’intuizione potente: fare del rito collettivo legato alla processione marittima di San Vito, patrono di Polignano, il punto di partenza per un racconto epico e contemporaneo. Pellegrini, attore, regista e musicista, ha immaginato il teatro come dispositivo comunitario e ha trasformato un luogo naturale in spazio scenico. Non c’è sipario, non c’è quinte: c’è il mare.
“Abbiamo bisogno di ritrovare la dimensione del prossimo” ha dichiarato Pellegrini durante la conferenza stampa al MIC, “di tornare ad ascoltare, imparare ad accogliere. Se possibile, essere qualcosa per qualcun altro”. E ha aggiunto: “Il silenzio a ogni rappresentazione è qualcosa che non ci aspettavamo, neanche alla prima edizione. È un silenzio più profondo persino di quello che accompagna la storica processione di San Vito. Un silenzio che è teatro vero”. Questo silenzio è la misura più esatta della riuscita: non celebrazione, ma comunione.
Il cast 2025 conferma e potenzia l’impianto: Sax Nicosia, attore tragico dalla voce possente e dal corpo consapevole, è un Odisseo intenso e misurato. “Recitare qui non è come altrove” ha detto, “perché il pubblico ti incontra il giorno dopo, per strada, e ti racconta cosa ha sentito, cosa ha capito. Questo è teatro. Questo è comunità”. Marta Lucini è Nausicaa, con una vocalità che vibra tra forza e dolcezza. Michele Basile, volto noto del web e attore capace, restituisce ad Alcinoo una umanità paterna e ferma. Pellegrini stesso è Demodoco, cantore cieco e coscienza poetica dello spettacolo. Completano il cast Leonardo Lattarulo (nocchiere), Jonathan Della Marianna (launeddas), Davide Chiarelli (percussioni). I costumi di Donato Didonna e i movimenti coreografici di Ileana Pace amplificano la forza evocativa delle immagini. Le musiche, invece, sono un viaggio nel viaggio: launeddas, percussioni, sonorità arabe, greche, napoletane, sarde. Una koinè sonora del Mediterraneo.
Ma Il mio nome è Odisseo non è solo teatro. È un progetto culturale complesso e poetico, che dialoga con le istituzioni (Regione Puglia, Ministero della Cultura, Comune di Polignano a Mare), con il turismo, con l’identità territoriale. Ha rappresentato la Puglia a Osaka, è stato presentato alla BIT, è diventato uno dei simboli della destagionalizzazione culturale. E non a caso, nel triennio 2025-2027, Odisseo approderà ogni anno in un porto diverso della regione, costruendo una rete itinerante che attraversa la Puglia come un canto epico.
“Non volevamo un evento che usasse il territorio, ma un progetto che partisse dal territorio” ha ribadito Pellegrini. Ed è su questo che si fonda la forza di Epos Teatro, compagnia pugliese nata nel 2010 e oggi tra i soggetti FNSV del Ministero della Cultura. In un tempo in cui si fa spettacolo senza fare teatro, Il mio nome è Odisseo torna a dire che l’arte può essere radicamento, pedagogia, cittadinanza. Che la scena può nascere anche dove non c’è un palcoscenico, se c’è una visione. E la visione c’è.
Tra le voci intervenute alla conferenza anche quella di Aldo Patruno, Direttore Generale del Dipartimento Turismo e Cultura della Regione Puglia: “Questo progetto non è nato per intercettare fondi pubblici. Sono stati i contenuti forti a generare il nostro sostegno. Ed è raro.” Ha poi aggiunto: “È un caso in cui non sono le risorse pubbliche a costruire il progetto, ma un progetto autentico che chiama il pubblico a sostenerlo. Per questo merita un posto stabile nella nostra politica culturale.” Un riconoscimento non da poco, in una stagione in cui la cultura deve spesso travestirsi da intrattenimento per ottenere attenzione.
Anche la consigliera regionale Antonella Laricchia ha ribadito il ruolo centrale delle giovani realtà culturali nel disegnare il futuro: “Iniziative come questa non hanno un effetto solo sul calendario eventi, ma sul tessuto vivo del territorio, sulla partecipazione, sull’educazione del pubblico”. E Il mio nome è Odisseo sembra davvero essere questo: una forma di educazione sentimentale collettiva.
In un tempo in cui il teatro lotta per l’attenzione, Il mio nome è Odisseo lascia parlare il mare, la pietra, la luce. Ed è in questo ascolto che si fa teatro vero.