La Notte dei Serpenti 2025: edizione da record con partnership Rai
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La Notte dei Serpenti 2025: edizione da record con partnership Rai

Il concertone di Enrico Melozzi torna a Pescara: tradizione abruzzese e musica popolare in prima serata su Rai2

Il 20 luglio allo Stadio del Mare di Pescara la 3a edizione de La Notte dei serpenti - Enrico Melozzi - di Alessia de Antoniis
Marco Marsilio - pres. Regione Abruzzo - Maestro Enrico Melozzi
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24 Giugno 2025 - 16.47


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di Alessia de Antoniis

Il 20 luglio torna allo Stadio del Mare di Pescara La Notte dei Serpenti, il grande concerto ideato e diretto dal Maestro Enrico Melozzi per celebrare la tradizione musicale abruzzese. La conduzione è affidata ad Andrea Delogu, mentre la Rai conferma la messa in onda in prima serata su Rai2.

La vera svolta del 2025 è che la Rai entra come co-produttrice dell’evento. “Quest’anno la Rai partecipa anche economicamente”, ha spiegato Melozzi durante la conferenza stampa. “Cura le riprese, la regia, la presentatrice. È una vittoria incredibile: stiamo trasformando in partnership quelli che fino all’anno scorso erano solo aiuti”.

Il Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio ha sottolineato come l’evento sia cresciuto rapidamente: “Continua a crescere ‘La notte dei serpenti’. In tre anni abbiamo fatto tanta strada, grazie in particolare all’estro e alle capacità del maestro Melozzi, che ha saputo appassionare e far appassionare a questo progetto”.

Marsilio ha evidenziato anche l’importanza del sostegno istituzionale: “L’Abruzzo e tutta l’Italia cantano e danzano al ritmo delle note della ‘Notte dei serpenti’ e noi ci aspettiamo, il 20 luglio a Pescara, un altro pienone”.

Il Presidente ha anche messo in luce il valore culturale profondo dell’iniziativa: “Non è l’evento che dura una giornata, con una decina di artisti famosi. Questo è un progetto più ampio di rivitalizzazione di una tradizione artistica, musicale, coreutica, che passa attraverso un lungo lavoro di preparazione anche di semina sul territorio”.

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Il Sindaco di Pescara Carlo Masci ha rimarcato il ruolo strategico della città: “Credo che la grande intuizione del maestro sia stata quella di coniugare le tradizioni abruzzesi con la modernità della città di Pescara, con la capacità di attrarre turisti e con la sua effervescenza”.

“Pescara è la città vetrina dell’Abruzzo, la più moderna, la Miami d’Abruzzo”, ha aggiunto Masci, sottolineando come l’evento rappresenti una sintesi perfetta tra tradizione e innovazione.

Il cast, ancora top secret, promette di essere spettacolare, come ha anticipato Melozzi: “Abbiamo degli incredibili”.

Ma più del cast, colpisce la partecipazione popolare. Melozzi ha raccontato un episodio significativo: “Il teatro di Atri era vuoto. Ho messo un post su Facebook annunciando una prova aperta, e si è riempito in poche ore. Centinaia di persone sono rimaste fuori e protestavano. Alla fine le abbiamo fatte entrare… sul palco. Una cosa del genere, in un centro di provincia, ti fa sognare”.

Centrale anche il tema della sostenibilità economica. “In genere le manifestazioni nascono con fondi pubblici e poi i costi lievitano. Noi invece stiamo cercando sponsor e partner per rendere l’evento autonomo. Stiamo abbassando i costi pubblici. È raro, ma ce la stiamo facendo”.

Si parla spesso del “turismo delle radici” e la musica è un vettore per tornare ai territori. Quelli che lei chiama costi pubblici sono finanziamenti alla cultura. In tempi di tagli, voi li recuperate tramite la RAI che diventa partner. Ma continuando a tagliare, la cultura non rischia di diventare un lusso per pochi e non un’infrastruttura reale?

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Io penso che sia esattamente il contrario. Fino a oggi, in Abruzzo, credo che non ci siano stati quasi mai progetti veramente culturali. Semmai progetti che sono stati solo costi. Parliamo dei premi, per esempio. Che impatto culturale può avere un premio che viene dato a un Vip che viene una sera, si fa due foto e se ne va? Quella è cultura? Cultura significa trasmettere una mentalità, un’impostazione, creare un immaginario, riverberarsi nella società anche mesi, anni dopo che viene fatto un evento.

Cultura significa cambiare la mentalità dei giovani che fino all’altro giorno cantavano Mahmood e quest’anno cantano Marrocche e Frusce. Quest’anno i ragazzini di sei anni si vestono con gli abiti folcloristici perché sono fighi, mentre fino a due o tre anni fa non lo facevano perché erano degli sfigati. Questo vuol dire fare i progetti culturali.

Io parlo sempre di riverberazione. Quando c’è una riverberazione, una eco che dura per giorni, settimane, mesi e anni, allora vuol dire che è un evento culturale. Per quanto mi riguarda, se fossi assessore della cultura, farei una “cesata”, come si dice in Abruzzo.

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Non voglio mettermi in competizione con gli altri, anche perché sconsiglio a chiunque di mettersi in competizione con me su questa materia… e scusate la saccenza, ma i numeri mi consentono di parlare così… ma vorrei dare un consiglio: iniziate a ragionare col cuore. Basta  copiare format. Basta chiamarmi per darmi i premi. Io non li accetto i premi. Non mi interessano. A me interessano i giovani, gli anziani, la cultura popolare, la musica classica, la musica di alto livello. Il resto sono solo chiacchiere”.

Lei conosce bene Sanremo. Quanto spazio c’è nel mainstream per questo tipo di musica?

Il mainstream una volta era sinonimo di altissima qualità. Con gli anni è diventato sinonimo di trash. C’è una speranza, secondo me, che possa ritornare la grande qualità. La Notte dei Serpenti l’anno scorso ha avuto punte del 13%, d’estate, su Rai 2, rete che ha una media del 5%. Il picco è arrivato su un mio brano inedito, scritto proprio per ricordare la morte di un ragazzo ucciso a Pescara un anno fa. E in dialetto. Che vuol dire? Che se tu costruisci una trasmissione, il picco non è detto che te lo faccia il grande ospite, ma magari la canzone nuova.

Se cambi la mentalità piano piano, poi tutti apprezzeranno la cultura. Però bisogna lavorarci sodo e senza compromessi, altrimenti è finita.

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