In un libro vita e canzoni di Francesco Guccini, il più amato dei cantautori
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In un libro vita e canzoni di Francesco Guccini, il più amato dei cantautori

Lo hanno scritto i decani Sassi e Semellini, con capitoli sui suoi musicisti e colleghi, oltre che passare in rassegna i dischi e le canzoni.

In un libro vita e canzoni di Francesco Guccini, il più amato dei cantautori
Francesco Guccini
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9 Luglio 2025 - 11.05


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di Giordano Casiraghi 

Un nuovo libro dedicato a Francesco Guccini, lui che di libri ne ha scritti vari e a un certo punto della sua esistenza è diventato più attivo come scrittore che come cantautore. Il libro uscito per Rizzoli Lizard è stato scritto da Claudio Sassi e Odoardo Semellini, “Siamo quello che non resta” (240 pagine, 18€). Una lettura che va via in scioltezza, utilizzando le stesse parole di Guccini ricavate da varie interviste. Vari capitoli per percorrere la storia musicale ma anche umana dell’artista. Niente di meglio che scoprire il contenuto del libro rivolgendo alcune domande ai curatori del volume, Sassi e Semellini.

Partiamo dal titolo. Ha una spiegazione? 

Il titolo, scelto dalla casa editrice, è una citazione a metà strada tra le parole alla fine di “Incontro” (“Siamo qualcosa che non resta”) e il titolo della canzone “Quello che non…”.

L’asso nella manica è la prefazione di Riccardo Bertoncelli, colui che può vantare una citazione nella canzone “L’avvelenata”. Come l’avete convinto?

Glielo abbiamo chiesto per caso, in auto, mentre andavamo a Varese per una serata dedicata a Fabrizio De André. Non abbiamo dovuto convincerlo, perché con Riccardo c’è un rapporto di stima e amicizia da diverso tempo. Anzi, se non glielo avessimo chiesto ci avrebbe tenuto il muso…!

A proposito sapete se Guccini ha avuto occasione di leggere il libro e che impressione ne ha avuto?

Il libro è stato spedito qualche giorno fa, sappiamo che l’ha ricevuto e la moglie Raffaella lo sta leggendo con lui e ci ha comunicato che gli sta piacendo. 

Nella sua lunga carriera Guccini ha rilasciato numerosissime interviste, ne avete ascoltate tantissime, tante altre mancano all’appello. Sarebbe cambiato qualcosa se fossero state incluse?

Riuscire a trovare tutte le interviste che Francesco ha rilasciato negli anni è un’impresa titanica, probabilmente impossibile. Però crediamo che non sarebbe cambiato molto. Da una parte, le interviste reperite coprono un arco di tempo di oltre mezzo secolo; dall’altra Guccini è una persona che è rimasta fedele a se stessa negli anni, senza indulgere alle mode del momento. Poi ovviamente qualcuno potrà dirci “eh manca questa, manca quella”, ma crediamo di aver fatto un buon lavoro sia di ricerca che di sintesi.

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L’argomento base di ogni capitolo è stato pensato prima della lettura delle interviste?

Sì, ci siamo basati sui temi ricorrenti della sua poetica, in letteratura e in canzone. Poi in corso d’opera qualche tema è stato leggermente rivisto o è confluito in un altro. Potrebbe stupire la mancanza, nell’indice, della voce “Radici”: l’avevamo prevista, poi ci siamo resi conto che il tema permea tutta la poetica gucciniana e pure nelle sue interviste ritorna continuamente. Esagerando, ma solo un poco appena, questo libro si poteva intitolare “Radici”!

In ogni caso si procede come nel caso di una biografia dove entrano i percorsi cominciando dagli inizi. C’è qualche argomento che vi ha particolarmente appassionato dell’artista?

Già tempo fa avevamo scritto un libro sulla carriera artistica dal vivo di Guccini, e siamo riusciti a ripescare diversi materiali e alcune testimonianze di quando ancora suonava in un gruppo musicale modenese, i Gatti, intorno ai vent’anni. Curiosare intorno agli esordi degli artisti ci è sempre piaciuto parecchio. Anche il periodo delle Osterie della Dame è molto interessante.

Ci sono capitoli dove vengono trattati i suoi amici e i suoi musicisti, alcuni li avete sentiti per l’occasione?

In questo caso no, ma li avevamo interpellati in altri nostri lavori. Alcuni frammenti di interviste precedenti sono presenti nel libro.

Avete perfino messo in ordine il mondo amoroso e famigliare del nostro amato Francesco. Cose che non si sapevano. Sarà contento anche di questo capitolo?

Abbiamo la presunzione di credere che possa piacergli. Non abbiamo mai inteso fare del gossip o addentrarci più del dovuto nella sua vita privata e, del resto, il capitolo è quasi unicamente costituito da sue dichiarazioni. Un’eccezione è rappresentata dalla coraggiosa testimonianza della figlia Teresa, che abbiamo inserito in quanto particolarmente intensa ed emozionante.

E un breve capitolo agli amori per i gatti. Avete fatto il conto anche di questi?

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No, i gatti di Guccini sono come le sue interviste: impossibile contarli tutti!

Nel capitolo “In questo ingorgo di vita e di morte” e andando avanti passate in rassegna alcune canzoni assegnandone significati e appartenenze, le più significative?

Guccini anni fa ebbe a dichiarare: “La canzone è il fatto di un momento che serve per altri momenti”. Per questo motivo è difficile dire quali sono le più significative: ogni sua canzone può essere la più rappresentativa in un particolare momento della vita di un ascoltatore. Io, Odoardo, sono molto legato a “Signora Bovary” e a “Culodritto”, perché sono arrivate in un periodo importante e delicato della mia vita. Claudio invece è più amante del primo Guccini. Poi, certo, se vogliamo ipotizzare una sorta di hit parade gucciniana, brani come “Cyrano” e “Incontro” sono senz’altro da podio.

Guccini che interviene nel dibattito politico anche quello recente e parla di destra che diventa regime. Ne avete trovate di interviste nel merito?

Sì, ce ne sono diverse e alcune le abbiamo anche riportate. Non è un segreto per nessuno che Francesco sia dichiaratamente avverso al governo attuale e alla destra italiana in genere, ed era corretto farne menzione.

E Pavana, il ritorno nel 2001, quante volte siete andati a trovarlo lassù?

Tre o quattro, più una al mulino di Chicon. Non abbiamo mai voluto disturbarlo troppo. Ma è sempre un piacere andare a casa di Francesco, con una sala presidiata da una bella libreria e una cucina calda e ospitale. Per tacere della presenza cordiale e premurosa di Raffaella…

In un capitolo parla dei colleghi, di Battiato che non ha mai considerato e Lolli che pur avendolo avuto al suo fianco in tante occasioni non è mai diventato amico, c’è qualcuno che invece lo è stato per Francesco?

Probabilmente il legame personale più forte è quello con Roberto Vecchioni, nato e sviluppatosi al Club Tenco. Si può parlare di una stima affettuosa per Giorgio Gaber, con cui aveva collaborato per lo spettacolo teatrale “Ultimi viaggi di Gulliver”, per De André, Daolio, per lo stesso Lolli, per Capossela.

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In ultimo, i suoi libri e quelli gialli con Machiavelli, la voglia di cinema, ma Guccini è un pigro secondo voi?

Lui si dichiara pigro, ma avercene di pigri così! Tra dischi, libri, fumetti, film “e altre sciocchezze” – direbbe lui – Francesco ha alle spalle una produzione imponente, articolata ed eterogenea.

Cosa avete lasciato fuori?

Tutto quello che finirà, speriamo, in una seconda edizione! Battute a parte, sicuramente qualcosa che ci è sfuggito o abbiamo sottovalutato, ma la ricerca continua. Parafrasando Bertoncelli in una sua considerazione su De André, Guccini ci pare un mondo tanto grande, e dopo questo libro ancora più esteso di quanto ci immaginavamo.

Questo libro si inserisce in una collana Rizzoli Lizard dove lo scorso anno è uscito quello su Fabrizio De André. Sono in arrivo altri titoli?

Abbiamo fatto qualche proposta alla casa editrice, l’estate porterà notizie in merito…

A proposito, siete d’accordo che Guccini e De André sono i grandi padri cantautori della canzone italiana e gli altri vengono dopo?

Difficile dirlo con certezza. Sicuramente sono due nomi di prima grandezza nel panorama della canzone, ma tra i loro colleghi coetanei ci sono artisti come Paolo Conte, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Lucio Dalla… ognuno con le sue caratteristiche uniche e irripetibili. Questa diversità e varietà di stili musicali e testuali è stata per decenni la fortuna del cantautorato italiano. Forse Guccini e De André si distinguono più di altri sul piano del lascito culturale, ma è solo una nostra modesta opinione… E come dicevamo prima per quanto riguarda le canzoni, anche il cantautore stesso può essere preferito ad un altro a seconda del periodo o dell’umore dell’ascoltatore.

Cosa avevano in comune?

Un bagaglio culturale più che notevole, senza dubbio, dovuto a una curiosità insaziabile per il mondo circostante. Poi il gusto per le storie, per il suono e l’etimologia delle parole, la ricerca della perfezione formale, la coerenza di scrivere e cantare solo quando si aveva qualcosa da dire.

Alla fine avevano in comune anche la voglia di regalare poesia.

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