Eolié 2025: cultura e dialogo poltico a Lipari
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Eolié 2025: cultura e dialogo poltico a Lipari

In un inedito dialogo, la cultura unisce maggioranza e opposizione, e rilancia il tema di un confronto politico più civile e costruttivo

A Lipari il Festival d'arte e cultura Eolié 2025 come laboratorio politico - di Alessia de Antoniis
A Lipari la quinta edizione del Festival d'arte e cultura Eolié 2025
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15 Luglio 2025 - 12.00


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di Alessia de Antoniis

Lipari – Nel panorama politico italiano, abituato a scontri dialettici e polarizzazioni estreme, quello che è accaduto a Lipari durante la quinta edizione del Festival d’arte e cultura Eolié 2025 assume i contorni di un piccolo miracolo. Per la prima volta, tre donne della politica di primo piano e di schieramenti diversi – Chiara Braga del Pd, Eliana Longi di Fratelli d’Italia e Giusy Versace di Noi Moderati – si sono ritrovate sullo stesso palco per discutere di “amore e tradimento”, tema dell’edizione di quest’anno.

Il merito va all’avvocato Francesco Malfitano, appassionato d’arte e delle Eolie, che ha saputo creare con il suo festival un format capace di superare le barriere ideologiche. A moderare l’incontro, il direttore di Asca news Gianni Todini, che ha guidato un dibattito dal quale è emerso un fil rouge inaspettato: l’amore per l’impegno verso la comunità come essenza della politica e il tradimento come potenziale motore di cambiamento.

Tre visioni, un denominatore comune

Le tre parlamentari, pur mantenendo le proprie specificità politiche, hanno trovato punti di convergenza significativi. Per Chiara Braga, “l’amore in politica si traduce in cura per il bene comune, per un interesse più alto della propria parte”, mentre il tradimento “non è sempre negativo, ma è necessario e benefico quando serve a resistere e ribellarsi a dittature del potere e regimi oppressivi”.

Giusy Versace ha invece sottolineato come “il tradimento non può identificarsi sempre con il cambiamento ma con la condizione di tenere sempre come rotta maestra l’amore per i propri valori”. Una posizione che trova eco nelle parole di Eliana Longi, secondo la quale “raccogliere le istanze dei cittadini rappresenta l’amore per la propria comunità e la politica, il tradimento si identifica quando nel cambiamento subentra il calcolo spesso personale”.

L’esperimento della civiltà

L’aspetto più interessante dell’iniziativa non risiede tanto nelle singole dichiarazioni, quanto nella metodologia. L’attenzione del pubblico, la partecipazione attiva, l’assenza di polemiche sterili dimostrano che quando si affrontano tematiche concrete in maniera interessante e garbata, i cittadini tornano ad appassionarsi alla politica.

È questa la lezione più preziosa del Festival Eolie: esiste un modo diverso di fare politica, basato sull’approfondimento piuttosto che sulla contrapposizione, sul confronto civile invece che sullo scontro mediatico. Un approccio che potrebbe essere replicato su tematiche vitali per la società italiana, dal costume all’economia, dalla sanità alle riforme istituzionali.

Il contrasto con il dibattito politico mainstream è stridente. Mentre talk show e social network alimentano una spirale di polemiche e insulti, l’esperienza eoliana dimostra che è possibile un confronto propositivo e costruttivo. Non si tratta di annacquare le differenze o di cadere in un generico buonismo, ma di elevare il livello della discussione pubblica.

Il rischio, naturalmente, è che si tratti di uno di quegli amori estivi che durano il tempo di una vacanza al mare. Ma la speranza è che questo esperimento di civiltà politica possa trovare seguito e replicazione, contribuendo a riavvicinare i cittadini a una politica troppo spesso percepita come distante e autoreferenziale.

Eolie come laboratorio politico

Le Eolie, con la loro dimensione insulare e la capacità di creare atmosfere raccolte e riflessive, si confermano un laboratorio ideale per sperimentazioni culturali e politiche. Il Festival di Malfitano dimostra che la cultura può essere il terreno neutro sul quale far incontrare posizioni diverse, creando quello spazio di dialogo che la politica italiana sembra aver smarrito.

Resta da vedere se questo modello possa essere esportato dalla dimensione isolana a quella continentale, dalle suggestioni del festival alla durezza del confronto istituzionale quotidiano. Ma l’esperimento eoliano ha almeno dimostrato che alternative esistono e che la politica italiana potrebbe trarne grande beneficio.

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