di Alessia de Antoniis
Roma non si guarda più soltanto. Si ascolta. E si attraversa in cuffia, come una mappa sonora a cielo aperto. Si chiama Iter: acronimo di Io, Te e Roma, ma anche parola latina che evoca l’itinerario, il cammino; ed è il primo podcast istituzionale, presentato in Campidoglio e promosso dal Municipio I, in collaborazione con la piattaforma Loquis. Un progetto-pilota che trasforma la Capitale in “una serie Netflix infinita”, per dirla con le parole dell’assessora alla Cultura Giulia Silvia Ghia. Ed è disponibile gratuitamente, senza noiose pubblicità, in italiano e in inglese. Basta solo scaricare l’app Loquis.
“Roma è una città che non finisce mai – ci dice – e con Iter volevamo proprio questo: un racconto accessibile, continuo, che si possa ascoltare ovunque. Non servono biglietti, né code, né permessi. Basta volerla sentire”.
Diciassette puntate sono già online, gratuite e disponibili in italiano e inglese sulla piattaforma Loquis. Ogni episodio dura tra i cinque e i sette minuti, si svolge in situ, dal Campidoglio, a Via Ripetta, all’Aventino, ed è raccontato da Gian Marco D’Eusebi, performer digitale noto come “Azzikky”.
Un’operazione dichiaratamente popolare, ma non populista, che prende posizione sul modo di comunicare la cultura. “Abbiamo pensato ai residenti che resistono, ai ragazzi che i podcast li ascoltano, e a chi ha perso i racconti dei nonni. Chi non ha più papà o nonni che raccontano le storie del primo municipio, oggi può ascoltare Iter”.
Lo studio più grande del mondo? Roma.
Il concept è semplice ma radicale: niente studi professionali, ma la città stessa come studio di registrazione. Con i suoi rumori, i clacson, le interruzioni, i passanti che fermano il narratore, e perfino le persone che sbucano da una strada per raccontare un aneddoto. “Ci sembrava stupido registrare un podcast su Roma senza Roma”, scherza D’Eusebi. “Quindi sì: anche lo starnuto di un passante, il clacson, la voce di un turista che ti ferma… tutto diventa parte del racconto”.
Ogni episodio è costruito come una passeggiata sensoriale: si cammina, si ascolta, si viaggia nel tempo. Il sound design ricostruisce atmosfere, rumori storici, rievocazioni audio. “Quando raccontiamo le quadrighe al Circo Massimo, sentite il frastuono, la folla, l’imperatore che entra trionfante. È un viaggio nella toponomastica, nei reperti, nelle leggende. Roma è un baule di storie”, racconta il creator.
L’idea di fondo è culturale, ma anche politica: contrastare l’overtourism con una narrazione alternativa. “Iter è nato perché volevamo evitare un prodotto accademico e polveroso”, ha sottolineato Lorenza Bonaccorsi, presidente del Municipio I. “Volevamo uno sguardo nuovo, con i piedi letteralmente per terra. Uno sguardo che partisse dai problemi veri, da chi li affronta ogni giorno”.
Il podcast è “un esempio replicabile”, come illustrato dal CEO di Loquis, Bruno Pellegrini: “Roma oggi è all’avanguardia in questi sistemi di narrazione urbana. Ma il paradosso è che molti romani non sanno nemmeno che esistono queste piattaforme. Iter è uno strumento che può far nascere nuovi modelli in tutta Italia, ma non basta innovare, bisogna anche comunicare l’innovazione. E qui sta la scommessa più grande”.
Il progetto, per ora centrato su 17 luoghi simbolici, mira a espandersi fino a 50 puntate, includendo zone meno battute ma ricchissime di storia. San Saba, Trastevere, Testaccio, Prati, l’ex XIII Municipio oggi inglobato nel I. E, in prospettiva, anche i quartieri a sud.
“Ci sono quartieri popolari pieni di reperti che la gente non sa nemmeno esistano”, ha dichiarato Ghia. “Con Iter vogliamo anche questo: riattivare la memoria urbana e far emergere le storie nascoste nei vicoli, nelle piazze dimenticate”.
Ma nel I° Municipio, che ospita gran parte del patrimonio artistico e museale della Capitale, in che modo un’app come Loquis può aggiungere qualcosa all’ampia offerta esistente?
Il podcast – risponde l’assessora Ghia – è nato per colmare un vuoto: quello che riguarda la conoscenza del territorio al di fuori delle istituzioni culturali. Con Loquis e la voce di Gianmarco D’Eusebi puoi fare delle bellissime passeggiate ascoltando storie, aneddoti, frammenti di memoria. Ma puoi anche ascoltarle dal divano di casa: non c’è bisogno di camminare o uscire per fruire del podcast. Certo, camminare negli stessi luoghi che lui racconta ha un valore aggiunto.
Cosa distingue Iter da una semplice visita guidata o da un’audioguida da museo?
Iter è un racconto pensato per tutti. Per chi magari non riesce a seguire una guida turistica o non si sente a suo agio nei musei, dove spesso le spiegazioni non sono alla portata di tutti. Invece questo podcast vuole parlare a tutti, con un linguaggio assolutamente comprensibile. Non abbiamo voluto abbassarci a Topolino, abbiamo voluto elevare Topolino a un livello altro, più accessibile ma mai banale.
Iter è pensato anche per i residenti, non solo per i turisti…
Assolutamente sì. È un progetto rivolto a chi vive a Roma. Ai residenti che resistono, e che magari col tempo hanno perso un po’ la familiarità con il proprio territorio. E poi ai ragazzi, che i podcast li ascoltano e possono usarli per riscoprire la città in modo semplice e diretto.
Quindi Iter recupera quella componente di memoria orale che una volta era affidata a genitori o nonni col famoso “quando ero giovane lì c’era” oppure “mi ricordo quella volta che lì”…?
Sì, e vogliamo incrementarla. A volte Gianmarco si interrompe perché un anziano lo ferma per raccontargli una storia, un ricordo, un aneddoto legato a un punto specifico della città. È una dimensione che ci interessa molto. Una volta erano i nonni a raccontare queste cose. Ora, chi non ha più nonni o papà che tramandano le storie del primo municipio… ascolta Iter.
Pensate di estendere il progetto ad altri quartieri di Roma?
Certamente. Oggi abbiamo 17 episodi, ma pensiamo a una cinquantina. Vogliamo espandere Iter a quartieri come San Saba, Testaccio, Trastevere, Prati… Ci sono tanti luoghi che meritano di essere raccontati, anche a sud della città, dove ci sono quartieri popolari pieni di reperti storici, anche dell’antica Roma, che pochi conoscono e nessuno visita.