Senza strategia culturale, Tivoli rischia l’improvvisazione e la frammentazione permanente

Il confronto tra i due programmi estivi ne è un chiaro esempio: l'asimmetria tra la visione definita e la cura ministeriale di VILLÆstate e l'eterogeneità, quasi casuale, di ART TIVOLI è lampante.

Senza strategia culturale, Tivoli rischia l’improvvisazione e la frammentazione permanente
Preroll AMP

globalist Modifica articolo

27 Luglio 2025 - 22.00


ATF AMP

di Antonio Picarazzi

Top Right AMP

Tivoli, città dalle stratificazioni millenarie, è universalmente riconosciuta per le sue magnifiche Ville UNESCO – Villa Adriana e Villa d’Este – e per la suggestiva Villa Gregoriana. Eppure, al di là di queste iconiche bellezze, la realtà culturale tiburtina si svela spesso frammentata, indebolita da dinamiche gestionali e politiche che ne compromettono la piena espressione e il ruolo strategico. L’analisi dei cartelloni estivi, come il comunale “ART TIVOLI 2025” e il ministeriale “VILLÆstate 2025” a cura di VILLAE (MIC), se da un lato rivela una apprezzabile intenzione di animazione territoriale, dall’altro sembra palesare una disorganicità che ne annacqua l’identità e l’impatto. Per una città con un tale patrimonio, è imperativo passare da una logica di “eventi” a una di “ecosistema culturale integrato“, dove la cultura non è solo intrattenimento, ma motore di sviluppo, benessere e inclusione sociale.

La fragilità dell’offerta attuale: due rassegne, una strategia assente

Dynamic 1 AMP

L’esame dei due principali cartelloni estivi 2025 mette in luce un paradosso. VILLÆstate 2025, gestita direttamente dall’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este (VILLAE) sotto l’egida del Ministero della Cultura, si distingue per una chiarezza d’intenti e una curatela di alto profilo. La scelta di ospiti come Maurizio de Giovanni, Umberto Galimberti, Paolo di Paolo e Valerio Magrelli non è casuale: testimonia una volontà precisa di elevare il dibattito, di esplorare letteratura, filosofia e scienza in contesti di rara bellezza. È un’iniziativa mirata, quasi “accademica” nel suo rigore, che punta a un pubblico specifico, culturalmente esigente. La sua forza è la sua identità definita, il suo limite una potenziale, e forse inevitabile, esclusività.

Ben diversa appare la fisionomia di ART TIVOLI. Pur lodevole l’intento di animare la città con un’ampia varietà di proposte – dal cantautorato (The Niro, Ilaria Graziano & Francesco Forni) al rock, dalla musica classica (ensemble corali, quartetti d’archi) al teatro – la rassegna comunale si svela purtroppo priva di un’identità organica. È un cartellone “sfarinato“, un’aggregazione di eventi che, se presi singolarmente possono avere un loro valore, nel loro insieme faticano a costruire un racconto coerente di Tivoli. Mancano i fili rossi, le connessioni tematiche, quella visione d’insieme che dovrebbe trasformare una somma di spettacoli in un progetto culturale. Le critiche non sono al merito dei singoli artisti, ma all’assenza di una regia che dia senso all’insieme.

Questa disorganicità è specchio di una fragilità strutturale e politica che non può più essere ignorata. La delega alla cultura trattenuta dal Sindaco, con un consigliere personale che opera a titolo gratuito e senza un ruolo formale negli organi decisionali, è una ferita aperta nel cuore strategico della città. In assenza di un Assessore dedicato, con poteri e visibilità, la cultura non può essere una priorità effettiva, ma rischia di restare un corollario, un’opportunità colta “ad hoc” piuttosto che il frutto di una pianificazione lungimirante. Questo indebolisce il Comune stesso nel dialogo con enti di peso come il MiC o la Regione, e lo rende incapace di presentare un fronte unico e convincente.

Dynamic 1 AMP

La cultura come patrimonio sociale: un volano per lo sviluppo diffuso

Per superare queste criticità, Tivoli necessita di una visione strategica chiara e non banale, che definisca quale cultura serve e come questa possa diventare un catalizzatore per lo sviluppo complessivo del territorio. La cultura a Tivoli non deve essere un lusso o un mero accessorio turistico, ma un investimento per il benessere della comunità e la creazione di valore economico e sociale diffuso.

La cultura, in una prospettiva moderna e illuminata, è innanzitutto patrimonio sociale della collettività. Non è un mero insieme di eventi o un’elitaria fruizione di beni storici, ma il tessuto connettivo di una comunità, la matrice della sua identità e della sua capacità di autorappresentarsi e di proiettarsi nel futuro. È lo strumento principe per:

Dynamic 1 AMP
  • Creazione della coscienza civile e sociale: La cultura promuove la conoscenza, il senso critico, la partecipazione attiva e la responsabilità collettiva. Permette ai cittadini di comprendere il proprio contesto, di dialogare con esso e di contribuire attivamente alla sua trasformazione.
  • Inclusione a 360 gradi: La cultura è un formidabile antidoto all’esclusione sociale. Offre opportunità di espressione, apprendimento e socializzazione per tutte le fasce della popolazione, superando le barriere economiche, geografiche o culturali. Significa coinvolgere le periferie, dare voce ai giovani, valorizzare le tradizioni locali e favorire l’integrazione di nuove comunità.
  • Partecipazione attiva: Non si tratta di essere semplici spettatori, ma co-creatori. La cultura incoraggia i cittadini a prendere parte alla vita della propria città, a proporre idee, a gestire spazi, a sviluppare progetti che nascano dal basso e rispondano ai bisogni reali del territorio.
  • Supporto a una visione di città: La cultura non è un settore a sé stante, ma una leva strategica che deve informare ogni politica urbana. È il pilastro per una visione di città che non ha bisogno di cartelloni privi di identità, ma di un progetto di cambiamento complessivo. Un progetto che valorizzi ogni risorsa, risolva le criticità e proietti Tivoli nel futuro.

In questo quadro, un’idea da approfondire ulteriormente, potrebbe articolarsi su tre pilastri interconnessi che incarnano questa visione della cultura come patrimonio sociale diffuso:

  1. Le ville UNESCO come eccellenze istituzionali: Mantenerle come fulcro di eventi di respiro internazionale, rafforzando il loro ruolo di “attrattori di eccellenza” con una curatela rigorosa e collaborazioni con enti e artisti di fama mondiale. VILLAE, in questo senso, sta già tracciando una via solida.
  2. Il centro storico come cuore vibrante della comunità: Oltre le ville, il centro storico deve essere riscoperto e rivitalizzato come luogo di incontro, di artigianato, di micro-eventi diffusi e di percorsi narrativi che rivelino la “Tivoli nascosta”, quella delle sue tradizioni e della sua quotidianità.
  3. Le periferie come nuovi centri di produzione culturale e inclusione sociale: Decentrare la cultura non è solo un atto dovuto, ma una scelta strategica. Le periferie, con le loro energie e le loro necessità, possono diventare laboratori di nuove forme d’arte, luoghi di aggregazione e officine di talenti emergenti, capaci di generare coesione sociale e nuove identità.

A questi tre poli si aggiungono la cultura del benessere legata alle Terme e la cultura dell’ambiente intrinseca alle sue bellezze naturali.

Obiettivi strategici e strumenti per la loro attuazione

Dynamic 1 AMP

A. La cultura come strumento di inclusione sociale

  • Il rischio: Le periferie di Tivoli possono percepire la cultura delle ville come distante ed elitaria, alimentando un senso di esclusione e marginalità.
  • La Soluzione possibile:
    • Poli culturali diffusi: trasformare spazi pubblici o edifici dismessi nelle periferie (centri civici, ex-scuole, parchi) in presidi culturali permanenti. Questi potrebbero ospitare laboratori di teatro, musica, danza, arte urbana, fotografia, coinvolgendo direttamente giovani e anziani nella creazione e fruizione artistica.
    • Arte partecipata e comunità: promuovere progetti che nascano “dal basso”, dove gli abitanti delle periferie siano co-autori di opere o spettacoli che riflettono la loro identità e le loro storie. Questo crea senso di appartenenza e valorizza il talento locale.
    • Connettività culturale: implementare un sistema di trasporto pubblico dedicato (es. “Bus della Cultura”) che colleghi agevolmente le periferie ai siti culturali centrali in occasione di eventi, favorendo l’accesso e la partecipazione di tutte le fasce della popolazione.

B. La cultura a supporto dello sviluppo turistico sostenibile

  • Il rischio: un turismo mordi e fuggi che non si traduce in un indotto economico significativo per l’intera città e che non valorizza il patrimonio nella sua interezza.
  • La Soluzione:
    • Percorsi esperienziali integrati: creare pacchetti turistici tematici che combinino la visita alle Ville con l’esplorazione del centro storico (es. “Tivoli Medievale e i suoi vicoli”, “Artigianato d’Arte Tiburtino”), le terme (es. “Benessere e Armonie Sonore alle Terme”), e il patrimonio naturalistico (es. “Trekking Culturale lungo l’Aniene: tra cascate e leggende”).
    • “Brand unico Tivoli cultura & natura”: sviluppare un marchio ombrello forte e riconoscibile che raggruppi tutte le iniziative culturali e turistiche della città, garantendo coerenza comunicativa e attrattiva internazionale.
    • Eventi di qualità differenziati: riprogrammare i cartelloni esistenti (ART TIVOLI e VILLÆstate) in un calendario coordinato e specializzato. VILLÆstate potrebbe mantenere il suo focus sulla cultura alta nelle ville, mentre ART TIVOLI potrebbe trasformarsi in un festival diffuso nelle piazze e nelle periferie, con un’attenzione a generi specifici (es. “Tivoli Urban Arts Festival”, “Festival della Musica Etnica e Popolare”). Questo eviterebbe sovrapposizioni e definirebbe target di pubblico più precisi.

C. La cultura dell’ambiente e del benessere: un patrimonio da vivere

Dynamic 1 AMP
  • Il rischio: la sottovalutazione delle risorse naturali (Aniene, cascate, Villa Gregoriana, Terme) come elementi culturali distintivi e attrattivi.
  • La Soluzione:
    • Festival dell’acqua e del paesaggio“: un evento annuale dedicato alle risorse idriche e al paesaggio di Tivoli, con performance artistiche site-specific (musica lungo il fiume, installazioni luminose sulle cascate), laboratori di educazione ambientale, convegni sulla sostenibilità e tour guidati che integrino la storia del territorio con la sua geologia e biodiversità.
    • Sinergie terme-cultura: sviluppare percorsi di “Turismo del Benessere Culturale“, proponendo pacchetti che uniscano i trattamenti termali a eventi culturali serali nel parco delle Terme (concerti, proiezioni, letture) o a percorsi di mindfulness nella natura circostante.
    • Sentieri narrati e interattivi: dotare i percorsi naturalistici di segnaletica intelligente (QR code per audio-guide, video, podcast) e di piccole installazioni artistiche che dialoghino con l’ambiente, trasformando la passeggiata in un’esperienza culturale immersiva.

Coinvolgimento dei portatori di interesse e partecipazione attiva: la chiave del piano di riqualificazione

Il punto più critico per trasformare questa visione in un reale piano di riqualificazione e sviluppo territoriale risiede nel coinvolgimento sistematico e attivo di tutti i portatori di interesse. Una strategia culturale non può essere un mero esercizio amministrativo o una decisione calata dall’alto; deve nascere da un processo di partecipazione autentica e multilivello.

Questo implica:

Dynamic 1 AMP
  1. Mappatura degli stakeholder: identificare tutti gli attori rilevanti:
    • Istituzioni: Comune (con tutte le sue deleghe), MiC (VILLAE), Regione Lazio, Città Metropolitana, ASL, scuole, università.
    • Operatori Economici: Terme, albergatori, ristoratori, commercianti, artigiani, consorzi turistici.
    • Associazioni del Terzo Settore: Culturali, ambientaliste, sociali, sportive, di volontariato, comitati di quartiere.
    • Cittadini: Residenti di tutte le fasce d’età e di tutte le aree di Tivoli.
    • Esperti: Curatori, artisti, urbanisti, economisti della cultura, sociologi.
  1. Tavoli di lavoro tematici e territoriali: organizzare workshop, focus group e laboratori partecipativi dedicati a specifici ambiti (es. “Cultura e periferie”, “Tivoli: patrimonio naturale e innovazione”, “Centro storico e nuove opportunità”). Questi tavoli dovrebbero essere aperti alla cittadinanza e alle associazioni, con l’obiettivo di raccogliere idee, bisogni e proposte dal basso.
  2. Co-progettazione e co-produzione: non limitarsi alla consultazione. La strategia culturale dovrebbe includere meccanismi di co-progettazione che permettano agli attori locali di contribuire attivamente alla definizione degli obiettivi, delle azioni e persino alla gestione di alcune iniziative. Questo può tradursi in bandi specifici per partenariati pubblico-privati, residenze artistiche che coinvolgano la comunità o progetti di arte partecipata.
  3. Cabina di regia unica: un processo partecipato: La composizione della Cabina di regia stessa dovrebbe essere il risultato di un dialogo. Oltre alle figure istituzionali di alto livello (Sindaco, Direttore VILLAE/MiC, rappresentanti regionali), è fondamentale che il suo operato sia trasparente e che vi sia un canale di comunicazione e ascolto costante con i tavoli tematici e con un Consiglio della Cultura allargato, che comprenda rappresentanti degli stakeholder.
  4. Un Piano culturale programmato e condiviso: l’esito di questo processo partecipativo potrebbe sfociare in un Piano strategico culturale di lungo periodo, che non sia solo un documento amministrativo, ma un patto tra tutti gli attori del territorio. Questo piano deve definire gli obiettivi, gli indicatori di impatto, le risorse necessarie e i tempi di attuazione, diventando la guida per tutte le politiche culturali e di sviluppo di Tivoli.

La cultura come Leva per affrontare le debolezze strutturali e aspirare a capitale italiana della cultura

Una città che non riesce a confrontarsi onestamente con le proprie debolezze strutturali e il proprio degrado ereditato – lo stato del fiume Aniene, la situazione delle cave di travertino con le loro problematiche di recupero, il degrado delle periferie privo di un piano strategico di bonifica e riqualificazione – non crea solo disagi materiali, ma danneggia la sua stessa anima.

La cultura, in questo contesto, non è un’addizione effimera, ma la creazione stessa della coscienza civile e sociale. È inclusione a 360 gradi, non solo nell’accesso agli eventi, ma nella partecipazione attiva alla costruzione di una visione condivisa del futuro. È il supporto essenziale a un progetto di cambiamento complessivo che non ha bisogno di cartelloni privi di identità, ma di un piano strategico di rigenerazione urbana e territoriale. La cultura diviene lo strumento per dare voce ai luoghi dimenticati, per valorizzare le ferite del paesaggio trasformandole in nuove opportunità, per coinvolgere i cittadini nella cura e nella costruzione del loro ambiente.

Dynamic 1 AMP

La posta in gioco è alta. Tivoli ha le carte in regola per diventare non solo una meta di passaggio per le sue Ville, ma una destinazione culturale completa, capace di offrire esperienze profonde e diversificate. Abbandonare la logica dell’improvvisazione e della frammentazione a favore di una strategia integrata, inclusiva e partecipata, con una governance forte e coordinata, è l’unico modo per dare a Tivoli la visibilità e il prestigio che merita.

Una tale operazione richiede coraggio politico, visione e la capacità di tessere sinergie tra istituzioni diverse e di attivare l’intera comunità. E proprio la costruzione di questo ecosistema culturale vibrante, coeso e partecipato, che sappia affrontare e risolvere le sfide del degrado urbano e ambientale, rappresenterebbe la base più solida e convincente per agevolare la concretizzazione dell’idea di far concorrere Tivoli al prestigioso titolo di Capitale italiana della cultura. Un percorso virtuoso che, partendo dalle criticità attuali, si proietta verso un futuro in cui Tivoli non è solo custode di un passato glorioso, ma laboratorio di una cultura viva e motore di sviluppo sostenibile.

Il confronto tra i due programmi estivi ne è un chiaro esempio: l’asimmetria tra la visione definita e la cura ministeriale di VILLÆstate e l’eterogeneità, quasi casuale, di ART TIVOLI è lampante. Il programma comunale, al di là dei nomi dei singoli artisti – verso i quali non v’è, si precisa, alcuna critica di merito, essendo l’intento qui l’esercizio libero del pensiero critico per offrire contenuti al di là della semplice propaganda – non serve a molto se non è inserito in un disegno strategico più ampio. Non basta una lista di performance, anche se di qualità, se non vi è un progetto di cambiamento complessivo che le guidi e le renda parte di un senso più profondo per la città e per i suoi abitanti.

Dynamic 1 AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version