Ginevra Di Marco: “Abbiamo tante anime. E bisogna alzare la voce su Gaza”
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Ginevra Di Marco: “Abbiamo tante anime. E bisogna alzare la voce su Gaza”

La cantante, insieme a Magnelli e Salvadori, ha vinto la Targa Tenco come miglior interprete per “Kaleidoscope”: qui parla del disco, di Lindo Ferretti, Margherita Hack e del concerto “Sos Palestina” a Firenze

Ginevra Di Marco: “Abbiamo tante anime. E bisogna alzare la voce su Gaza”
Ginevra di Marco. Foto Nico Rossi
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Stefano Miliani Modifica articolo

22 Agosto 2025 - 21.40 Giornale dello Spettacolo


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“Abbiamo tante anime”, confessa Ginevra Di Marco in questa intervista a globalist.it. Con l’album Kaleidoscope la cantante, insieme al marito Francesco Magnelli e ad Andrea Salvadori, si è guadagnata la Targa Tenco 2025 come miglior interprete. Con pieno merito: è un’opera dai più registri, con brani nuovi composti dai tre compagni d’avventura e altri, per esempio di Roberto De Simone e Rosa Balistreri, che la musicista, i polistrumentisti e compositori Magnelli (tra l’altro suo marito) e Salvadori, hanno interpretato con timbri fortemente personali.
Musicisti di estrema sensibilità e accortezza, Di Marco, Magnelli e Salvadori ne sono anche produttori e arrangiatori.

Al disco, distribuito da Audioglobe, contribuiscono tra altri Giovanni Lindo Ferretti, il poeta Franco Arminio, il regista teatrale Armando Punzo, Gianni Maroccolo, Max Gazzè al basso in una cover de “L’Etranger” dei Tuxedomoon. A titolo di pura cronaca, la cantante, Magnelli, Ferretti e Maroccolo hanno partecipato all’avventura musicale dei C.S.I, il Consorzio Suonatori Indipendenti della seconda metà degli anni ’90 eredi diretti dei Cccp.  

Francesco Magnelli, Ginevra di Marco e Andrea Salvadori. Foto Nico Rossi

Sempre attenta ai moti civili, Ginevra Di Marco partecipa il 18 settembre a un concerto all’Anfiteatro delle Cascine a Firenze “Sos Palestina” per sostenere Medici senza frontiere impegnati a Gaza di fronte al massacro quotidiano del popolo palestinese da parte dello Stato di Israele.
Onde prevenire attacchi pretestuosi e falsità, il promotore della serata e rocker Piero Pelù ha messo in chiaro che “non sarà un concerto antisemita”. L’appuntamento, con il contributo grafico di Zerocalcare, è già sold out.

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Di Marco, l’album Kaleidoscope è un caleidoscopio di suoni?
Sì: ho associato l’idea dell’album a un caleidoscopio che rivela immagini in continuo cambiamento, in infinte combinazioni visive e diventa uno stimolo per l’immaginazione. Quindi è metafora di creatività: ogni rotazione corrisponde a una tappa del disco. Abbiamo cercato di celebrare tutte le anime che ci hanno abitato in questi ultimi 25-30 anni.

La sensazione è che celebriate anche più culture, anzi tutto mediterranee, perché non siamo frutto di una “purezza etnica” che qualcuno evoca.
A questo volevo arrivare. Abbiamo scoperto di avere tante anime. In un mondo che vuole collocarti sempre, dove devi avere un’immagine ed essere identificato in qualcosa, ho scoperto di essere poco identificabile: non sono una cosa sola ma tante e lo stesso vale per Francesco e per Andrea. La musica è un fiume che scorre in mille direzioni e in “Kaleidoscope” convivono tantissime canzoni, arrangiamenti, interpretazioni, musiche originali dal mondo.

In “Tramonto d’Africa”, brano dal primo album del 2002 dei Per Grazia Ricevuta (o P.G.R.), canta con Giovanni Lindo Ferretti: è un ritorno davvero notevole dai tempi dei C.s.i.. È in vista qualche collaborazione o una ripresa del gruppo?
Non so: ci stiamo riavvicinando dal punto di vista umano e, avanzando l’età, mi sembra la cosa più bella. Riabbracciarci, rivederci, pacificarci, è il fondamento più bello, lasciando tante asperità e litigi dietro le spalle. In questa ottica è nata l’idea di “Tramonto d’Africa”, secondo me un pezzo dal respiro universale, epico. Abbiamo pensato a una nuova versione del pezzo per la sua venatura world.

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In che modo?
Abbiamo arrangiato la canzone con la BabelNova orchestra, che ha quasi tutti i componenti dell’Orchestra di piazza Vittorio, e l’orchestra di donne arabe del Mediterraneo Almar’à, con cui abbiamo fatto alcuni concerti. L’avevamo immaginata come un pezzo alla Fela Kuti, come se fosse un mantra afro-rock. L’andamento può ricordare i C.s.i. e d’altronde la matrice è quella. Per ricantarla con Giovanni siamo andati a casa da lui a Cerreto in una giornata molto divertita e annaffiata di vino come facevamo allora.

L’astrofisica Margherita Hack di un’intervista del 2012 su youtube a Cineca con la regia di Giosuè Boetto. La url è https://www.youtube.com/watch?v=i3LUSuSWNFk

L’ottavo brano dell’album è “La ballata per Margherita”, ovvero l’astrofisica Margherita Hack con cui avete fatto uno spettacolo omonimo. Sembra una bella dichiarazione in un tempo in cui a livello mondiale la scienza e la conoscenza vengono esplicitamente attaccate.
Con Margherita abbiamo passato quattro anni a strettissimo contatto. Averla nella nostra vita è stata una fortuna. Lei era un personaggio raro: nonostante la sua infinita conoscenza scientifica e umana, sociale, era una donna interessata a tantissime cose, aveva umiltà, aveva capito che non c’era bisogno di sovrastrutture: siamo sempre concentrati a costruire un’immagine di noi stessi, invece lei ribaltava la prospettiva ed era capace di parlare al mondo intero con una semplicità bellissima. Le persone la adoravano proprio perché era vera, autentica, molto simpatica, un animale da palcoscenico capace di tirarti fuori la battuta. A noi ha insegnato tanto. Dopo aver lavorato con lei abbiamo accorciato le distanze con il pubblico con un rapporto diretto, sincero, spontaneo, che si addice alla mia natura mentre le sovrastrutture del mondo dello spettacolo mi devastano e affaticano. 

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In “Kaleidoscope” riprendete e fate vostro “Lamma Bada Yatathanna”, un brano tradizionale arabo-andaluso. Da qui al pensare a un luogo devastato dall’assedio israeliano come Gaza il passo è breve. Il 18 settembre lei partecipa a “Sos Palestina”. Perché lo ritiene necessario? A cosa può servire?
Ci sarò perché ognuno deve fare la propria parte, per quanto compete ed è possibile nel proprio ambito, ognuno deve dire un ‘no’ grande come il cielo intero. Bisogna alzare la voce, esserci. Può servire non alla politica internazionale ma a sollevare un pensiero, a dare una smossa.

Il logo del concerto “Sos Palestina” ideato da Piero Pelù in sostegno di Medici senza frontiere del 18 settembre a Firenze

C’è chi accusa qualunque manifestazione contro la distruzione di Gaza di essere pro-Hamas o di esprimere antisemitismo.
Sono tutte strumentalizzazioni: è tutto molto complesso e molto triste. Se poi ti fermi e pensi a come le cose possano cambiare veramente lì ci si blocca.

Però la musica può toccare a fondo le coscienze.
Esatto, per questo rompe le balle: la musica ha un grandissimo potere di risvegliare le coscienze, di dare messaggi direttamente alla pancia, alla parte emotiva. Secondo me c’è stato anche un processo per zittirla con una fruizione delle canzoni diventata molto leggera, indirizzata, con la distruzione dell’opera-disco. Ma noi, cresciuti con i dischi, crediamo nell’opera di un artista e quindi ci battiamo affinché esista una frangia di persone che pensa che l’opera vada ascoltata per intero, non solo una canzone in rete ogni sei mesi. Siamo fatti così e andremo avanti così.

Il sito ufficiale di Ginevra Di Marco è https://www.ginevradimarco.com/

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