L’amore che resiste alla demenza: “Quando piove a Baden-Baden”, poesia di memoria e rinascita
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L’amore che resiste alla demenza: “Quando piove a Baden-Baden”, poesia di memoria e rinascita

Il corto di Alessandro Soetje racconta con poesia l’amore che sopravvive alla demenza, tra memorie interrotte, pioggia liberatrice, ricordi personali e delicate interpretazioni attoriali.

L’amore che resiste alla demenza: “Quando piove a Baden-Baden”, poesia di memoria e rinascita
Elisabetta De Palo
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22 Settembre 2025 - 22.35


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 di Maria Antonietta Coccanari

  Il regista Alessandro Soetje ha firmato soprattutto documentari sul rapporto tra Uomo-Natura.

    Ma non esclude che tra i progetti possa tornare l’attenzione ai due temi centrali di questo suo corto “Quando piove a Baden-Baden”: la salute mentale e l’Amore.

    Sorprendenti l’eleganza e la gentilezza di questo penetrante breve film in bianco/nero che racconta di Anita (Elisabetta de Palo), un’anziana donna affetta da demenza, ricoverata in una Rsa durante il periodo del Covid. La TV bombarda con le informazioni nefaste. 

    Anita ha dimenticato tutto, salvo qualche sprazzo significativo, ha conservato solo l’espressione artistica della pittura.  In questa villa gentilizia non luogo non tempo, per lei ogni giorno è il primo giorno. Cerca sempre la sua valigia come alla inconsapevole ricerca di Sé. Ogni giorno suo marito dalla stanza accanto va nella sua a corteggiarla come uno sconosciuto, e passando dal “Lei” al “tu” le parla dei loro giorni piovosi alle terme di Baden-Baden. Lei non lo riconosce. Ma ogni giorno lui la conquista, lei s’innamora di nuovo, e ogni pomeriggio finisce su una panchina del parco con un incantevole scambio di baci e tenerezze. 

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     Un pomeriggio nasce con un cielo azzurro dove iniziano a formarsi nuvole di cui una assume lentamente come una forma di cuore. Piano piano le nuvole crescono e diventa un pomeriggio pieno di pioggia su loro due, sulla loro panchina romantica. Li osserva dai vetri il dottore (Marco Cavalcoli) che aveva lasciato incompiuta una partita di scacchi per calarsi nel ruolo del medico incalzato dalle domande di una severa ispettrice della ASL (Marta Zoboli). Lo stiletto di questa, che aveva risuonato nei corridoi kafkiani, che risuonano anche “di passi che vengono dalla Storia”, come una sorta di minacce militari, ora si allontanano solenni come contagiati dal sentimento struggente dei due vecchi. Ora che il dottore racconta anche, commosso e impotente, la storia immortale di quell’Amore.

    Il film parla dunque di memorie. Ma il regista ci dice che rappresenta una sua proiezione personale nel futuro: lo dedica a Isa, la sua compagna morta per cancro anni fa, sempre un po’ smemorata, e lui s’immaginava come potesse un giorno sopravvivere l’Amore a una eventuale sventurata malattia. La Poesia perciò travalica il focus d’interesse medico sebbene la sceneggiatura di Andrea Tognasca, scarna, sobria, incisiva, il soggetto stesso, scaturito dalle capacità introspettive del Soetje, conservino una esattezza scientifica per il disegno psicologico della malata e del coniuge, con l’approvazione del dr. Andrea Millul della struttura dove il film è stato girato. 

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    Anche per la de Palo il film, che considera “tra le cose più belle” che ha fatto, suona come l’eco di un bagaglio personale, il ricordo della mamma intelligente e spiritosa che negli ultimi anni declinò verso la malattia lasciandole però la ricchezza di una compagnia interiore immarcescibile.

   Proprio come nella battuta “Quanta bellezza in questa stanza”, il pregio estetico è grande. Riposa anche sulla musica originale di Luca Vasco e su quella di Edvard Grieg; su un uso alternato di prospettive e primi piani intensi della de Palo –sempre meravigliosi blue yes- e del bravissimo raffinato Foschi, peraltro immediatamente affiatati in un’alchimia professionale alla quale lei guarda con tanta gratitudine; sulla signorilità del luogo tra interni ed esterni osservati da finestre che rimandano a quei confini di cui metaforicamente si fa cenno tra i dialoghi. Un dentro e un fuori e un confine, un tutto sempre pieno di complicato dolore quando pensi a questi spazi di esclusione, anche se quella liberazione della pioggia sui sentimenti, e chissà se anche in parte sulla memoria, trasporta nel finale verso una pienezza emotiva che permea opera e spettatore. Intanto il pianoforte e il tuono evocano la delicatezza e la potenza di un Amore tenuto sempre vivo, incessantemente salvato dall’oblio.

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    Premiato all’estero come miglior Corto allo ScorpiusFest, al Golden NuggetFilm Fesival e al French Duck Festival, ora che dal 21 settembre è su YouTube, aspettiamo anche in Italia la meritata acclamazione.

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