Ugo di noi. A Tropea il Festival del cinema nel nome di Tognazzi
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Ugo di noi. A Tropea il Festival del cinema nel nome di Tognazzi

Fotografie, archivi e cimeli personali per la prima grande monografica dedicata a Ugo Tognazzi: Marco Dionisi Carducci celebra i 35 anni dalla scomparsa e i 50 dal primo ciak di Amici miei.

La mostra "Ugo di Noi" di Marco Dionisi Carducci al Tropea Film Festival
La mostra "Ugo di Noi" di Marco Dionisi Carducci al Tropea Film Festival
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Alessia de Antoniis Modifica articolo

29 Settembre 2025 - 17.43


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di Alessia de Antoniis

Tropea – La terza edizione del Tropea Film Festival si è aperta con un atto di omaggio e di memoria: la mostra “Ugo di noi”, prima grande monografica dedicata a Ugo Tognazzi, ha inaugurato il cartellone con la forza di un racconto che attraversa commedia e dramma, leggerezza e malinconia, restituendo l’immagine di un artista che ha segnato la cultura italiana del Novecento.

A 35 anni dalla sua scomparsa e a 50 dal primo ciak di Amici miei, l’esposizione – curata da Marco Dionisi Carducci, con la supervisione di Ricky Tognazzi e il supporto archivistico di Gianmarco Tognazzi – ripercorre l’intera carriera dell’attore: dall’infanzia a Cremona al debutto in teatro e rivista, dalla televisione accanto a Raimondo Vianello alla lunga gavetta cinematografica, fino a diventare uno dei “colonnelli” della commedia all’italiana.

“Abbiamo voluto raccontare questa grande cavalcata professionale – spiega il curatore Marco Dionisi – attraverso fotografie, oggetti personali, materiali d’archivio. Ugo Tognazzi è stato un attore prolifico, ma anche un grandissimo studioso. Lo ritroviamo dentro e fuori dal set, uomo di talento e intellettuale curioso, capace di osservare il suo tempo e trasformarlo in personaggio”.

Il percorso espositivo – allestito grazie alla collaborazione della Casa Museo Ugo Tognazzi, del Centro Sperimentale di Cinematografia, dell’Archivio Luce-Cinecittà e di archivi privati – mescola fotografie, locandine, premi, interviste, cimeli personali, materiali audiovisivi e aree immersive. Una trama di segni che non si limita a restituire il volto dell’attore, ma mette in scena il “Tognazzi pensiero”: l’ironia sorniona, la libertà sul set, la capacità di interpretare l’“altro italiano”, quello fuori dai canoni e dalle retoriche ufficiali.

Dalla regia sobria che si affranca da censure e movimenti di macchina alla costruzione di personaggi sospesi tra piacere e ridicolo, Tognazzi ha saputo raccontare le contraddizioni del Paese con una modernità sorprendente, anticipando i “mostri” sociali e politici che avrebbero segnato gli anni Ottanta e Novanta.

La scelta di aprire con lui il festival non è casuale, come ricorda il direttore artistico Emanuele Bertucci: “L’anno scorso eravamo partiti con Marcello Mastroianni, quest’anno Ugo Tognazzi. È un passaggio ideale di testimone tra due mostri sacri del cinema italiano. Volevamo che il festival si aprisse nel segno della memoria e della gratitudine verso chi ha costruito le fondamenta del nostro immaginario”.

“Ugo di noi” diventa così più di un titolo: una dichiarazione di appartenenza. Non solo celebrazione dei 100+3 anni dalla nascita, ma un invito a riconoscere in Tognazzi un compagno di strada, un autore che continua a parlarci oggi con la stessa forza di ieri. Il Tropea Film Festival si è così aperto con un atto di memoria viva: Ugo non è solo di tutti, è di noi.

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