di Alessia de Antoniis
Tropea – La terza edizione del Tropea Film Festival si è aperta con un atto di omaggio e di memoria: la mostra “Ugo di noi”, prima grande monografica dedicata a Ugo Tognazzi, ha inaugurato il cartellone con la forza di un racconto che attraversa commedia e dramma, leggerezza e malinconia, restituendo l’immagine di un artista che ha segnato la cultura italiana del Novecento.
A 35 anni dalla sua scomparsa e a 50 dal primo ciak di Amici miei, l’esposizione – curata da Marco Dionisi Carducci, con la supervisione di Ricky Tognazzi e il supporto archivistico di Gianmarco Tognazzi – ripercorre l’intera carriera dell’attore: dall’infanzia a Cremona al debutto in teatro e rivista, dalla televisione accanto a Raimondo Vianello alla lunga gavetta cinematografica, fino a diventare uno dei “colonnelli” della commedia all’italiana.
“Abbiamo voluto raccontare questa grande cavalcata professionale – spiega il curatore Marco Dionisi – attraverso fotografie, oggetti personali, materiali d’archivio. Ugo Tognazzi è stato un attore prolifico, ma anche un grandissimo studioso. Lo ritroviamo dentro e fuori dal set, uomo di talento e intellettuale curioso, capace di osservare il suo tempo e trasformarlo in personaggio”.
Il percorso espositivo – allestito grazie alla collaborazione della Casa Museo Ugo Tognazzi, del Centro Sperimentale di Cinematografia, dell’Archivio Luce-Cinecittà e di archivi privati – mescola fotografie, locandine, premi, interviste, cimeli personali, materiali audiovisivi e aree immersive. Una trama di segni che non si limita a restituire il volto dell’attore, ma mette in scena il “Tognazzi pensiero”: l’ironia sorniona, la libertà sul set, la capacità di interpretare l’“altro italiano”, quello fuori dai canoni e dalle retoriche ufficiali.
Dalla regia sobria che si affranca da censure e movimenti di macchina alla costruzione di personaggi sospesi tra piacere e ridicolo, Tognazzi ha saputo raccontare le contraddizioni del Paese con una modernità sorprendente, anticipando i “mostri” sociali e politici che avrebbero segnato gli anni Ottanta e Novanta.
La scelta di aprire con lui il festival non è casuale, come ricorda il direttore artistico Emanuele Bertucci: “L’anno scorso eravamo partiti con Marcello Mastroianni, quest’anno Ugo Tognazzi. È un passaggio ideale di testimone tra due mostri sacri del cinema italiano. Volevamo che il festival si aprisse nel segno della memoria e della gratitudine verso chi ha costruito le fondamenta del nostro immaginario”.
“Ugo di noi” diventa così più di un titolo: una dichiarazione di appartenenza. Non solo celebrazione dei 100+3 anni dalla nascita, ma un invito a riconoscere in Tognazzi un compagno di strada, un autore che continua a parlarci oggi con la stessa forza di ieri. Il Tropea Film Festival si è così aperto con un atto di memoria viva: Ugo non è solo di tutti, è di noi.
Argomenti: Cinema