di Alessia de Antoniis
Nella Sala Ottagona della Domus Aurea il tempo sembra sospeso: i muri scarnificati dal buio e dall’umidità si aprono verso l’alto, dove una cupola traforata lascia filtrare una luce lattiginosa. È qui, in questo ventre sotterraneo che Nerone volle trasformare in meraviglia, che dal 3 al 19 ottobre 2025 prende vita la quarta edizione di Moisai, la rassegna che intreccia arti performative e archeologia restituendo voce a uno dei luoghi più visionari dell’antichità.
Quest’anno la formula cambia: non più nove serate diverse, ma un unico spettacolo site-specific replicato per tre weekend consecutivi. “Nerone: autoritratto con figure”, ideato e diretto da Fabrizio Arcuri con testo di Fabrizio Sinisi, trasforma la visita alla Domus Aurea in un rito teatrale, un viaggio tra mito e storia, ego e rovina.
Lucio, guida e alter ego dell’imperatore
Un attore-guida, Lucio, conduce il pubblico in un percorso che si muove dalla memoria di Nerone all’Iliade e all’Odissea, da Baudelaire fino alla Roma contemporanea. La Domus non è solo cornice: diventa personaggio, corpo vivo che si accende di musica, danza, acrobazie aeree, lampi improvvisi e cadute di petali. In scena, Gabriel Montesi e Iaia Forte/Francesca Cutolo, affiancati dalla voce di contralto di Maurizio Aloisio Rippa e da un vasto ensemble di attrici, attori, danzatrici e musicisti.
A poco a poco, il racconto personale di Lucio si intreccia con la parabola dell’imperatore-artista: figlio prediletto di una madre ingombrante, giovane incompreso, uomo diviso tra arte e potere. Come Nerone, anche Lucio sogna un incendio purificatore, ma resta solo la consapevolezza di una perdita intima e irrimediabile. Nel finale, l’acqua e la pioggia evocano la rinascita: per un istante, la “Casa della Luce” rivive nello sguardo degli spettatori.
Le Muse ritrovate
Il nome Moisai rimanda alle figlie di Zeus e Mnemosine, simbolo di memoria e ispirazione artistica. Proprio qui, nel 1958, vennero rinvenuti i frammenti delle statue delle Muse commissionate da Nerone: oggi, dopo un accurato restauro, Tersicore, Talia ed Erato tornano a mostrarsi al pubblico. Corpi privi di volto, panneggi che ancora vibrano, assenze che interrogano la contemporaneità. Nel marmo pentelico si legge l’ambizione estetica di un imperatore che voleva trasformare il potere in arte.
La Domus come teatro dell’Io
Per Sinisi, la Domus Aurea è un “teatro dell’inconscio moderno”, un edificio-piovra in cui pulsa l’energia visionaria di Nerone. Per Arcuri, l’incontro tra storia e autofiction genera un’esperienza inedita per lo spettatore, che si aggira tra affreschi, ninfei e volte perdute con la consapevolezza che l’arte non consola, ma interroga.
Moisai 2025 diventa così un atto di memoria e invenzione: un’opera che riporta il teatro nel luogo che Nerone stesso aveva concepito come palcoscenico della propria grandezza.