di Ilenia Valentini
Siamo nei primi anni Settanta e stiamo assistendo alla rottura più drammatica nella storia del rock: i Beatles si sciolgono. Ma da lì a breve uno dei suoi membri rilascerà quella che è considerata la sua canzone più celebre, ed infatti, l’11 ottobre 1971, esce come singolo ufficiale Imagine, di John Lennon. Estratto dall’omonimo album, il brano, a oltre cinquant’anni di distanza, continua ad avere una forza disarmante e un messaggio ancora attuale.
Con questa canzone Lennon si lasciò alle spalle i Beatles e volle ricominciare con Yoko Ono come collaboratrice. La partner del cantante è sempre stata una figura discussa dai fans dei Beatles, in quanto è stata spesso accusata di essere una delle principali cause dello scioglimento del gruppo, ma dall’altra parte è ritenuta una ispiratrice e co-creatrice di molte delle realizzazioni artistiche del Lennon solista.
La storia del brano è dunque legata a un momento particolare della vita di Lennon. Dopo lo scioglimento dei Beatles si trovava in una fase di esplorazione e Yoko Ono fu la sua musa. Infatti, la nascita di Imagine è influenzata in parte dall’opera poetica Grapefruit di Yoko Ono, una raccolta di “instruction pieces”, ovvero istruzioni pensate per il raggiungimento di una condizione spirituale da parte del lettore. All’interno si trovano testi come “Cloud Piece”: “Imagine the clouds dripping. Dig a hole in your garden to put them in.”, che ispirò l’artwork del disco, con il volto di Lennon accostato al cielo e alle nuvole.
È interessante ricordare che, poco prima della sua morte, in un’intervista su Playboy, Lennon spiegò che lo spunto per il brano gli venne da un libro di preghiere cristiane regalato da Dick Gregory a lui e Yoko: il concetto è quello della “preghiera positiva”, immaginare un mondo in pace senza alcuna definizione di religione, non negare l’esistenza delle religioni, ma semplicemente superare l’idea secondo cui “il mio Dio è più grande del tuo”.
Il testo invita ad abbattere confini, religioni, possessi: una visione che si avvicina, secondo Lennon, ad alcuni ideali del comunismo, ma che lui stesso precisò di non rivendicare politicamente.
Nel corso del tempo Imagine è stata spesso fraintesa o usata in contesti che ne distorcevano il significato originale: molte volte cantata in occasioni tragiche o in memoria di eventi dolorosi. Ma per Lennon non si trattava di celebrare tragedie, bensì di immaginare un mondo senza barriere, che portasse alla pace. Lui stesso respinse richieste di modifica del testo, come nel caso della World Church che propose di cambiare “no religion” in “one religion”, spiegando che ciò avrebbe distrutto il senso della canzone.
Oggi, a distanza di decenni, il brano conserva una sorprendente attualità. In tempi in cui le tensioni sociali sembrano moltiplicarsi, il richiamo a “immaginare” un mondo senza divisioni resta potente e urgente. Lennon ce lo dice con parole semplici, poetiche: “You may say I’m a dreamer / But I’m not the only one / I hope someday you’ll join us / And the world will be as one”, (Si potrebbe dire che io sia un sognatore/ ma io non sono l’unico/ spero che un giorno vi unirete a noi/ e il mondo sarà come un’unica entità).