È di gran moda rubare le opere d’arte e metterle da parte
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È di gran moda rubare le opere d’arte e metterle da parte

Il recente furto delle costose opere di Napoleone non è che l’ultimo di una lunga serie - Dalla clamorosa vicenda della Gioconda alla rapina della gigantesca moneta d’oro della Regina- Colpiti molti musei del Mondo- In Italia, per il recupero, opera una speciale squadra dei Carabinieri.

È di gran moda rubare le opere d’arte e metterle da parte
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25 Ottobre 2025 - 16.47 Culture


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di Manuela Ballo

Capolavori dell’arte rubati e poi ritrovati. Capolavori dell’arte che sono rimasti invece nei cavò dei ricchi committenti o che sono stati messi sullo specialissimo mercato nero che esiste  e continua ad esser florido.
L’ultimo allarme  è scattato al Louvre, provocando nei media maggiore scalpore forse perché i beni rubati appartenevano al mitico Napoleone. Un furto di costose opere preziose e, forse, uno smacco per i francesi. Ma da sempre questo tipo di mercato è un terreno fertile tant’è che bisogna impegnarsi molto per ricostruire la mappa dei tesori che sono stati presi di mira.

Un caso da manuale, che richiama alla memoria proprio quanto è accaduto nei giorni scorsi, è il furto avvenuto nel 1911 al Louvre. E no, non si trattava dei gioielli di Napoleone, ma bensì del capolavoro di Leonardo, “La Gioconda”.  
Le cronache e le inchieste ci si sono sbizzarrite.  Era stato, come si sa,  un pittore italiano a riuscire nell’impresa con un metodo semplice e scontato: si era dapprima nascosto in una stanzetta, poi alle 7 del mattino di lunedì 21 agosto 1911, giorno in cui il museo era chiuso al pubblico, entrò nel Salon Carré attraverso una porta di servizio, posò a terra il quadro incorniciato, ritagliò la tela, l ‘arrotolò e se la mise in tasca. Per due anni il ritratto della nobile rimase nascosto finché il ladro non si scoprì proponendola a un collezionista d’aste fiorentino, Alfredo Geri. Il ladro-patriota voleva che l’opera restasse in Italia ma fu riconsegnata al Museo parigino tant’è che, da allora, milioni di visitatori hanno potuto esser ammaliati dal suo sguardo.

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Non è solo un caso da manuale, questo furto,  ma anche fonte di ispirazione per scrittori e registi i quali si sono molto sbizzarriti sulla vicenda. Nel 1931 fu la volta dei tedeschi che girarono il film “Il ratto di Monna Lisa” , poi gli italiani e i francesi insieme con “ Il ladro della Gioconda”. Non poteva mancare uno sceneggiato targato Rai nel 1978, “Il furto della Gioconda” e nel 2005 una miniserie di Canale 5, “L’uomo che rubò la Gioconda” .

I ladri hanno sempre amato fare colpi che non solo fruttassero, ma che fossero degni  di rimanere negli annali dell’arte di far grandi colpi. Quello della Natività di Caravaggio è tra questi. Era una notte d’ottobre del 1969 quando l’opera del grande artista  sparì dall’altare dell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo. Furono  le custodi, la mattina seguente,  a trovare la cornice vuota, con la tela che era stata recisa e con i frammenti ancora penzolanti. Un gesto non degno di ladri in guanti bianchi, ma di violenti che aveva rubato su commissione e in gran fretta. Nessuno ha più visto l’opera. Il suo destino resta avvolto nel mistero. C’è chi sostiene che gli autori avessero legami con la mafia e si costruirono, anche in questo caso, leggende  che volevano la tela ai piedi del letto di Riina o nascosta insieme ad altri tesori mafiosi e abbandonata in una stalla a marcire. C’è chi, infine, sostiene che sia stata trasportata clandestinamente all’estero.

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Non destò minore attenzione il furto di un quadro di Cézanne, “View of Auvers-sur-Oise”, un ‘opera del 1879 valutata tre milioni di dollari. Tanto più che avvenne nell’ ”Ashmolean Museum” della prestigiosa Oxford. Metti una sera del capodanno del 1999; un capodanno da festeggiare in pompa magna con tanto di fuochi d’artificio e con un gentleman che con stile e, approfittando della confusione, entra quatto-quatto nel museo e scompare nella nebbia delle campagne londinesi. Di quel capolavoro se ne è persa ogni traccia. Come del gentleman.

Diversa e più complessa la tecnica usata dai ladri per rubare una celebre moneta d’oro, la “Big Maple Leaf” esposta museo “Bode” di Berlino. Una moneta a dir poco poco preziosa: da un lato è ritratto il profilo della regina Elisabetta e  dall’altro è raffigurata una foglia d’acero. Pesa 100 Kg ed è fatta di oro zecchino. I ladri hanno compiuto il furto con un’ abile effrazione: con una scala sono entrati da una delle finestre del terzo piano sfruttando la posizione favorevole delle rotaie vicine all’edificio, hanno rotto il vetro antiproiettile uscendo poi dalla stessa finestra. Data la pesantezza della moneta hanno pensato bene di trasportarla con una carriola  fino ad un’automobile appostata nei paraggi. Sarà stata fusa? Adornerà il forziere di qualche miliardario della new generation?  Di certo la moneta ha lasciato un grosso “buco” nel museo.

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Dalla gigantesca moneta d’oro al furto dei diamanti il passo è breve. Anche geograficamente: da Berlino si passa infatti a Dresda, al Grünes Gewölbe.  Nel 2019  vengono portati via tre set di diamanti del diciassettesimo secolo per un valore di 1 miliardo di euro. I ladri questa volta hanno giocato con il fuoco appiccando un piccolo incendio sul vicino ponte di Augusto. Hanno poi distrutto una centralina elettrica che ha disattivato tutti i sistemi di sicurezza per poi tagliare le sbarre di ferro a protezione di una finestra. I gioielli appartenevano alla collezione reale sassone. Collocare i diamanti deve esser stato più facile.

L’elenco delle opere rubate è molto più lungo. Ormai rubare opere d’arte rende di più che scassinare banche. Se ne sono accorte le forze dell’ordine e i poliziotti privati di tutto il mondo. In Italia , ad esempio, è stato costituito un Nucleo speciale dei Carabinieri che si dedica alla tutela del patrimonio culturale (TPC) e che ogni anno recupera un’enorme quantità di opere d’arte trafugate, contraffatte o illecitamente esportate.  Solo nel 2024 sono state recuperate oltre 80.000 opere per un valore complessivo stimato in milioni di euro.






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