Al Teatro Verdi di Forlimpopoli – inaugurato nel 1830 e dove, nel 1851, avvenne la celeberrima incursione della banda del Passatore – è andato in scena Come il fascismo è sopravvissuto al fascismo, lettura teatrale scritta e interpretata dal giornalista e saggista Gianni Cipriani, tra i massimi esperti italiani di terrorismo e delle trame eversive del Novecento. Affiancato dall’attore Anacleto Lauri, che ha dato con grande bravura immedesimata voce ai protagonisti delle vicende, e accompagnato dalle musiche originali del violoncellista e compositore Luca Cipriani, che amplificano l’intensità emotiva del racconto, l’autore ha costruito una narrazione coinvolgente, intrecciando episodi poco noti, documenti inediti e testimonianze dirette, ricostruendo i “fili neri” che hanno permesso al fascismo di sopravvivere alla sua stessa sconfitta.
Per questo evento – organizzato dall’Associazione Luciano Lama in collaborazione con Libera, Anpi e Cgil e il patrocinio del Comune di Forlimpopoli – Cipriani ha scelto dunque la forma del teatro di parola, con l’intento di “raccontare una storia minacciata da una memoria sempre più fragile, mentre i tentativi di revisionismo diventano ogni giorno più aggressivi”. La lettura si articola in quattro storie intersecate da un continuo rimando di nomi, episodi, circostanze fra le più agghiaccianti della storia italiana, i cui protagonisti (l’ufficiale nazista Karl Haas, uno dei boia delle Fosse Ardeatine; Pino Romualdi, fondatore e leader del Movimento sociale italiano, nelle cui fila fu anche parlamentare; Federico Umberto D’Amato, capo del famigerato Ufficio affari riservati del Ministero dell’interno; Mario Tedeschi, già direttore de “Il Borghese”, come Romualdi fondatore e parlamentare dell’MSI) sono stati legati a doppio filo ai servizi segreti statunitensi, ombra onnipresente dietro le più torbide trame di attentati, depistaggi, stragi che hanno devastato il nostro Paese. La morte di tanti cittadini innocenti diventa così un orrendo tributo di sangue a un moloch dalle molteplici facce, i cui agenti hanno operato nell’ombra per decenni, sostenuti da un sistema ramificato e potentissimo incistato nell’amministrazione dello stato come un nefasto tumore.
Altri nomi si susseguono in questo racconto lucido e circostanziato, ben noti all’opinione pubblica e tristemente balzati alle cronache di quasi ottant’anni di storia: quelli di Licio Gelli, Stefano Delle Chiaie, Pietro Musumeci e molti ancora, con la P2 a fare da basso continuo di una italica trenodia che continua a risuonare tetra nelle coscienze di chi non sa e non vuole dimenticare. Non a caso la musica, come si accennava, ha svolto un ruolo fondamentale in questo evento, integrandosi nelle pieghe della lettura, con le suggestioni proposte da Luca Cipriani che spaziano da suggestioni dello stile classico del Gugliemo Tell di Rossini al Concerto grosso di Corelli, attraverso stacchi che potrebbero ricordare una Fuga di Bach e una Sonata di Vivaldi, come anche il finale, in un contrappunto ritmico che ha sottolineato efficacemente la scansione narrativa dell’insieme.
Il pubblico ha apprezzato con vigore la proposta teatrale dell’autore, cogliendone lo spirito e la vis civile, l’invito a riflettere sul presente partendo dalle ombre del passato per comprendere come i semi dell’odio e dell’intolleranza possano attecchire anche oggi se non vengono riconosciuti e contrastati. Auspichiamo dunque di assistere presto ad altre serate come quella di Forlimpopoli, che per più d’un verso si richiama alle radici del teatro occidentale, quale evento collettivo in grado di svolgere un ruolo educativo, critico e di stimolo per il dibattito pubblico, contribuendo alla formazione della coscienza civica. Un teatro, dunque, non solo di intrattenimento, ma mezzo attivo di discussione, fondamento della democrazia e della partecipazione politica di tutti i cittadini: quello che sempre più viene a mancare in questi foschi e “neri” tempi. Non a caso, lo spettacolo si conclude in un crescendo emotivo con le mirabili parole di Piero Calamandrei, “il manifesto del nostro impegno di oggi e di domani”: Ora e sempre Resistenza.