di Alessia de Antoniis
Un filo sottile lega da quarant’anni Firenze al cinema francese. Un filo che passa da Louis Malle a Olivier Assayas, da Claude Chabrol a Cédric Klapisch, e che oggi si rinnova con la 17ª edizione di France Odeon, in programma dal 30 ottobre al 2 novembre. Diretta da Francesco Ranieri Martinotti, la manifestazione è diventata nel tempo un laboratorio d’incontro tra le due cinematografie, ma anche un osservatorio privilegiato sulla cultura europea contemporanea.
Non è solo un festival: è una dichiarazione d’amore tra due Paesi che condividono lo stesso sguardo sull’immagine.
Quest’anno l’edizione assume un significato speciale, celebrando i quarant’anni della presenza ufficiale del cinema francese a Firenze, dalle origini di France Cinéma nel 1986 fino all’attuale France Odeon. «È un’edizione speciale – spiega Martinotti – che vuole rendere omaggio a tutti coloro che hanno dedicato la propria intelligenza e la propria passione a rinsaldare un legame antico tra i nostri due Paesi».
Il presidente Enrico Castaldi sottolinea il valore affettivo e partecipativo di questo percorso: «Ho amato da subito questo festival e la sua cornice. Con il documentario Passion Cinéma abbiamo voluto raccontare la storia d’amore artistica tra Italia e Francia, che continua a rinnovarsi ogni anno».
Tra memoria e futuro
La pre-apertura del 29 ottobre, intitolata I Miti, celebra due icone: Louis Malle e Claudia Cardinale.
Il documentario Louis Malle, le révolté di Claire Duguet – presentato fuori concorso a Venezia – inaugura il programma con un ritratto intimo e ribelle, introdotto dallo storico del cinema Steve Della Casa.
A seguire, l’omaggio a Cardinale con Les pétroleuses di Christian-Jaque: un western al femminile che ribalta ironicamente i codici del genere, con la coppia esplosiva Cardinale–Bardot.
Giovedì 30 ottobre la manifestazione si apre ufficialmente con Carnets d’Ukraine di Michel Hazanavicius, un carnet di viaggio e testimonianza dal fronte ucraino, il cui ricavato sostiene la ricostruzione del Paese.
È un gesto che definisce lo spirito del festival: un cinema che non si chiude nella sala, ma entra nel mondo, attraversando le ferite del presente.
Un dialogo tra arte, etica e intelligenza artificiale
La mattina di venerdì 31 ottobre sarà dedicata al grande tema della I.A. generativa e al suo impatto sul diritto d’autore, sull’etica e sulla sostenibilità delle arti.
Un incontro curato da Murmuris, con il sostegno di SIAE e SACD, che riunirà personalità come Matteo Fedeli (SIAE), Pascal Rogard (SACD), Michel Hazanavicius, Juana Torres (LaborIA–INRIA) e Erik Longo (Università di Firenze).
Una riflessione necessaria in un momento storico in cui la tecnologia sta ridefinendo i confini dell’immaginazione e della proprietà creativa.
Nel pomeriggio, spazio alla commedia musicale Dans la cuisine des Nguyen di Stéphane Ly-Cuong, seguita da Les filles désir di Prïncia Car, Premio Regards Méditerranéens 2025: un film potente e vitale girato nei centri di Marsiglia, frutto di un laboratorio teatrale che restituisce voce e dignità ai giovani delle periferie.
La giornata si chiuderà con Dalloway di Yann Gozlan, opera distopica che riflette sui limiti dell’intelligenza artificiale nella creazione artistica.
Il sogno francese tra musica, architettura e memoria
Sabato 1° novembre il festival apre con Marcel et Monsieur Pagnol di Sylvain Chomet, un’animazione che omaggia il grande scrittore francese, accompagnata dalla musica originale di Stefano Bollani.
È una delle proiezioni simbolo del festival: la fusione tra musica e immagine come linguaggio universale, introdotta dal critico Marco Luceri in collaborazione con Lucca Comics & Games.
Nel pomeriggio, L’inconnu de la Grande Arche di Stéphane Demoustier racconterà la storia dell’architetto Otto von Spreckelsen e del monumento simbolo della Défense, con un incontro post-proiezione tra Massimiliano Fuksas e Valerio Barberis.
Segue C’est quoi l’amour ? di Fabien Gorgeart, commedia raffinata sulle seconde possibilità con una straordinaria Laure Calamy, e infine Nouvelle Vague di Richard Linklater, dichiarazione d’amore al cinema francese degli anni Sessanta e ai suoi protagonisti.
Scritture, potere e rivelazioni
Domenica 2 novembre l’incontro Scritture – Le Mage du Kremlin: dal romanzo al film vedrà dialogare Emmanuel Carrère e Olivier Assayas con la giornalista Ritanna Armeni, in un confronto sul potere, la scrittura e la trasformazione del linguaggio cinematografico.
Nel pomeriggio sarà proiettato Grand Ciel di Akihiro Hata, dedicato al tema delle morti bianche, seguito dalla premiazione.
La serata finale, alle 18.00, propone Le Mage du Kremlin di Assayas, scritto insieme a Carrère e interpretato da Jude Law e Paul Dano: uno sguardo spietato sul potere nella Russia contemporanea.
Chiuderà il festival On ira di Enya Baroux, una commedia drammatica sull’amore e la fine, con Hélène Vincent in una prova di rara intensità.
Un festival che pensa il futuro
Come ogni anno, la Foglia d’Oro di Giusto Manetti Battiloro e il Premio Regards Méditerranéens della bottega Pampaloni rappresentano il legame tra arte, artigianato e pensiero, radici identitarie del festival.
Ma l’anima di France Odeon si riconosce anche nella sostenibilità: carta ridotta, mobilità green, digitale responsabile. Un modello culturale etico e condiviso.
Il cammino proseguirà con l’evento speciale dell’8 novembre al Teatro del Sale, dedicato al libro Valentina Cortese, un breve secolo (1923–2023) di Alfredo Baldi.
France Odeon 2025 è più di un festival: è un ponte tra memoria e futuro, tra schermo e città.
Un luogo dove il cinema torna a essere dialogo, incontro, riflessione.
E Firenze, con la sua luce obliqua e la sua storia, si conferma una capitale dell’immaginario europeo, capace di ospitare il pensiero e la bellezza, senza confini.