di Alessia de Antoniis
Non è più tempo di considerare il cortometraggio come una palestra per cineasti emergenti o un’appendice minore del cinema “vero”. Pathos Distribution lo sa bene e rilancia: il cinema breve torna protagonista nelle sale italiane, con un’operazione culturale che ha il sapore della resistenza. Perché portare i corti in sala, oggi, significa sfidare logiche di mercato pensate per i lungometraggi, equilibri economici spietati e un pubblico che va rieducato alla scoperta di un linguaggio capace di sintesi, sperimentazione e intensità narrativa.
Le prime due tappe di questo nuovo ciclo di proiezioni si terranno a Roma: venerdì 14 novembre al Cinema Parrot e mercoledì 3 dicembre al Cinema Don Bosco. Due serate pensate come un viaggio attraverso le nuove voci del cinema indipendente, con opere già premiate nei festival nazionali e internazionali e la presenza di autori, produzioni e cast per momenti di confronto aperti al pubblico.
In programma titoli che raccontano la varietà di sguardi del catalogo Pathos: da Goodbye Baghdad di Simone Manetti, racconto intimo e politico su appartenenza e memoria collettiva, a In the Box di Francesca Staasch, dove il formato quadrato diventa gabbia visiva per il dolore dei protagonisti. E poi A domani di Emanuele Vicorito, uno dei corti più premiati del 2025, inno alla speranza e alla libertà da ogni pregiudizio. Accanto a questi, opere come I 12 passi di Fabrizio Denaro, Raana di Ahmad Monajemi, I Sabotatori di Francesco Logrippo e Marco Minciarelli, Stringimi di Filippo Da Ros: ogni corto una finestra su un mondo, ogni storia un’urgenza da condividere.
“Pathos nasce per dare voce alle nuove generazioni di autori e ai loro sguardi”, spiega Emanuele Pisano, fondatore di Pathos Distribution. “Il cortometraggio è il terreno dove tutto può nascere: un’idea, una visione, un percorso. Crediamo che distribuirlo in sala sia un atto necessario per restituire al cinema la sua urgenza e la sua verità. Il Cinema Breve è una forma completa, non un esercizio o un passaggio intermedio”.
Roberto Urbani aggiunge: “È fondamentale che la cultura, anche quella del Cinema Breve, torni ad essere centrale. Gli autori hanno raccontato il loro modo di vedere la vita: il nostro obiettivo è rispettare e valorizzare il loro sguardo, far arrivare storie nuove ed emozionanti al maggior numero di spettatori possibile, dentro le sale cinematografiche, per ricordarci cosa vuol dire guardare”.
Maurizio Ravallese chiude il cerchio: “Non di soli festival può vivere un cortometraggio. È giusto creare spazi culturali che ne normalizzino la visione in sala, restituendogli la dignità di un’esperienza condivisa. Queste proiezioni ricreano un contatto diretto tra autori e spettatori, restituendo al cinema la sua dimensione più autentica: quella dell’incontro”.
Negli ultimi due anni, Pathos ha affiancato alla distribuzione dei corti anche quella dei lungometraggi, un percorso che ha permesso di comprendere da vicino le sfide del settore e l’importanza di presidiare gli spazi cinematografici come luoghi di cultura e formazione dello sguardo. Un impegno che merita il riconoscimento di quegli esercenti coraggiosi che continuano a sostenere iniziative del genere, mantenendo viva l’esperienza collettiva del cinema contro ogni logica puramente commerciale.
L’iniziativa si inserisce in un più ampio progetto dedicato alla diffusione del cinema breve, con collaborazioni in corso con podcast e media partner. Perché educare il pubblico a riconoscere il valore e l’autonomia del cortometraggio non è solo una questione estetica, ma un atto politico di resistenza culturale.