Addio Beppe Vessicchio

La sua bacchetta, la sua presenza sorridente e pacata, sono diventate un vero marchio: lui rappresentava la tradizione musicale italiana che incontra la televisione, la leggerezza e la pedagogia.

Addio Beppe Vessicchio
Beppe Vessicchio
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8 Novembre 2025 - 19.32 Culture


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Questa mattina è venuto improvvisamente a mancare il Maestro Beppe Vessicchio. Nato a Napoli il 17 marzo 1956, il suo nome, col diminutivo affettuoso “Beppe”, è stato negli ultimi decenni indissolubilmente legato al mondo della musica leggera italiana, ai grandi eventi televisivi e in particolare al Festival di Sanremo.

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Dagli inizi nel capoluogo campano fino alle più prestigiose platee nazionali, Vessicchio ha attraversato generi e formule: compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, volto televisivo. Il suo legame con Sanremo è profondo: ha partecipato come direttore d’orchestra dal 1990, l’anno che Mia Martini cantò La nevicata del ’56, vincendo quattro volte con le canzoni Sentimento degli Avion Travel (2000), Per dire di no di Alexia (2003), Per tutte le volte che di Valerio Scanu (2010) e Chiamami ancora amore di Roberto Vecchioni (2011).

La sua bacchetta, la sua presenza sorridente e pacata, sono diventate un vero marchio: lui rappresentava la tradizione musicale italiana che incontra la televisione, la leggerezza e la pedagogia. Un’empatia naturale, quella di Vessichio, tanto che fra i suoi numerosissimi aneddoti ne vogliamo ricordare un paio. Quando alla sua prima apparizione al Festival di Sanremo, annunciato con un nome sbagliato, riuscì a far notare l’errore con scaltrezza ma soprattutto con eleganza. O quando, qualche mese fa, appassionato di agricoltura e musica come “energia vitale” ha sperimentato un suo progetto in collaborazione con una azienda vinicola biodinamica per un vino armonizzato con la musica, un vino che “invecchia con la musica”. Questi piccoli aneddoti restituiscono un ritratto di uomo che non si è limitato al palco, ma ha cercato connessioni tra musica, natura, vita quotidiana.

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Con la morte del Maestro, se ne va una figura che era quasi familiare. Non solo un eccellente musicista, ma un personaggio simbolo di affidabilità, di cultura popolare elevata, di passione costante. Tante cose ma senza mai fare troppo rumore. Tanti sono stati i suoi allievi e tanti i progetti formativi di giovani che lui ha sempre perorato. Nel mondo confuso della musica che scappa veloce, lui ci ha sempre ricordato che “la musica è una lingua vera e propria” e che non è materia di improvvisazione.

Insieme a tutte le cose che ci ha lasciato, ci resta anche il suo sorriso garbato, quella barba ormai iconica e quei momenti televisivi che hanno segnato intere generazioni. Grazie per averci guidato, con la tua grazia e competenza, in tutti quei momenti in cui la musica ci ha fatto gioire e riflettere.

Riposa in musica, Maestro.

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