Stand up theatre al TeatroBasilica
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Oscar De Summa tra fisica quantistica, tragedia pugliese, rette parallele, desideri perpendicolari e un gatto che non vuole scegliere

Oscar De Summa - Rette parallele sono l’amore e la morte - recensione di Alessia de Antoniis
Oscar De Summa - Rette parallele sono l’amore e la morte
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Alessia de Antoniis Modifica articolo

16 Novembre 2025 - 22.38


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di Alessia de Antoniis

Al TeatroBasilica di Roma, Oscar De Summa apre con Heisenberg e chiude piangendo. In mezzo ci sono 75 minuti dove la fisica quantistica diventa comicità, la Puglia diventa principio di indeterminazione e un amore impossibile diventa teoria del tutto. ‘Rette parallele sono l’amore e la morte‘ non è teatro di narrazione con divulgazione scientifica: è un salto quantico nella drammaturgia italiana contemporanea.

Dopo la Trilogia della provincia, De Summa torna nella stessa geografia umana, ma come se nel frattempo avesse passato una notte con un Nobel in fisica quantistica al tavolino di un bar bevendo Primitivo di Manduria. All’improvviso i protagonisti non sono solo gli abitanti di un paese: lo diventano le particelle, i sistemi complessi, gli innamorati che si cercano da una parte all’altra dell’universo come se Google Maps potesse fare miracoli anche per le anime perse. Uno special di stand-up dove il comico ha fatto l’errore di leggere troppi libri. Einstein, Heisenberg, Schrödinger: praticamente la line-up di un festival che nessuno vorrebbe vedere. Invece funziona. Funziona talmente bene che ti ritrovi a ridere di formule matematiche e poi…

La storia è questa: c’è Maria Rosaria, la classica brava ragazza del sud che studia pianoforte e filosofia (già qui capisci che i genitori avevano progetti), e c’è Peppino Spensierito  (nome che suona già come una barzelletta). Lei è rigida come il busto ortopedico che porta, lui sgassa sulla moto con frasi tipo “Oh, andiamo!”.

Due universi paralleli che, secondo la matematica, non si sarebbero mai dovuti incontrare. Ma poi Sbam! Si scontrano letteralmente in Via Calvario. Lui esce da un negozio di dischi con l’ultimo LP di David Bowie, lei cammina concentrata verso casa. Lui si fracassa la testa sul busto di lei (rigido come le sue idee), lei vola via come nei cartoni animati.

Il pifferaio quantistico: quando la stand-up incontra Heisenberg

De Summa padroneggia il palco con la sicurezza di chi ha fatto centinaia di serate dal vivo. Alterna ritmi forsennati a pause sospese, passa dal dialetto pugliese all’italiano colto senza forzature. Non recita: conversa. Gestisce il corpo come un musicista jazz improvvisa sul tema. E quando realizzi che ti stai commuovendo per una donna che non hai mai conosciuto, è troppo tardi per scappare.

È il pifferaio magico del ragionamento: ti fa ridere di Heisenberg come se parlarne in un pub fosse normale – e forse lo è – seduti a un bancone dove si discute di amori impossibili, moto da enduro, madri che pretendono ordine e figlie che pretendono vita. Mentre il paradosso del gatto di Schrödinger diventa una barzelletta.

A voler essere pignoli come un elettrone sotto interrogatorio, c’è un punto in cui il principio di indeterminazione diventa… indeterminato pure per lo spettatore. I riferimenti alla fisica quantistica, pur brillanti, a volte diventano un codice da club per iniziati. Potrebbero sembrare come quando hai fatto il classico e il docente di statistica all’università inizia a scrivere alla lavagna: l’unica cosa che capisci sono le lettere in greco. Il resto è aramaico. È un rischio? Sì. Ma De Summa ha fatto sua la frase di Einstein: hai capito una cosa quando riesci a spiegarla anche a tua nonna. O almeno, se non sa spiegartela, riesce a fartici ridere su.

Le luci, la musica e… Life on Mars? come equazione sentimentale

Matteo Gozzi fa un lavoro pazzesco con le luci. Lo spettacolo scorre come un film indie che non hai mai visto, ma che senti di conoscere. Life on Mars? di Bowie diventa non la colonna sonora, ma una drammaturgia parallela di questa storia d’amore impossibile, di questo paese del sud dove non succede mai niente finché tutto succede in un solo giorno. È come se Terrence Malick avesse diretto uno special di Netflix, ma in teatro. E con più parolacce in dialetto pugliese.

Il diavolo è nei dettagli (letteralmente)

Una delle cose più fighe è come De Summa personifica il dubbio. Non è il classico diavolo con corna e forcone, è diaballein, dal greco, “colui che divide”. È quello che striscia a zig-zag nella testa della madre di Maria Rosaria, Antonietta, quella che aveva pianificato la vita della figlia come un foglio Excel.

“Tu hai fatto tutto quello che una madre deve fare”, sussurra il Diavolo Dubbio. E lei crolla. Perché le certezze sono belle finché qualcuno non te le mette in discussione. E quel qualcuno è sempre una voce dentro la tua testa che suona sospettosamente come David Bowie che fischietta.

La fisica delle relazioni (quando l’entanglement è più affidabile della memoria)

Le cose hanno valore solo in base alle relazioni tra di loro. Non serve aver letto Rovelli per capirlo: basta aver amato qualcuno che non era la scelta giusta. L’entanglement quantistico dice che due particelle, una volta entrate in contatto, restano connesse a prescindere dalla distanza. Gli amori che non sono andati bene lo sanno meglio della scienza.

Maria Rosaria e Peppino si sfiorano una volta sola. Non basta. E basta per sempre. È la fisica del ricordo: è così che funziona il cervello quando due destini si toccano e poi esplodono via, ciascuno per la propria traiettoria, continuando però a modificarsi a distanza.

In Rette parallele sono l’amore e la morte Oscar De Summa fa qualcosa di molto raro: non sceglie tra mente e cuore. Rifiuta la falsa alternativa. Dimostra che la fisica può essere comica, la tragedia può essere quantica, l’amore può essere un esperimento senza laboratorio.

E allora resta una domanda. Non di Bowie, ma forse sì: se le rette parallele non si incontrano, perché De Summa continua a raccontarle? Forse perché il teatro, come la fisica quantistica, preferisce le collisioni impossibili ai calcoli prevedibili. E perché noi, come il gatto di Schrödinger, vogliamo restare sospesi nell’incertezza, dove tutto è ancora possibile, anche l’amore.

P.S. Se dopo lo spettacolo non avete voglia di ascoltare Life on Mars? a ripetizione per tre giorni, non avete capito niente. O forse avete capito tutto. È entanglement, baby.

Al TeatroBasilica fino al 16 novembre. Portate un amico che ha fatto il liceo scientifico, vi ringrazierà.

Crediti: Oscar De Summa (che fa tutto), Matteo Gozzi (luci che ti fottono il cervello), David Bowie (inconsapevole co-protagonista) e la fisica quantistica (special guest star).

Una produzione Atto Due ETS, Emilia Romagna Teatro – ERT / Teatro Nazionale, con il contributo di GialloMare Minimal Teatro, Fondazione Armunia, Pimoff Milano, ATER Fondazione.

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