Il fu Mattia Pascal è senza naftalina
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Il fu Mattia Pascal è senza naftalina

Marco Tullio Giordana e Geppy Gleijeses non tradiscono Pirandello, lo traducono. Al teatro Greco di Roma fino al 23 novembre

l fu Mattia Pascal regia Marco Tullio Giordana nella foto Geppy Gleijeses Roberta Lucca - recensione di Alessia de Antoniis
Geppy Gleijeses - Roberta Lucca - Il fu Mattia Pascal - regia Marco Tullio Giordana -
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Alessia de Antoniis Modifica articolo

19 Novembre 2025 - 12.37


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di Alessia de Antoniis

Non serve stravolgere Pirandello per farlo vivere: basta non ibernarlo. Marco Tullio Giordana lo sa e dirige Il fu Mattia Pascal – al Teatro Greco di Roma fino al 23 novembre – come un racconto che abbiamo già sentito, ma che torna a sorprenderci. Marilù Prati, vedova Pescatore meravigliosamente insopportabile, sembra uscita da una pagina ancora umida d’inchiostro; e Geppy Gleijeses dimostra che la vecchia scuola non passa di moda, perché il pensiero, in scena, non invecchia.

La scena, firmata da Gianni Carluccio con i contributi video di Luca Condorelli, non riproduce ambienti: li ricorda. I teli verticali semitrasparenti funzionano come schermi della memoria. Le superfici e le immagini non servono a mostrare luoghi, ma a suggerirli come album di famiglia fantasma.

Il pavimento a scacchiera, unico elemento stabile, non evoca un interno borghese, ma una scacchiera dell’esistenza, dove le pedine avanzano e retrocedono al ritmo delle necessità sociali.

Tra una dissolvenza e l’altra scorrono Roma, Montecarlo, Miragno. Non è un’ibridazione difettosa tra linguaggi: è l’immagine stessa dell’identità pirandelliana, che non vive come cronologia ma come montaggio. Il teatro non imita il cinema: lo interroga.

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Le luci, come variazioni dell’essere, fanno il resto: ocra bruciata nei quadri familiari, verde acqua nelle scene di spaesamento; fredda e soprannaturale nella seduta spiritica, attorno al tavolo circolare che sembra più una chiamata dei morti ai vivi che dei vivi ai morti.

Geppy Gleijeses porta in scena un Mattia Pascal tutt’altro che vittima, semmai analista inconsapevole del proprio fallimento. Un lavoro di cesello, di respirazione, di tempi interni, che appartiene alla cultura attoriale di chi il teatro lo frequenta da una vita.

Marilù Prati, (nel doppio ruolo di Vedova Pescatore e medium Silvia Caporale), è una vedova Pescatore che porta in scena un rancore che non è caricatura né macchietta, ma dolore trasformato in ruggine. È una presenza che smonta ogni nostalgia di Mattia per ciò che ha lasciato.

Don Eligio (Totò Onnis) è il ponte tra romanzo e teatro, colui che dice ciò che la scena non rappresenta. È un coro che non annuncia l’azione futura, ma la spiega mentre resta ai margini. In un allestimento che procede per ellissi, è la rete di sicurezza tra ciò che Pirandello scrive e ciò che la scena decide di tacere. È Pirandello sotto mentite spoglie, l’autorità che dice: questo è accaduto davvero, ma non come ve lo sto mostrando.

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Attorno a Gleijeses, un cast che lavora come un ensemble capace di restituire alla scena quella coralità scomposta e lucidissima, ossatura del mondo pirandelliano.

Il finale, asciugato e ben diretto, evita sentimentalismi: Romilda (Roberta Lucca) è già moglie di Pomino, la vita è andata avanti, nessuno aspetta il “ritorno”. Mattia scopre, senza enfasi, che la resurrezione è una condanna civile. Non è più nessuno, non può essere più se stesso.

È allora che la frase pronunciata davanti alla lapide — «Io sono il fu Mattia Pascal» — non suona come slogan, ma come referto anagrafico dell’anima.

Il fu Mattia Pascal a doppia firma Marco Tullio Giordana e Geppy Gleijeses, è uno degli spettacoli pirandelliani più lucidi degli ultimi anni: non perché modernizza a forza, ma perché sospende il tempo, lasciando che l’identità torni ad essere domanda, non documento.

Alcuni puristi potrebbero rimpiangere la versione di Kezich per lo Stabile di Genova (1974), ma qui, almeno, Pirandello non è chiuso in formalina.

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Il fu Mattia Pascal
libero adattamento di Marco Tullio Giordana e Geppy Gleijeses
dal romanzo di Luigi Pirandello

Con: Geppy Gleijeses, Marilù Prati, Roberta Lucca, Totò Onnis, Ciro Capano, Teo Guarini, Antonio Tallura, Giada Lorusso, Davide Montalbano, Francesca Iasi, Salvatore Esposito
Scene e luci: Gianni Carluccio
Costumi: Chiara Donato
Musiche: Andrea Rocca
Video: Luca Condorelli – Vertov
Produzione: Dear Friends – United Artists
Roma, Teatro Greco, 11–23 novembre

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