di Caterina Falcon
In una contemporaneità la cui cifra sembra essere l’omologazione, in cui le diversità sono ritenute pericolose e osteggiate, la fiaba di Elfriede Gaeng – “La villa delle cose straordinarie” (Carabba editore di Lanciano) – ribadisce esattamente l’opposto. Essere unici o, meglio, essere l’inimitabile e consapevole combinazione di vissuti e caratteristiche, è il presupposto per la libera scelta.
Elfride Gaeng vive e lavora a Roma, regista e sceneggiatrice per il cinema e la fiction Tv. Ha diretto il lungometraggio “Blu elettrico”, protagonista Claudia Cardinale. Ha prodotto e diretto numerosi documentari per Rai3. Ha scritto diversi romanzi e raccolte di racconti, tra cui “Buchi di vuoto” (2003), “Derma blu” (2005) e “Con il sole negli occhi” (2013), “Le voci elettriche cantano intorno” (2023). Fa il suo esordio nella narrativa per bambini nel 2024 con “Le avventure di Olimpia e il riccio Fritz”.
Se nella prima storia l’autrice ha affrontato con successo il delicato tema del bullismo, in questa seconda avventura a fare da sottofondo sono la diversità e la discriminazione. Argomenti altrettanto rilevanti.
Stavolta Olimpia e il riccio Fritz decidono di esplorare la magnifica Villa rinascimentale che si trova tra il giardino all’italiana e il labirinto. Da Bernardo e Gottardo, i due orsetti di bosso, vengono a sapere che lì vive Arlo, il figlio di Nikolaus, con la moglie Margherita e due figli, Astro e Stella. I quattro passeri e Rosso, lo scoiattolo, aggiungono altre informazioni. È in atto un incantesimo all’interno della Villa. L’elfo Grigio, il consigliere di Oscuro, che in cambio di un sontuoso pranzo a settimana protegge la famiglia di Arlo dagli elfi neri, ha fermato il tempo. Gullit, il figlio della fata Smeraldina, un folletto simpatico, intelligente, ma molto permaloso, ne è involontariamente la causa… Tra furti, incantesimi, specchi magici, dolci succulenti, cioccolata portentosa, scontri di ogni genere e saggi maghi, succederà di tutto.
Ma sarà la Regina Amber a fare la differenza, deciderà che la festa per la liberazione della Villa si terrà solo dopo la scelta che avrà maturato l’elfo Grigio. Scelta che si rivelerà molto coraggiosa e sorprenderà tutti.
Rimarrà come è nato: Grigio, diverso da tutti gli altri elfi; non amando né i Bianchi, certi di essere sempre nel giusto, né i Neri per svariate altre ragioni.Non bisogna mai cambiare se stessi per piacere agli altri. Solo restando Grigio sarà in grado di capire le ragioni degli uni e degli altri.
Amber apprezzerà il suo coraggio e lo nominerà giudice del regno. Olimpia e il riccio Fritz, proclamati eroi del bosco, capiranno quanto sia importante scegliere nella vita e come la diversità sia un valore e vada accettata in quanto tale.
E scegliere, non dimentichiamolo, è l’elemento costitutivo dell’etica. Agire nel mondo non può essere casuale, la direzione delle imprese volte al bene, al male, persino a una controversa combinazione dei due opposti, parte sempre da un ponderato arbitrio. L’elfo grigio, che si discosta dai suoi simili divisi nelle due categorie di elfi neri ed elfi bianchi, assomma in sé le caratteristiche della sua specie. Elfriede Gaeng, infatti, pare volerci ricordare che il grigio ha infinite sfumature, poiché si ottiene mescolando il nero, che è assenza di colori, e il bianco, che ne è la somma. L’elfo è in grado di comprendere le ragioni talvolta discordanti degli abitanti del suo mondo incantato, perché ha accolto in sé le contraddizioni della sua specie, perché la sua coscienza le ha vagliate tutte, prima di decidere come intervenire.
La regina Amber, pertanto, lo nominerà giudice del regno. Tra equivoci (tanto frequenti anche nella vita reale), pregiudizi, conflitti la cui scaturigine è l’incapacità di accogliere le ragioni dell’altro, il giovane lettore – diciamo tra gli otto e i dieci anni – imparerà ad andare oltre le apparenze, alle dinamiche guerresche, agli incantesimi che congelano il tempo in una perdurante incomprensione. Imparerà soprattutto a rispettare l’unicità di ciascuno. È quella che Galimberti definirebbe l’educazione ai sentimenti propria della letteratura, e chi scrive soggiungerebbe al discernimento oltre che al pensiero critico. Sono simili libri a porre le basi per un futuro più umano e migliore, poiché la letteratura per l’infanzia ha un potere trasformativo e maieutico che nulla a che vedere con le tecnologie senz’anima.
