Non bastavano miliardi di soldi pubblici sprecati in un folle progetto di riarmo europeo, né i miliardi dilapidati per raggiungere il 5% del Pil allo scopo di armare la Nato fino ai denti, né i venti di guerra che soffiano in Europa da quando Ursula Von der Leyen ha deciso che bisogna fare la guerra alla Russia. Non bastano neppure le ormai note esternazioni del generale Vannacci sulla Decima MAS, sulla bellezza della guerra, sul virilismo machista come valore fondamentale della nostra società.
Mancavano due tasselli fondamentali alla deriva guerrafondaia che sta travolgendo l’Italia meloniana: la proposta del ministro della difesa Guido Crosetto di introdurre la leva volontaria e dulcis in fundo la predisposizione di un corso di laurea in Filosofia riservato ai militari all’Alma Mater Studiorum di Bologna. Purtroppo, il Rettore dell’ateneo bolognese Giovanni Molari si è messo di traverso, e il corso per i militari non si farà.
La destra ha tuonato contro l’Università di Bologna: la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha attaccato frontalmente il Rettore, in barba al principio costituzionale dell’autonomia delle università. Non a caso, c’è una proposta di legge che intende sottoporre le università al controllo del governo, tramite proprie nomine nei consigli d’amministrazione, come prevede la tradizione dell’estrema destra mondiale, da Trump e Orban.
Entrando nel merito, sarebbe interessante capire quali discipline filosofiche esoteriche verrebbero insegnate in una laurea non accessibile ai civili, e se per caso esistano specifiche tecniche didattiche efficaci solo sui militari.
Probabilmente nessuno darà mai conto di questa proposta insensata che viola l’autonomia delle università e i basilari principi del raziocinio. Si tratta di un’operazione politico-mediatica che, se non avesse assunto i contorni di una farsa, sarebbe gravissima. Innanzitutto perché, per quanto goffamente, si sta tentando in ogni modo di normalizzare la guerra, di far entrare il gergo e le categorie militari nella vita quotidiana dei cittadini, di far surrettiziamente penetrare nell’immaginario dell’opinione pubblica l’idea che le gerarchie militari godano di una sorta di statuto privilegiato. Accompagnando il tutto con lo slogan vuoto quanto efficace “il governo è sempre con le forze dell’ordine”.
Che poi il governo abbia spuntato le armi a tutte le forze dell’ordine con una serie di provvedimenti a carico del ministro della Giustizia Carlo Nordio, al fine di garantire l’impunità ai colletti bianchi, poco conta, tanto nessuno se ne è reso conto. Per ora, funziona la propaganda. Gli elettori di destra sono convinti che il governo di Meloni persegua “Legge e ordine”.
Se il governo dovesse riuscire a sottoporre le università italiane al proprio controllo, gestendo direttamente risorse, fondi di ricerca, indirizzi programmatici, sarebbe la catastrofe definitiva. Della cultura in primis. Poi, delle libertà civili. E infine della pace.
D’altronde non si può entrare in guerra all’improvviso, la popolazione non lo ammetterebbe. La guerra, occorre prepararla: sia riarmandosi, sia sul piano dell’accettabilità sociale, dei vissuti da introiettare. Come, ad esempio, quello di ritenere tutto sommato normale l’istituzione di un corso di laurea in filosofia in un’università pubblica – per inciso la più antica dell’Occidente – riservato solo ai militari.
Si tratta di un’unica, mastodontica operazione “culturale” che ha come solo scopo quello di preparare l’Italia alla guerra. Va in questa direzione anche la folcloristica affermazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani sull’importanza del ponte di Messina come via di evacuazione dalla Sicilia invasa (non si capisce se dai Russi, o dai Saraceni).
Ora, per fortuna, al governo ci sono persone generalmente impreparate, che fanno fatica a riconoscere la complessità del reale, senza particolari competenze espressive, per cui spesso le sortite guerrafondaie appaiono più vicine alla satira che ad affermazioni da prendere sul serio. Questo però non deve distogliere noi cittadini dal tenere sempre presente dove lor signori ci vogliono portare, per meri interessi economici conditi da ingenui deliri nazionalistici. E cioè alla guerra.
