di Alessia de Antoniis
Lupin III La Stirpe Immortale dall’11 dicembre al cinema. Lupin nel titolo, non nell’anima
Arriva in sala l’11 dicembre La Stirpe Immortale, il capitolo più gotico, violento e tarantiniano della lunga storia del ladro gentiluomo. Un survival sul filo del biopunk, interessante come film d’azione in sé, molto meno convincente se lo si prende sul serio come “film di Lupin”.
Con questo lungometraggio in 2D, il primo film di Lupin pensato per le sale dopo quasi trent’anni, Takeshi Koike chiude il suo percorso iniziato con La donna chiamata Fujiko Mine e proseguito con gli OVA (anime prodotti direttamente per l’home video) dedicati a Jigen, Goemon e Fujiko. Un universo parallelo, quello del Koikeverse, che ha spogliato Lupin e la sua banda della comfort zone televisiva per riportarli a una versione hard boiled, adulta, più vicina al manga e alla prima serie anni Settanta.
Gotico biopunk, alla Kill Bill
La trama è una linea retta disegnata con sangue e gas tossico: dopo una serie di attentati mirati, Lupin, Jigen, Goemon e Fujiko seguono un invito verso un’isola fantasma nel Triangolo delle Bermuda, dove si dice sia nascosto un tesoro. L’aereo viene abbattuto, il gruppo precipita e scopre un laboratorio dell’incubo: assassini cyborg, corpi marci con maschere da hockey, una cecchina che li prende di mira ridendo, un veleno nell’aria che lascia loro ventiquattro ore di vita e soprattutto Muom, creatura immortale decisa a rifondare il mondo dalle sue ceneri e a cancellare l’eredità stessa di Lupin.
Koike lavora in pieno registro gotico-sci-fi: l’isola è un set che sembra citare L’Isola del dottor Moreau passando per Kill Bill, con una violenza coreografata, compiaciuta, che trasforma il corpo in puro segno grafico. Arti recisi, ferite insostenibili nella realtà, sangue a litri: i personaggi si fanno male davvero, ma il dolore ha il tempo di un’inquadratura. È qui che il film mostra il suo Lupin adulto che ha perso la sua fanciullezza: niente slapstick, pochissimo gioco, zero leggerezza.
L’azione funziona, il resto meno
Quando si affida al movimento puro, La Stirpe Immortale è esattamente quello che ci si aspetta da Koike: linee tese, camera che scivola tra i proiettili, duelli che ricordano perché il suo Redline è ancora un riferimento visivo. La colonna sonora di James Shimoji tiene alta la tensione e “THE IIIRD Eye” dei B’z chiude il film con un’impronta rock.
Il problema è tutto ciò che sta intorno a queste esplosioni di energia: la storia è sorprendentemente sottile. Al di là del “sopravvivere 24 ore su quest’isola” c’è poco altro: boss fight in serie, flashback che spezzano il ritmo, twist filosofici che ammiccano a Mystery of Mamo, ma restano più citazione che vero confronto con quei temi: sul rapporto tra vita, identità e immortalità.
La banda ne esce schiacciata: Jigen e Goemon hanno momenti isolati ma non un arco vero, Fujiko è ridotta praticamente a fan service – corpo nudo nella giungla – lontanissima dalla complessità che aveva in La donna chiamata Fujiko Mine. I vecchi antagonisti che ritornano sono più cameo nostalgici che personaggi con un ruolo nel presente del film. Se questo doveva essere il “gran finale” del Koikeverse, la sensazione è che manchi la chiusura: Mamo, villain ombra di tutto il percorso, resta un’ombra.
Lupin senza il gentiluomo
Nel nuovo Lupin di Koike niente nomignoli affettuosi, pochissimo umorismo, un gruppo che è a mala pena un’alleanza di convenienza. Il cuore del film, in teoria, dovrebbe essere il passaggio da ladro indifferente al mondo a figura che decide di intervenire contro il burattinaio che minaccia il pianeta.
L’idea è potente, ma rimane in superficie: resta un protagonista meno riconoscibile, che sopravvive, corre, spara, fa piani; ma gli manca quella miscela di gioco, eros leggero, malinconia e improvvisazione che hanno fatto di Lupin un’icona. Rimane il ladro, si perde il gentiluomo.
Un film interessante di per sé, non come film su/con Lupin. La Stirpe Immortale ha una sua forza e merita il grande schermo. Koike, probabilmente, non è mai stato interessato a raccontare Lupin come capitolo di una mitologia che vive anche di sorriso, di tempi comici, di un’idea di libertà giocosa, ma a disegnarlo in movimento. Come esercizio di puro cinema d’animazione, il film ha una sua feroce coerenza. Resta la sensazione di un autore che ha scelto di concludere questo percorso non con un punto fermo, ma con una linea retta tracciata nel sangue: netta, violenta, irrisolta. Esattamente come il suo Lupin.
Lupin the IIIRD – The Movie: La Stirpe Immortale è nei cinema dall’11 dicembre grazie ad Anime Factory – Plaion Pictures.
Argomenti: Cinema
