"David Bowie. Oltre lo spazio e il tempo". Hoepli pubblica la biografia di uno degli artisti più eclettici di sempre
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"David Bowie. Oltre lo spazio e il tempo". Hoepli pubblica la biografia di uno degli artisti più eclettici di sempre

Non una vita in ordine cronologico, ma un attraversamento: Londra, Berlino, Ziggy, il Duca Bianco, Blackstar. Un omaggio che arriva a dieci anni dalla sua scomparsa.

"David Bowie. Oltre lo spazio e il tempo". Hoepli pubblica la biografia di uno degli artisti più eclettici di sempre
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12 Dicembre 2025 - 22.48 Culture


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di Lorenzo Lazzeri

Il 9 gennaio 2026, a dieci anni dalla scomparsa di David Bowie, Hoepli porta in Italia ‘David Bowie. Oltre lo spazio e il tempo’ di Paul Morley. Non è una coincidenza di calendario, né un’operazione commemorativa. Morley, giornalista e autore britannico legato a lungo a NME, usa Bowie come campo di prova, come spazio aperto dove musica, immaginario e storia si urtano di continuo

Il libro rifiuta la biografia lineare. Niente infanzia, successo, caduta, rinascita. I capitoli si organizzano per coppie tematiche, a volte quasi ostinate: fantasia e realtà, arte e morte, est e ovest. Bowie entra ed esce da queste polarità senza risolversi. Perché lui non “rappresentava” un’epoca, la scavalcava di lato. Morley sembra partire da lì, anche se non lo dichiara mai apertamente.

Dalla Londra dei Sessanta alla Berlino condivisa con Eno, dalla costruzione di Ziggy Stardust alla freddezza calcolata del Duca Bianco, fino all’ultimo lavoro Blackstar, il racconto procede per salti, ritorni, deviazioni. A tratti spiazza, a tratti rallenta. Qualche passaggio sembra girare su sé stesso, ma forse è voluto. Bowie, in fondo, ha sempre lavorato per accumulo e scarto, non per chiarezza.

L’edizione italiana ha un peso specifico. La cura di Guaitamacchi e la traduzione di Follieri mantengono il tono irregolare del testo. Le prefazioni di Agnelli e Fresu non suonano decorative. Due musicisti lontani per linguaggio, vicini per attenzione alla trasformazione. Agnelli insiste sull’idea di Bowie come figura che autorizza a cambiare pelle; Fresu guarda alla sua capacità di attraversare i generi senza chiedere permesso. Letture diverse, non del tutto sovrapponibili, ed è un bene.

Morley scrive come se Bowie fosse ancora in circolazione, come se stesse parlando al presente. Bowie non viene chiuso in un archivio, resta aperto, ambiguo, a volte persino scomodo. L’impressione, almeno per chi ha seguito negli anni il modo in cui la sua immagine è stata usata e consumata, è che questo la biografia provi a restituire attrito, non consenso. Alla fine, non resta una sintesi ordinata. Rimane una figura che continua a spostarsi, a cambiare posizione mentre la si osserva. Forse è l’unico modo sensato per raccontare Bowie oggi.

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