Addio ad Aldo Tassone, il critico di France Odeon

Da Cannes a Firenze, dalla Nouvelle Vague a Fellini: una vita di studio e relazioni. Con lui se ne va un’idea alta di critica cinematografica

Morto Aldo Tassone - critico cinematografico - france odeon - Fellini - di Alessia de Antoniis
Aldo Tassone
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Alessia de Antoniis Modifica articolo

30 Dicembre 2025 - 18.32


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di Alessia de Antoniis

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La scomparsa di Aldo Tassone lascia un vuoto profondo nella critica cinematografica italiana ed europea. Storico del cinema, saggista, animatore instancabile di incontri e retrospettive, Tassone è stato soprattutto un uomo di sguardo: uno di quei critici capaci di attraversare il cinema non come territorio da spiegare, ma come mondo da abitare.

Amico e interlocutore di maestri come Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Akira Kurosawa e Alain Resnais, Tassone ha frequentato per decenni il Festival di Cannes, diventandone una presenza familiare e autorevole. Per molti anni è stato una delle firme di riferimento de la Repubblica per il cinema francese, raccontato sempre con una competenza mai ostentata, nutrita di relazioni, studio e ascolto.

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Nel 1986 il trasferimento a Firenze segna una svolta decisiva: chiamato a seguire France Cinéma, Tassone ne fa una rassegna di respiro internazionale, trasformandola nella prima e più importante manifestazione dedicata al cinema francese fuori dalla Francia. Da quella esperienza nasce l’ossatura culturale di quello che oggi è France Odeon: non un semplice festival, ma un luogo di pensiero, memoria e trasmissione.

I cataloghi delle retrospettive curate da Tassone – dalla Nouvelle Vague a Louis Malle, fino alle coproduzioni franco-italiane – sono oggi considerati veri strumenti di studio, pietre miliari della storiografia cinematografica. Testi che non si limitano a commentare i film, ma li rimettono in circolo, restituendo contesti, traiettorie, genealogie.

Il coronamento di una vita di lavoro arriva nel 2020 con Fellini 23 e ½, pubblicato dalla Cineteca di Bologna: oltre mille pagine dedicate all’universo felliniano, un’opera monumentale portata a termine durante il periodo del Covid, come se la clausura avesse imposto l’ultimo, definitivo atto di concentrazione. Un libro che non è solo una summa critica, ma un gesto di fedeltà lunga una vita.

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Negli ultimi anni Tassone viveva a Meudon, alle porte di Parigi. Si è spento lì, accanto alla moglie Françoise, compagna di una vita e di un percorso intellettuale condiviso.

«Senza di lui e senza la sua profonda conoscenza della Francia e del cinema francese non sarebbero mai stati possibili i risultati raggiunti in quarant’anni», ha dichiarato Francesco Ranieri Martinotti, direttore di France Odeon. «Era saggio, colto, risoluto, ma aveva la freschezza di un bambino».

In un’epoca in cui la critica rischia spesso di ridursi a consumo rapido di giudizi, Aldo Tassone resta il modello di un’altra possibilità: quella di un pensiero lungo, appassionato, capace di fare del cinema non un oggetto da classificare, ma un territorio da attraversare con rispetto, curiosità e rigore.
Un critico che non ha mai smesso di credere che i film, prima di essere spiegati, vadano amati.

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