Nel disastro Mps lo zampino della massoneria

Nel caso dei Monte dei Paschi stanno emergendo manovre e intrallazzi affaristici sotto copertura massonica. Uno scandalo più grave - forse - di Tangentopoli. [Nuccio Fava]

Nel disastro Mps lo zampino della massoneria
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Nuccio Fava Modifica articolo

31 Gennaio 2013 - 15.32


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I liquami dello scandalo del Monte dei Paschi si espandono e ingrossano giorno per giorno. La corruzione è peggio di una valanga che lambisce addirittura le preziose autorità di controllo, compresa Bankitalia. Dopo la vicenda Fazio-Fiorani nulla ci appare impossibile, anche se in coscienza non ci sentiamo di dubitare minimamente di Draghi e del suo successore Visco.
Fortunatamente comunque la magistratura appare decisa a proseguire sino in fondo ed è di un qualche sollievo sapere che la corruzione e i perversi incroci di potere affaristico riguardano la vecchia dirigenza di Mussari e non il nuovo impegno moralizzatore del presidente Profumo. Come pure appare positivo l’atteggiamento del ministro Grilli e l’impegno espresso da subito da Monti a sostegno dell’azione della magistratura, sollecitando chiarezza sino in fondo.
Tutto questo fornisce una qualche rassicurazione verso l’Europa e i mercati finanziari che interpretano positivamente l’iniziativa del presidente dimissionario con i suoi incontri europei di Barroso e della Cancelliera Merkel. Inesorabilmente tuttavia non mancano strumentalizzazioni e compiaciute denunce, perchè il miserevole dibattito tra le forze politiche resta terribilmente scadente, riuscendo al massimo a praticare l’antica consuetudine dello scarica barile o del così fan tutti e, in ogni caso, l’avversario è presentato sempre come peggiore. Questo atteggiamento non riguarda solo i partiti che hanno tutti gravemente tralignato in radicale contrasto con il profilo e le responsabilità che la Costituzione assegna loro.
E’ questa la crisi più grave che corrode nel profondo la convivenza civile e genera quel tarlo continuo che disgrega le istituzioni democratiche e mortifica la fiducia dei cittadini mai giunta prima a un livello così basso. Si pensi agli ultimi sviluppi sul fronte della corruzione dei gruppi consiliari della Lombardia, nessuno escluso. Non si tratterà forse della stessa gravità di quanto avvenuto alla regione Lazio, né scopriremo nuovi batman di “formigoniana” fattura. Ma non è una grande consolazione scoprire che si possono graduare i livelli di responsabilità quando giustamente l’opinione pubblica è tentata da giudicare in termini negativi la gravità della corruzione generalizzata e sempre più dilagante.
Nulla infatti cambia nella sostanza se si tratta di esponenti del centro destra o del centro sinistra, di uomini della Lega o della Margherita, del tesoriere di Rutelli o di Bossi. In misura inesorabile contano poi in definitiva i singoli uomini, l’intrecciarsi di complicità omertose e di corruttele condivise all’unanimità nella spartizione dei fondi così generosamente e senza controllo alcuno assegnati al mondo della politica.
Inesorabile del resto che in tutto questo marasma e disgregazione etica, si torni a parlare dell’inquinamento della massoneria più o meno deviata, che fa più che capolino nello scandalo del Monte dei Paschi. Mi torna in mente il clima torbido degli anni della P2 e la degenerazione di tutti i principali apparati, anche militari del nostro Stato, senza che la politica sapesse prevenire e contrastare efficacemente. Anzi risultando per molti versi invischiata e complice consapevole nei confronti delle squallide operazioni di Licio Gelli, delle sue manovre non solo affaristiche e di potere, ma anche di progetti fascistoidi e di sovvertimento dell’ordine democratico e costituzionale, di manovre dirette al controllo dell’informazione e della Rai-tv.
Ricordo bene lo sdegno e l’ira del Presidente Pertini e di Spadolini e il sostegno incondizionato -insieme a Nilde Iotti- assicurato alla presidente della commissione d’inchiesta sulla P2 Tina Anselmi. Fortunatamente Tina Anselmi aveva la forza e il coraggio che le venivano da lontano, dalla partecipazione giovanissima alla lotta partigiana, staffetta ciclista di collegamento tra le brigate nonostante l’occupazione tedesca. Con angoscia tuttavia la Anselmi mi ha più volte confidato le resistenza incontrate durante i lavori della commissione e la grande preoccupazione per il rischio di sottovalutazione del pericolo perdurante della grave patologia piduista.
Per anni e ancora oggi i timori della Anselmi risultano purtroppo confermati e anche intorno a vicende come il Monte dei Paschi si comprendono le manovre e gli intrallazzi affaristici sotto copertura della massoneria. Del resto Siena non dista molto da Arezzo, patria di quel volgare e scellerato voltagabbana di Licio Gelli che tesseva proprio da villa Vanda le sue trame e distribuiva compassi e grembiulini nella sua suite dell’Excelsior a via Veneto. Vi sono passati in tanti, non solo alti funzionari, generali e ammiragli, affaristi di grande o piccolo conio. Sicuramente anche Silvio Berlusconi, in compagnia di politici di ogni schieramento, giornalisti famosi, alti dirigenti Rai e direttori di radio giornali e tg.

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Tina Anselmi aveva proprio ragione, l’inquietante fenomeno -totalmente maschile- fu quantomeno sottovalutato e si preferì sbianchettare il più possibile le liste di Gelli e i nominativi più compromettenti. Spero di non esagerare ma la crisi attuale -con i gravissimi problemi economici e sociali che si porta dietro- mi appare molto più grave e seria di tangentopoli. Mancano soprattutto donne impegnate in politica alla stregua della Anselmi e della Iotti: forti e consapevoli dell’importanza e delicatezza del loro ruolo istituzionale.

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