Dopo la chiusura dei seggi e la constatazione che il quorum non è stato raggiunto, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha riconosciuto con chiarezza il risultato: “Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Oggi non è una giornata di vittoria”, ha dichiarato in conferenza stampa.
Tuttavia, Landini ha voluto sottolineare il significato politico della partecipazione: oltre 14 milioni di persone hanno votato in Italia, a cui si aggiungeranno gli italiani all’estero. “Un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo”, ha detto, rivendicando l’attualità e la centralità delle questioni sollevate dalla campagna: precarietà, appalti, sicurezza e diritti sul lavoro.
“C’è un terzo di questo Paese, tra i 14 e i 15 milioni di persone, che pensa che sui temi del referendum servano risposte precise e chiede di cambiare”, ha aggiunto il segretario della Cgil. “Questo mese e mezzo ci ha permesso di rimettere al centro il tema del lavoro e dei lavoratori. Ripartiamo da questo dato”.
Landini ha infine precisato che il significato del voto non va letto in chiave partitica: “Il voto non è contro il governo o un partito, ma per cambiare leggi balorde fatte da questo governo o da altri passati”. Un modo per ribadire l’indipendenza della Cgil e l’intenzione di continuare a essere voce autonoma e protagonista nel dibattito sul futuro del lavoro in Italia.