Lavoro domestico, la crisi invisibile di colf e badanti: meno occupati, più anziani, stipendi ancora bassi. Nel silenzio delle case, nei gesti invisibili della cura quotidiana, si consuma una crisi lenta ma strutturale: quella del lavoro domestico in Italia. A certificarla sono i dati presentati oggi a Roma nel corso del convegno Il lavoro domestico in Italia: una risorsa strategica per il welfare e l’economia, promosso da INPS insieme a Nuova Collaborazione. L’occasione è l’aggiornamento dell’Osservatorio Lavoratori Domestici, che registra un dato allarmante: nel 2024 i lavoratori con almeno un contributo versato sono stati 817.403, in calo del 3% rispetto all’anno precedente. È il terzo anno consecutivo di flessione, dopo la parentesi di regolarizzazioni legata al lockdown e al decreto “Rilancio” del 2020.
Colf e badanti: una forza-lavoro femminile, straniera e in età avanzata
Il 2024 fotografa un settore fortemente femminilizzato (88,9%) e composto in larga parte da lavoratrici straniere (68,6%), soprattutto provenienti dall’Europa dell’Est (34,8%). La categoria si invecchia: solo l’1,5% ha meno di 25 anni, mentre più di un quarto ha superato i 60. L’età più rappresentata è quella tra i 55 e i 59 anni (18,6%), segno di un ricambio generazionale che non c’è, e di un mestiere che continua ad attrarre pochi giovani.
“Abbiamo molte persone entrate alla metà degli anni ’90 che si avvicinano a pensioni da 200, 300 euro – ha avvertito Maria Luisa Gnecchi, consigliera d’amministrazione INPS – È inaccettabile. Il riconoscimento del lavoro domestico deve passare da salari dignitosi e versamenti regolari, non può più restare in un’area grigia”.
Dove si concentra il lavoro domestico
A livello territoriale, Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna assorbono oltre la metà della forza-lavoro domestica italiana. La Lombardia guida la classifica con 158.378 lavoratori, seguita dal Lazio (14,1%), dove la presenza di stranieri raggiunge l’80%. In coda la Sardegna, dove la componente straniera si ferma al 18%.
Badanti superano le colf: è la prima volta
Per la prima volta, la tipologia “Badante” ha superato quella “Colf”: rispettivamente 50,5% contro 49,5%. La differenza si riflette anche sulle retribuzioni medie: le badanti guadagnano circa il 29% in più, con una media di 7.800 euro annui contro i 7.500 degli uomini e delle colf. Un divario che si spiega con le responsabilità e la continuità richiesta dal lavoro di cura, spesso svolto in convivenza.
Savia (Nuova Collaborazione): “Non è un affare privato”
“Il lavoro domestico non è più una questione privata – ha dichiarato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione – riguarda milioni di famiglie e lavoratori. Va costruita una strategia nazionale, fondata su tutele, incentivi, formazione e legalità. Bisogna alleggerire le famiglie, che oggi portano il peso del welfare sulle spalle”.
La crisi di un settore strategico per il Paese
Dal 2021 al 2024 si sono persi 158mila lavoratori regolari. La contrazione è più forte tra gli uomini (-7%) che tra le donne (-2%), ma colpisce tutti: italiani (-2,1%) e stranieri (-3%). Un dato che parla di irregolarità, precarietà e scoraggiamento. Il lavoro c’è, ma non è visibile. La domanda resta, ma l’offerta si ritira. E lo Stato, per ora, non basta a compensare.
La fotografia scattata oggi dall’INPS mette in luce un’emergenza silenziosa che tocca il cuore del sistema di welfare italiano. Se il lavoro di cura resta invisibile, anche chi lo svolge continuerà a essere lasciato indietro. Con pensioni da fame, carichi emotivi enormi e nessuna rete reale di protezione.