Meloni difende i super-ricchi: per lei anche un contributo dell’1% è “una tassa inaccettabile”
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Meloni difende i super-ricchi: per lei anche un contributo dell’1% è “una tassa inaccettabile”

Giorgia Meloni interviene nel dibattito sulla Manovra economica con toni duri e un messaggio inequivocabile: nessuna tassa sui grandi patrimoni, mai.

Meloni difende i super-ricchi: per lei anche un contributo dell’1% è “una tassa inaccettabile”
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8 Novembre 2025 - 12.31


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Giorgia Meloni interviene nel dibattito sulla Manovra economica con toni duri e un messaggio inequivocabile: nessuna tassa sui grandi patrimoni, mai. In un post su X, la premier ha ribadito che “le patrimoniali sono un’ossessione della sinistra” e che “con la destra al governo non vedranno mai la luce”. Una posizione che suona come un manifesto politico: difendere i più ricchi in nome della “libertà economica”, anche a costo di alimentare un sistema sempre più diseguale.

Le sue parole arrivano mentre opposizioni e sindacati chiedono un minimo di redistribuzione della ricchezza, con proposte misurate come quella lanciata dal segretario della Cgil, Maurizio Landini: un “contributo di solidarietà” dell’1% sui grandi patrimoni superiori ai due milioni di euro. Una misura che, secondo le stime, garantirebbe 26 miliardi di euro per finanziare scuola, sanità e lavoro. Un sacrificio irrisorio per pochi, ma un sollievo enorme per milioni di italiani in difficoltà.

Meloni, invece, difende la linea del centrodestra: nessuna nuova imposta, nessun tocco ai grandi capitali. Il governo preferisce parlare di “tagli al cuneo fiscale” e di “sostegno alle famiglie”, ma nei fatti la Manovra continua a favorire chi ha di più, lasciando briciole a lavoratori e pensionati. Mentre i prezzi crescono e i servizi pubblici crollano, Palazzo Chigi difende il principio sacro della ricchezza privata, anche quando accumulata a livelli osceni.

“Rilanciare l’economia senza chiedere nuovi sacrifici”, ha detto Meloni. Ma a non dover sacrificare nulla, ancora una volta, sono i soliti privilegiati.

Dall’opposizione, Elly Schlein ha ricordato che “la patrimoniale non è un tabù”, citando l’esempio del Brasile di Lula, dove i grandi patrimoni contribuiscono al welfare. Nicola Fratoianni ha accusato il governo di “retorica senza sostanza”, denunciando una politica fiscale che ignora le diseguaglianze.

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La premier, però, resta ferma: nessuna tassa sulla ricchezza, nemmeno simbolica. Eppure, in Italia, una patrimoniale generale non esiste: ci sono solo imposte parziali, come l’Imu o il bollo sui conti correnti. Parlare di “rapina di Stato”, come fa la destra, è pura propaganda.

La verità è che Meloni difende l’ingiustizia sociale, schierandosi apertamente con chi possiede enormi capitali e contro chi fatica ad arrivare a fine mese. Per lei, chiedere un contributo straordinario dell’1% ai multimilionari è un crimine economico. Ma chiedere ogni anno nuovi sacrifici a lavoratori, precari e pensionati non lo è affatto.

In un Paese in cui il 10% della popolazione detiene oltre il 60% della ricchezza, la premier sceglie di blindare i privilegi invece di ridurli. È questa la sua idea di giustizia sociale: una giustizia a senso unico, dove chi ha tanto viene protetto e chi ha poco deve continuare a pagare.

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