Il governo ha deciso di modificare il calendario dei finanziamenti destinati alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, spostando 780 milioni di euro dal 2025 al 2033. Si tratta di un rinvio che, secondo l’opposizione, conferma ritardi e problemi nella gestione del progetto. Nonostante il totale delle risorse previste per l’opera rimanga invariato, 13,5 miliardi di euro, il posticipo dei fondi evidenzia come i tempi inizialmente annunciati non siano stati rispettati.
Il rinvio è motivato dal governo con “un aggiornamento dell’iter amministrativo” e dal fatto che alcuni passaggi burocratici non erano stati completati, impedendo l’utilizzo dei fondi previsti. A questi problemi si aggiunge la bocciatura della delibera della Corte dei conti, che ha criticato la convenzione approvata ad agosto dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), il quale aveva dato il via libera al progetto definitivo del Ponte.
L’opposizione non risparmia critiche. Deputati e senatori dei gruppi contrari sostengono che questo rinvio rappresenta un mezzo fallimento politico e amministrativo. “Il governo continua a promettere tempi e risultati che poi non vengono rispettati. Non basta spostare i fondi: i cittadini vogliono vedere progressi concreti, non annunci sulla carta”, affermano. Per l’opposizione, la gestione del progetto appare lenta, inefficiente e poco trasparente, e rischia di compromettere seriamente la realizzazione di un’infrastruttura considerata strategica per il Mezzogiorno.
In sostanza, l’aggiornamento del calendario dei fondi non è solo un rinvio tecnico: secondo chi contesta l’esecutivo, mette in luce le difficoltà e le criticità di un progetto annunciato come prioritario ma che fatica a decollare. Il dibattito politico sul Ponte sullo Stretto resta quindi aperto e acceso, tra annunci governativi e accuse di inefficienza dall’opposizione.