L'Onu: "Se il Brasile proteggerà l'Amazzonia giocherà un ruolo centrale per stabilizzare il clima"

Il sesto rapporto di valutazione del Pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici è categorico nell'affermare "la responsabilità dell'umanità nei cambiamenti climatici che viviamo in questa fase storica".

Covid in Amazzonia
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10 Agosto 2021 - 11.38


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Il momento di agire è arrivato da tempo. Ma adesso occorre fare presto per recuparare il tempo perduto.
Il sesto rapporto di valutazione del Pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici, l’Ipcc, è per la prima volta categorico nell’affermare “la responsabilità dell’umanità nei cambiamenti climatici che viviamo in questa fase storica”.

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Il rapporto, pubblicato ieri, è ritenuto dagli specialisti il documento più chiaro e credibile nel definire ciò che può accadere al clima della terra se i Paesi del mondo decidono di non agire.

Una sintesi del rapporto dell’Ipcc divisa in base alle diverse regioni del mondo mette in evidenza l’allarme specifico sulle conseguenze dei cambiamenti climatici per il Brasile e i Paesi dell’America Latina. Il testo prevede un aumento delle temperature medie maggiore che nel resto del mondo, l’aumento delle precipitazioni del sud e nel sud-est del Brasile, più siccità nel Nord-est e in generale un incremento della siccità agricola ed ecologica.

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Per le regione meridionale del Paese sudamericano, quella degli Stati di San Paolo e Rio de Janeiro, la prospettiva è di “modifiche nelle precipitazioni medie” in direzione di un incremento. Inoltre, i ricercatori si dicono “molto sicuri” che si registrerà un aumento nella frequenza dei giorni più secchi e in quella dei periodi di siccità nel nord del Brasile, oltre che un aumento della durata media dei periodi di siccità nel Nord-est.

Il freddo record che è stato osservato in Brasile nelle ultime settimane, dove si è arrivati addirittura a registrare temperature inferiori allo zero e dove ci sono state nevicate negli Stati meridionali di Rio Grande do Sul e Santa Caterina, ma anche i periodi di siccità che hanno messo a repentaglio l’approviggionamento di energia elettrica, sono invece da ritenersi sintomi di futuri problemi legati all’ambiente che dovranno essere affrontati dal Paese.

Il ministero dell’Ambiente di Brasilia, nonostante tutto, ha reagito al rapporto dell’Ipcc con una nota, nella quale ha affermato che “l’impegno brasiliano è quello di una tassa percentuale di riduzione dell’emissioni basata sui dati del 2005.

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Trattandosi di obiettivi di lungo periodo, non sono stati e non possono essere modificati a ogni revisione metodologica. Il piano brasiliano – si legge ancora nella nota – è uno dei più ambiziosi dei Paesi in via di sviluppo, in quanto affronta l’economia nel suo complesso e presenta anche dei traguardi intermedi”.

Il rapporto dell’Ipcc, che è un organismo istituito dalle Nazioni Unite, vuole mettere pressioni sui capi di Stato e di governo che si riuniranno a partire del prossimo 31 ottobre a Glasgow, in Scozia, per la conferenza sul clima Cop26, co-presieduta da Italia e Gran Bretagna. Il presidente Jair Bolsonaro non ne sarà certo esente, anche alla luce del fatto che il documento dell’Onu ha mostrato che una riduzione drastica del disboscamento dell’Amazzonia giocherà un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del clima della Terra nei prossimi anni.

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