Per un pugno di voti della lobby pistolera, il governo Meloni sdogana lo sterminio degli animali selvatici
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Per un pugno di voti della lobby pistolera, il governo Meloni sdogana lo sterminio degli animali selvatici

E cosa c’è di meglio che sfogare le proprie frustrazioni con i simboli fallici per eccellenza, cioè pistole e fucili? Non stupisce, quindi, che i virili Fratelli d’Italia abbiano deciso di blandire cacciatori e bracconieri.

Per un pugno di voti della lobby pistolera, il governo Meloni sdogana lo sterminio degli animali selvatici
Meloni e Lollobrigida
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Giovanna Musilli Modifica articolo

19 Maggio 2025 - 16.42


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Per un pugno di voti della lobby pistolera, il governo sdogana lo sterminio degli animali selvatici. Ai sovranisti, evidentemente, non interessa l’italianità di cervi e fagiani: ciò che più conta è consentire ai maschi alfa (o sedicenti tali) di scaricare serenamente la libido repressa. E cosa c’è di meglio che sfogare le proprie frustrazioni con i simboli fallici per eccellenza, cioè pistole e fucili? Non stupisce, quindi, che i virili Fratelli d’Italia abbiano deciso di blandire cacciatori e bracconieri.

A lanciare l’allarme sono le associazioni animaliste ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF-Italia: a breve, il partito di Giorgia Meloni presenterà in Parlamento un disegno di legge completamente prono alle richieste delle lobby venatorie.

In sintesi, si apparecchia lo sparo liberalizzato: le aree cacciabili saranno estese, le specie catturabili passeranno da 7 a 47, i periodi di caccia saranno procrastinati, sarà possibile cacciare nelle aree demaniali (spiagge, foreste, praterie…), sarà tolto ogni limite alla costruzione di nuovi appostamenti fissi di caccia, si potrà cacciare anche dopo il tramonto, la licenza di caccia dei cittadini stranieri sarà riconosciuta senza più alcun vincolo, sarà consentita la braccata anche sui terreni innevati, le guardie giurate potranno uccidere animali, e dulcis in fundo vi saranno sanzioni fino a 900 euro per chi protesta contro le uccisioni di animali durante le attività di controllo. 

Le conseguenze nefaste per l’ambiente (soprattutto in termini di biodiversità), e verosimilmente anche per gli esseri umani, saranno considerate danni collaterali, feticci sacrificabili sull’altare del testosterone.

Eppure, non serve Nostradamus per prevedere che, con una caccia incontrollata, prima o poi ci scapperà il morto accidentale (che sia un turista, un ciclista, un avventore del pic-nic, o un escursionista). Per non parlare dei poveri animali che moriranno in massa solo per soddisfare gli istinti violenti di qualche energumeno generalmente poco alfabetizzato e di certo povero di sentimenti. La caccia non è uno sport, è – o almeno dovrebbe essere – un reato. 

Ora, in quale paese civile una classe dirigente può anche solo immaginare un progetto di legge tanto abominevole? Di primo acchito, sembra eccessivo perfino per un Lollobrigida qualsiasi. E invece. 

Nella deriva morale e spirituale in cui questa destra da quasi tre anni sta trascinando l’Italia, per la verità già fiaccata dalla povertà e dalla catastrofe culturale conseguita a vent’anni di berlusconismo, l’accanimento del più forte sul più debole ha trovato una nuova declinazione. Non bastano l’ostilità dichiarata alle minoranze, le deportazioni dei migranti nei centri di detenzione albanesi, l’attacco continuo e volgare ai diritti civili, l’indifferenza verso lo sfruttamento del lavoro, il rifiuto del salario minimo, la privatizzazione della sanità… Si deve aggiungere anche la libertà di uccidere esseri viventi che non possono difendersi. 

La speranza è che questa sia la goccia che farà traboccare il vaso, che l’opinione pubblica sonnolenta e pigra di fronte all’esigenza di informarsi su questioni complesse, abbia un sussulto d’orgoglio davanti a un’ignominia del genere. Se l’animo degli Italiani non si è ancora mobilitato in nome dei diritti degli esseri umani, che almeno si scuota dal torpore in nome della difesa del diritto degli animali a non essere uccisi. 

Con buona pace dei maschi fascistoidi repressi.  

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