Disinformazione climatica, la 'super arma' di Big Carbon per sabotare la transizione verde
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Disinformazione climatica, la 'super arma' di Big Carbon per sabotare la transizione verde

Mentre la maggioranza della popolazione mondiale chiede azioni concrete per contrastare il riscaldamento globale, la disinformazione climatica continua a diffondersi come un virus nelle reti sociali e nei media online.

Disinformazione climatica, la 'super arma' di Big Carbon per sabotare la transizione verde
Cambiamenti climatici
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8 Novembre 2025 - 10.50


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Mentre la maggioranza della popolazione mondiale chiede azioni concrete per contrastare il riscaldamento globale, la disinformazione climatica continua a diffondersi come un virus nelle reti sociali e nei media online.

Un nuovo rapporto del Climate Action Against Disinformation (CAAD) lancia l’allarme: a pochi mesi dalla COP30 di Belém, in Brasile, si registra un’impennata dei contenuti falsi o manipolati sul clima.

Secondo i dati raccolti insieme all’Observatory for Information Integrity (OII), tra luglio e settembre la disinformazione legata alla conferenza dell’ONU è cresciuta del 267%. Sono stati individuati circa 14 mila casi, molti dei quali prodotti con intelligenza artificiale generativa: tra questi, un video virale mostrava una reporter “immersa” in una città allagata — una Belém completamente inventata — per diffondere sfiducia verso l’evento e le sue finalità.

Eppure, un sondaggio del 2024 mostra un consenso chiaro: l’87% della popolazione mondiale sostiene le politiche climatiche, e tra il 62% e il 76% degli europei dichiara di essere preoccupato per il cambiamento climatico. Ma la macchina della disinformazione lavora per erodere questa consapevolezza, seminando dubbi e sfiducia nella scienza.

La strategia del dubbio: chi alimenta la disinformazione

Il rapporto del CAAD punta il dito contro i responsabili: le grandi aziende dei combustibili fossili e i loro alleati nel mondo dell’agrobusiness e della tecnologia.

Questo blocco, definito Big Carbon, avrebbe investito milioni di dollari per diffondere messaggi ingannevoli, minimizzare la gravità della crisi climatica e screditare la transizione energetica.

In vista della COP28, ad esempio, le compagnie Shell, ExxonMobil, BP e TotalEnergies hanno finanziato su Facebook annunci di disinformazione per un valore stimato di 5 milioni di dollari, pari al 98% degli spot analizzati.

“Questa campagna — scrive il CAAD — è concepita per spingere l’opinione pubblica a sottovalutare il consenso scientifico e la forza del movimento climatico globale”.

Le piattaforme digitali, dal canto loro, continuano a svolgere un ruolo ambiguo. I colossi del web, da Facebook a YouTube, permettono la diffusione di contenuti falsi senza adeguati controlli, diventando di fatto amplificatori della propaganda negazionista.

COP30 e la sfida dell’informazione

Proprio per contrastare questo fenomeno, la COP30 ospiterà per la prima volta la Global Initiative for Information Integrity on Climate Change, un’iniziativa promossa dal governo brasiliano insieme a ONU e UNESCO per rafforzare la lotta contro le campagne di manipolazione.

Durante il Vertice dei leader del 6 novembre, Luiz Inácio Lula da Silva ed Emmanuel Macron hanno denunciato il pericolo di una disinformazione “organizzata” che mina la democrazia e ostacola la transizione ecologica.

“Le forze estremiste fabbricano fake news per ottenere vantaggi elettorali e imprigionano le nuove generazioni in un modello obsoleto e distruttivo”, ha ammonito Lula. Macron ha fatto eco: “La disinformazione climatica oggi minaccia le nostre democrazie, l’Accordo di Parigi e la sicurezza collettiva”.

Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha aggiunto parole durissime contro i colossi dell’energia:

“Troppe aziende realizzano profitti record dalla devastazione climatica, spendendo miliardi in lobbying e ingannando il pubblico. Troppi leader restano ostaggi di questi interessi consolidati”.

La battaglia per la verità

Dalla manipolazione dei social network ai video generati dall’intelligenza artificiale, la guerra dell’informazione climatica è ormai parte integrante della battaglia per il futuro del pianeta.

Mentre scienziati, attivisti e cittadini chiedono soluzioni concrete, la disinformazione continua a lavorare nell’ombra, alimentata da chi teme di perdere potere e profitti.

La sfida, oggi, non è solo ridurre le emissioni: è difendere la verità.

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